Maria Grazia Chiuri
conduce, all’interno delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, una riflessione completa sul futuro della moda. La direttrice creativa del womenswear Dior, in risposta alle domande della critica d’arte Maria Luisa Frisa, argomenta una serie di considerazioni relative alla tutela della filiera e alle piccole realtà artigianali nel periodo post-pandemico. Moda democratica, politica, sostenibilità, creatività, ingegno, femminismo e giovani. Sullo sfondo della Primavera di Botticelli, la stilista spiega una serie di importanti argomenti, di particolare attualità.
Maria Grazia Chiuri, agli Uffizi di Firenze, esprime la sua opinione su una moda che non può essere democratica.
Fortemente convinta dell’onnipresenza della politica, la direttrice creativa della maison francese incontra Confindustria a Firenze, città in cui inizia a muovere i primi passi nel campo della moda. L’evento rappresenta l’anteprima del ciclo di “Future For Fashion 2022”, una serie di convegni annuali organizzati da Confindustria Firenze, in collaborazione con il Centro Firenze per la Moda Italiana ed il Comune di Firenze.
La prima edizione è prevista per il prossimo 25/26 marzo 2022, presso il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio.
È proprio nella culla del Rinascimento che Maria Grazia Chiuri svolge la sua formazione ed apprende la tecnica della sua professione. Ad oggi una delle creatici più famose ed influenti al mondo, ricorda la sua prima assunzione da parte di Chiara Boni, una volta conseguita la laurea presso lo IED di Roma. La stilista afferma, tuttavia, di aver compreso sin da piccola, nella sartoria della madre, che la moda sarebbe stata la sua strada.
La conversazione sulla filiera produttiva della moda è indirizzata verso la tutela del mestiere e la formazione degli artigiani, nel segno della sostenibilità.
Durante il talk, la Chiuri ribadisce l’importanza della difesa dei mestieri d’arte, che ad oggi sembrano scomparire. Difende, inoltre, l’integrazione di questi con il sistema dell’industria italiana dello stile. Onorata di lavorare con gli imprenditori toscani che definisce “illuminati”, in quanto sono i primi a sperimentare nuovi prodotti ed i primi ad investire per fini eco-green. Il loro operato è alla base del successo del Made in Italy nel mondo.
In quest’ottica, mentre la Francia guarda alla couture e all’immaginazione, l’Italia lavora sul progetto industriale delle collezioni. Rispetto al concetto di democraticità, invece, Maria Grazia Chiuri ritiene che la moda importante, come l’alta moda, non può mai essere democratica, in quanto i prezzi di vendita troppo bassi corrispondono necessariamente ad un lavoro non pagato. Lei stessa crede fortemente nella cultura e nell’arte come forme di attivismo e di condivisione di conoscenza, ai fini di una crescita collettiva, oltre che individuale.
Una moda che prediliga la qualità e l’eccellenza alla quantità e, per questo, la Chiuri confida nel potenziale dei giovani.
Maurizio Bigazzi, presidente di Confindustria Firenze,
afferma che il territorio fiorentino è costellato da una fitta rete manifatturiera di artigiani, imprenditori e stabilimenti produttivi. Una rete ammirata e invidiata all’estero contraddistinta da una combinazione unica di fattori. Una realtà da tutelare e valorizzare, caratterizzata da uno spiccato spirito in grado di fare impresa, di sviluppare competenze e di mettersi in gioco. Parlando di transazione ecologica, Maria Grazie Chiuri ribadisce la particolare difficoltà che si cela dietro alle scelte che nel settore moda producano un impatto ambientale minore.
Considera la svolta green un lusso che possono permettersi soltanto le aziende più grandi in grado di investire.
Illusorio pensare che un giovane designer che intende aprire un proprio brand in determinati paesi mediorientali o africani, possa partire con le stesse logiche. La pratica della sostenibilità è strettamente connessa ad un profondo cambiamento culturale, cui oggi i giovani sono particolarmente sensibili, ma occorre trovare delle soluzioni fattibili. La capacità di creare va continuamente aggiornata in base alle sfide della digitalizzazione, dell’innovazione tecnologica e della responsabilità sociale. Altrimenti, un settore come quello del fashion, anticipatore di tendenze e stili di vita, non può adeguarsi ad un sistema di rendita.
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