“Lo Sfregio” di Bernini in mostra alla Galleria degli Uffizi come testimonianza di un fenomeno ormai troppo dilagato nella nostra società, la violenza sulle donne. Scolpito nel marmo il volto sfregiato di Costanza Piccolomini Bonarelli, vittima dell’amore morboso di Bernini, del quale era l’amante. Il busto della donna simboleggia il dramma di un sentimento che sfocia nell’aggressività e nella brutalità; episodi di prepotenza e possessione che, purtroppo, ancora oggi dominano le nostre notizie di cronaca nera. Seppur registrati negli anni casi di uomini vittime della furia dell’altro sesso, le statistiche non sono mai state abbastanza alte da poter considerare gli avvenimenti come appartenenti ad un fenomeno globale; contrariamente, gli atti brutali inflitti al gentil sesso sono in continuo aumento e continuano ad espandersi come un tumore maligno.
La Galleria degli Uffizi ospita il busto in marmo della bella Costanza e gli scatti contemporanei di Ilaria Sagaria.
Due epoche che si incontrano per lottare contro uno dei mali più grandi della nostra società, dimostrando così come questo genere di abusi sono da sempre atti molto comuni, spesso celati da autorità o dalle stesse vittime impaurite. Il volto sfigurato di Costanza accoglie i visitatori della mostra che percepiscono il dolore della donna dallo sguardo sbigottito con il quale è ritratta; a fare da cornice a quest’opera senza tempo ci sono i volti coperti di donne deturpate dall’acido, fotografati dalla Sagaria. Testimonianze viventi di una violenza che non conosce etnia, religione o provenienza sociale.
La mostra aperta al pubblico dal 2 Novembre al 19 Dicembre, in occasione della giornata contro la violenza sulle donne.
Un dialogo che emoziona, quello tra Ilaria Sagaria e Lorenzo Bernini; storie diverse che trattano una tematica da due punti di vista differenti, quello della vittima e quello del carnefice. Il busto è stato scolpito tra il 1636 e il 1638 e mai poteva essere più attuale di come appare. Il capolavoro scultoreo viene dato in prestito agli Uffizi dal Museo Nazionale del Bargello; la mostra “Lo Sfregio” racconta , nella maniera più poetica possibile, il dolore, il dramma indesiderato, la sensazione di solitudine e vulnerabilità che le donne provano in queste terribili circostanze.
La storia di Costanza è la testimonianza di un abuso che non ha trovato giustizia in cui è la stessa vittima ad essere condannata, così come spesso accade tutt’oggi.
È una raffigurazione intima quella del busto di marmo, la donna si trova nelle sue vesti più nascoste con la camicia un pò aperta e stropicciata, come se fosse maneggiata con aggressività; anche i capelli sono scompigliati e mossi, la bocca è semiaperta e suggerisce un dialogo con il Bernini. È la notte del 1638 quando l’artista scopre il legame tra Costanza e il fratello Luigi; la gelosia lo divora e decide di sfogare la sua rabbia sul volto immacolato della donna, che fa sfregiare senza pudore e rispetto. In un finale che ci appare tragicamente attuale, Bernini fu graziato senza la minima ripercussione sul suo lavoro, mentre Costanza fu costretta a quattro mesi di reclusione in un monastero. Una storia che tuttavia ci stupisce sul finale; arriva per la donna il momento del riscatto quando una volta tornata a casa dal marito avvia un cospicuo commercio di sculture.
Ed è proprio di riscatto che parlano gli scatti di Ilaria Sagaria, un modo per meditare sul dolore e sull’istinto di sopravvivenza che accomuna tutte le donne vittime di violenza.
Tra le pratiche più utilizzate dagli aguzzini sicuramente annoveriamo quella dell’attacco tramite acido, un danno permanente non solo a livello estetico ma soprattuto morale; migliaia di donne, ogni mattina si svegliano e si guardano allo specchio rimembrando il crimine efferato del quale sono state vittime; un ricordo che non può sfuggire nemmeno alla vista. Per la presentazione della mostra sono state invitate Filomena Lamberti, vittima di violenza con l’acido e testimonial dell’associazione Spaziodonna di Salerno; Petra Filistrucchi, vicepresidente del centro antiviolenza Artemisia di Firenze; Jaf Shah, direttore esecutivo di Acid Survivors Trust International. Un dramma fisico e psicologico che porta alla perdita della propria identità ed un senso di smarrimento costante in mezzo alla gente, una violenza disumana che spesso sfocia nel femminicidio.
Un dolore difficile da sradicare, una realtà che porta via con se ogni piccolo senso di libertà, lasciando spazio alla solitudine e al senso di inadeguatezza. L’obiettivo della mostra è quello di non far sentire sola nessuna vittima di tali crimini efferati. Affrontare il dolore insieme ad altre donne potrebbe essere difficile ma potrebbe anche rappresentare una valvola di sfogo; una via da percorrere per raggiungere finalmente la serenità persa.
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