Si è conclusa la terza edizione della Vegan Fashion Week a Los Angeles. Un occasione per parlare di un approccio alla moda non soltanto green e sostenibile ma anche etico. La ormai consolidata consapevolezza, da parte dell’industria, dell’impatto della moda su temi come la giustizia sociale e l’inquinamento ambientale, fa sì che la Vegan Fashion Week sostenga questo dialogo e promuova Los Angeles come stendardo di moda etica e di creatività. I designer che vi partecipano affrontano anche questioni legate al rapporto tra l’uomo e la natura, all’identità di genere, alla valorizzazione di ogni diversa cultura e differente stile di vita.
“Espansione” è il tema portante dell’edizione 2021 della Vegan Fashion Week: un’esplorazione delle sfide che il pianeta moda sta affrontando.
La kermesse di sfilate autunnali vegane va in scena sul grattacielo USC Tower, all’interno del quartiere di South Park, nel cuore storico della città. Fino al 2019, anno di inaugurazione della prima Vegan Fashion Week della storia, il concetto di alta moda in passerella è indissolubilmente associato all’idea di capi in pelle, pelliccia e in altri tessuti provenienti da fibre di origine animale. E la fashion week è un’occasione per celebrare la pregiatezza di tali creazioni. L’idea di Emmanuelle Rienda, invece, vegan fashion stylist francese, oltre che attivista per i diritti degli animali, segna una pietra miliare nella storia della moda, all’insegna di un futuro migliore, sia per gli uomini che per gli animali.
Un fermento di giovani creativi che danno voce ad una generazione stanca di essere nutrita con narrazioni elitarie.
L’esperienza in questione vuole ispirare il cambiamento e creare un ecosistema che ruoti intorni a valori nuovi, rispettosi della conservazione dell’ambiente e dei suoi abitanti. Gli stilisti, oltre alle proposte cruelty-free, espongono soluzioni relative alla dolorosa questione dell’impronta di carbonio causata dall’industria della moda. L’evento si fa portavoce mondiale dell’importanza di scegliere la direzione sostenibile; i capi che sfilano, inoltre, sono la dimostrazione del fatto che è possibile creare dei fashion trends abolendo completamente lo sfruttamento animale. È sottinteso l’invito ai grandi marchi del fashion a seguire la stessa strada. Innumerevoli le proposte di stilisti, affermati o emergenti, che presentano le proprie collezioni rigorosamente animal free.
Il programma di questa terza edizione prevede quattro sfilate, con designer provenienti da diversi Paesi del mondo: Corea del Sud, Argentina e California.
Quest’ultima è rappresentata dai brand Fan All Flames e Pure Void, primo marchio di moda del fotografo e regista di Los Angeles Parker Day. I suoi ritratti, profondamente saturi e girati su pellicola 35mm, trovano l’ispirazione nel tempo trascorso nel negozio di fumetti del padre e trattano le tematiche dell’espressione e della percezione dell’identità. L’artista traduce nell’abbigliamento la propria fotografia, portando in passerella un vivace streetwear unisex, evocativa dei look da skate e rave degli anni ‘90. I capi presentano anche stampe originali delle sue fotografie.
Fan All Flames è, invece, un altro marchio locale che presenta alla Vegan Fashion Week la nuova collezione.
Stile extra dark e toni sul nero, simbolo di un’anima oscura. Nous Etudions è, invece, il nuovo marchio della stilista di Buenos Saires Romina Cardillo. Cresciuta in una famiglia di imprenditori del tessile, lancia nel 2007 “Grupo 134”, il primo marchio vegano dell’Argentina. L’attuale brand, Nous, si configura come la dichiarazione di una nuova generazione: sostenibilità, genderless, veganismo, sviluppi di tessuto, monocromatismo, austerità e oversize sono le caratteristiche di ogni suo prodotto moda. Nel 2019 crea una capsule collection per Nike e nel 2020 viene selezionata come finalista per il premio LVMH.
Vegan Tiger, infine, è uno dei più importanti fashion brand vegani della Corea, fondato da Yang Yoon.
Il marchio riscuote un’enorme attenzione dall’industria e dai consumatori sudcoreani. Questi ultimi, molto sensibili alle nuove tendenze da quando grandi marchi di lusso sono diventati fur free, percepiscono la moda vegan come una scelta popolare di cui possono essere tutti partecipi. L’osservazione della stilista parte dalla consapevolezza dei motivi che incrementano l’uso delle pellicce, ossia il freddo e il bisogno di essere eleganti. Per questo motivo, Yang, che ha lavorato per tre anni presso l’organizzazione per i diritti degli animali sulla Terra, pone il focus dei suoi capi sul tessuto, oltre che sul design. Utilizza al meglio i materiali alternativi esistenti sul mercato per produrre pellicce e abiti di seta dall’aspetto quanto più possibile simile a quello dei tessuti originali.
Oltre alle sfilate, la Vegan Fashion Week offre la possibilità di effettuare acquisti su Vegan World, un mercato in cui sono presenti i prodotti sostenibili e animal free di venti fashion designer. Il pubblico può anche prendere parte alla proiezione dei film del LA Fashion Festival e alle conversazioni con Adrián López Velarde e Marte Cázarez, i due inventori di Desserto, un tipo di pelle vegetale innovativa prodotta dai cactus del Messico. L’organizzazione stessa dell’esperienza, dall’utilizzo di energia green al catering vegano, è in perfetta linea con l’essenza propria dell’evento.
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