Recentemente inaugurata a Pero, alle porte di Milano la prima Selfie Room italiana; è praticamente un’esperienza interattiva interamente dedicata ad una delle mode più in voga di questi tempi. Una pulsione irrefrenabile diventata quasi una passione-ossessione per specchiarsi nel mondo del villaggio globale. Secondo stime recenti, ogni giorno vengono scattati circa cento milioni di selfie. Il termine “selfie” è tra i neologismi più usati negli ultimi anni; che i selfie siano entrati nel linguaggio e nella narrazione quotidiana non è nemmeno più tema di discussione.
Tutti, avendo a disposizione uno smartphone, si sono divertiti almeno una volta a farsi un autoscatto.
Da questi dati sembra proprio che il selfie e la sua condivisione siano diventati una moda talmente radicata che le è stata persino dedicata una giornata mondiale. Ormai è un vero status quo. Un modo di fissare nel tempo l’immagine di se stessi che coinvolge non solo il bisogno e la voglia di fare fotografie ma anche la necessità di stabilire un rapporto con gli altri, una forma di socialità visiva. Sono nate infatti anche una serie di varianti linguistiche per definire le varie tipologie di autoscatto. Il Relfie: l’unione di Relantionship e Selfie, ossia un autoscatto di coppia. Un altro esempio è il Pelfie: un mix tra Pet e Selfie che indica lo scatto che si effettua con il proprio amico animale.
La prima Selfie Room è una stanza dell’immaginificio, un luogo dove distrarsi e divertirsi, da soli o in compagnia.
La madre di tutte le selfie room è la cabina automatica, quell’abitacolo con la tendina, dove abbiamo scattato le nostre prime foto, guardando gli occhi disegnati sulla parete per capire l’esatta posizione, cercando il profilo migliore. Provando e riprovando quell’espressione del volto più vicina all’immagine che abbiamo di noi stessi. Ma anche set fotografico fai da te, luogo di divertimento e gioco insieme ad amici e fidanzati. Per immortalare la nascita di un nuovo amore, il look all’ultima moda, la botta di vita da vitelloni, l’euforia dell’estate. Quelle mini selfie room con seggiolino, tendina e gettoniera hanno stuzzicato per intere generazioni il desiderio di eternare i momenti belli attraverso un nastro lungo in bianco e nero, con una o quattro immagini.
Poi è arrivata anche la Polaroid e, andando a ritroso nella storia della fotografia pop,
ecco sbucare fuori un’immagine della stilista Maripole, con Bianca Jagger e l’attrice Edwige Belmore allo Studio 54 di New York nel 1977, mentre si scattano un selfie con una fotocamera istantanea. Eh sì, perché per parlare di selfie vero e proprio con lo smartphone dobbiamo partire dal 2006. Insomma, la mania del selfie è consuetudine dell’essere umano, sociale e non, che ha sempre trovato le opportunità e gli spunti per auto-immortalarsi, tecnologia permettendo.
A Milano la prima Selfie Room italiana propone una quindicina di set fotografici differenti.
Colorati, divertenti, strampalati, dove l’immagine della realtà viene distorta, effettata e colorata per confrontarsi con l’illusione, in una sorta di Luna Park degli autoscatti. Troviamo il tappeto elastico per immortalarsi in volo, la piscina con le palline e il fenicottero gonfiabile; il peluche gigante lungo 3,40 metri, in una stanza arcobaleno; la vasca da bagno con paperelle in una sorta di set optical; il letto verticale oppure le classiche ali d’angelo. Insomma tutto all’insegna della fantasia pop e dell’illusione. Ma la parola d’ordine per la prima Selfie Room meneghina è sicuramente “cambiamento”, infatti i set sono solo degli spunti. L’idea del fondatore, il fotografo Federico Lamastra, è di modificare i corner nel tempo in base a come il pubblico reagisce, in modo da dare sia continuità che eterogeneità e spunti sempre nuovi. Parliamo di 250 metri quadrati di allestimenti in continua evoluzione.
Nel vecchio continente siamo solo agli inizi del fenomeno, la Selfie Room è la prima ma sicuramente non sarà l’ultima.
Infatti all’estero attività simili sono ormai radicate e chiamate a seconda dei casi: selfie museum, selfie room o selfie factory. A Londra esiste una Selfie Factory, realizzata all’interno dell’O2 Arena, allestita con un vagone della metropolitana che sembra uscito dal mondo di Barbie. Negli Stati Uniti sono nate catene di franchising come Selfie Wrld. A Kiev c’è la Kyiv Selfie Room. In Italia altre realtà diverse hanno intuito che il selfie è ormai diventato linguaggio di narrazione quotidiana. Parliamo di mostre per esempio, luoghi dove un tempo era vietato scattare fotografie, che invece ora prevedono allestimenti posizionati appositamente per invogliare l’autoscatto. Sempre a Milano è stato inaugurato da poco il Museo delle illusioni e Scienzaland, dichiaratamente pro-selfie. A Firenze fino a marzo 2022 si potrà visitare il Selfie Museum con set per selfie creati da 400 artisti. Molto simile alla Selfie Room di Milano è il Museo del Selfie all’interno di Zoomarine, un parco acquatico vicino a Roma. A Torino invece c’è il Kit Rooms, pensato per tiktoker e per creatori di contenuti digitali professionali.
La prima selfie room italiana verrà sicuramente imitata.
L’autoscatto diventa il pretesto per passare momenti in compagnia, divertendosi, inventando pose, insieme ad umani ma anche ad amici animali. Saranno organizzate infatti anche “giornate dedicate” per farsi un selfie con il proprio cane o per le mamme con i propri figli; all’insegna della condivisione anche fisica e della leggerezza. Ma non solo divertimento, infatti è anche un luogo professionale, strutturato con le tecnologie più avanzate. Non a caso nei primi giorni di vita dell’attività sono passati a visitare la location cantanti e modelle per girare video e scattare foto. Tra i progetti c’è anche quello di proporre un servizio che comprende un fotografo personale a disposizione.
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