Il viaggio di ri-significazione dei codici Valentino prosegue con una nuova mostra-evento, all’insegna dell’arte; il percorso multimediale, dedicato alla re-signify delle cifre identificative della maison, giunge a Pechino, negli spazi del T-10 di Skp South. Dopo la prima tappa di Shangai, l’evento, voluto dal direttore creativo del marchio Pierpaolo Piccioli, in occasione del secondo approdo in Cina, porta in scena molteplici codici stilistici. Si parla di couture, atelier, stud e VLogo signature.
La mostra Re-Signify, firmata Valentino, si configura come un percorso multimediale per una brand experience che proietta la maison nel futuro.
Un evento a cura di Mariuccia Casadio e Jcopo Bedussi, visitabile da oggi, 17 ottobre al 7 novembre. L’esperienza consente ai visitatori di interpretare, grazie al processo di ri-significazione, le cifre stilistiche del marchio, all’interno di un continuo dialogo con la ricerca artistica e visuale, moderna e contemporanea. Le tappe del percorso si soffermano su tematiche, quali, ad esempio, l’interpretazione contemporanea del make-up ideata dal direttore creativo, basata sull’inclusività e sulla libertà d’espressione. Un altro focus di attenzione si posa sugli abiti di haute-couture più recente, inclusi dei pezzi appartenenti alle collezioni “Of grace and light” e “Valentino Code temporal”, e su quelli della sfilata prêt-à-porter Valentino Act Collection.
Le radici di Valentino condividono, ora, il terreno con quelle della cultura contemporanea, tramite la consapevolezza del movimento, sempre nuovo e inarrestabile, della moda.
Il fermento costante della moda è espressione di un presente che vuole creare un futuro, partendo dalla coscienza del proprio passato. Allo stesso modo in cui le parole sono portatrici di altrettanti significati, cui corrisponde un determinato peso, il linguaggio stilistico proprio di ciascun marchio si rivela e prende forma attraverso forme e colori. Questi ultimi elementi identificano, a loro volta, un preciso simbolo. Il logo, ad esempio, è il primario segno di riconoscimento della brand identity.
L’equivalenza di significazione prende già piede con la precedente esperienza immersiva e multisensoriale della Valentino Re-signify Part I.
Una mostra rappresentativa di opere d’arte, musicali, filmali, che fanno da cornice all’esposizione degli abiti, all’interno della Power Station di Shangai. Nella Part II di Pechino, invece, viene narrato il rapporto tra l’abito e l’opera, mediante l’analisi della contemporanea molteplicità di linguaggi. Linguaggi spesso poco intuitivi e molto incoerenti, in quanto profondamente poetici e strettamente personali. Gli abiti, scelti selettivamente dallo stesso Pierpaolo Piccioli, sono esposti su manichini Bonaveri.
Una serie di capi sartoriali che si immergono tra le opere di un universo fatto di artisti trasversali.
Nomi, questi ultimi, quali Aaajiao, Alessandro Teoldi, Amkk, Azuma Makoto, Cao Fei, Cheng Ran, Gioele Amaro, Jacopo Benassi, Jonas Mekas, Liu Shiyuan, Nick Knight, Pajama, Robert Del Naja, Robert Muller, Shen Xin, Wu Rui, Xu Zhen, Yeesookyung. Un’esperienza totalizzante, tanto scientifica quanto poetica, che instaura tangibilmente un linguaggio di comunicazione, fluido e scorrevole, tra l’abito e l’opera. Il verbo ri-significre intende l’attribuzione e la rivalutazione di un nuovo significato per la casa di moda, attraverso la lente di una contemporaneità pronta a proiettarsi nel domani. Un connubio equilibrato tra tempi diversi, idee innovative e linguaggi comunicativi tra moda e arte. Valentino trova e traspone i suoi codici fondanti simultaneamente nel presente, nel passato e nel futuro.
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