Il défilé Louis Vuitton Primavera Estate 2022 va in scena nella celebre cornice del Passage Richelieu del Museo del Louvre a Parigi. In occasione del 200esimo anniversario del marchio, il direttore creativo Nicolas Ghesquière svela la preziosa storia della Maison e rievoca le diverse epoche di un passato poliedrico, all’insegna di una moda transgenerazionale. Dietro la lussuosa firma si cela un racconto leggendario, conosciuto da pochi, che affonda le sue radici nella figura dell’omonimo fondatore, che crea nel XIX secolo i rivoluzionari bauli da viaggio.
In chiusura della Paris Fashion Week, la sfilata Louis Vuitton Primavera Estate 2022 presenta il suo invito ad un grande ballo
Sotto un tetto carico di lampadari d’epoca, sfila una collezione dal gusto intriso di sapori diversi che uniscono l’Ancien Régime ad altre galassie molto lontane. L’ispirazione estetica risiede nella volontà dello stilista di tornare indietro nel tempo per raggiungere gli appartamenti reali dell’imperatrice Eugenia, moglie di Napoleone III.
Il mitico Louis Vuitton, sullo scadere del 1800, inventa bauli pratici e leggeri con cui trasportare le crinoline dell’imperatrice, della quale ne è l’esclusivo fornitore. La location della sfilata, non a caso, divide Il Louvre da Rue De Rivoli, via in cui passeggiava il fondatore della griffe nel recarsi in visita all’ultima imperatrice di Francia.
Risultato di questo viaggio nella memoria della Maison è una silhouette spiccatamente vittoriana, reinterpretata in chiave contemporanea.
Sontuosi abiti con ampi sottogonna vengono indossati dalle modelle con audaci sandali stringati, evocativi del mondo combattivo del wrestling. Una serie di grintosi look è impreziosita da occhiali, in stile floreale tipico dell’Art Nouveau, che ricordano la moda dei balli in maschera presso i palazzi reali. Maxi bluse con bavari, colletti e jabot al collo che scendono sul petto, insieme ad abiti da ballo decostruiti, sono portati sui jeans; mantelle e rigide cappe in pelle su pantaloni balloon; giacche da frac e piumini con gorgiere reali indossati su pantaloncini da skater.
Sfilano silhouette dalle forme rigide e strutturate, composte da vistose e ampie gonne in velluto con imponenti crinoline incorporate, decorate da dettagli avorio in pizzo macramè, abbinate a corpetti merlettati, ricamati o ricoperti di luminosi strass. Abiti meno rigidi e più longilinei giocano tra le trasparenze del tulle e i tripudi rococò di pizzi, dando spazio anche a piume, paillettes e perline antiche. La palette colori rimane ancorata su tonalità neutre come beige, avorio, nero e grigio, con sporadici contrasti cromatici dettati dell’uso del blu e del rosso.
Punto forte della sfilata sono i capospalla, che Nicolas Ghesquière, da costumista, ripensa ispirandosi alla figura del vampiro.
Il designer coniuga nel prêt-à-porter anche la sua attitudine alla creazione di costumi per il cinema. Lo stilista ha disegnato i costumi della Serie Irma Vep di Olivier Assayas, per i quali trova l’ispirazione nella serie di film muti del 1915 Les Vampires.
Anche per la collezione PE22, Ghesquière riprende un concetto caratteristico della trama in questione, la quale parla di un vampiro che viaggia nei secoli; costui si adatta ai dress code di ogni epoca in cui vive, mantenendo sempre, tuttavia, un certo fascino storico del passato. La collezione sembra fatta di capi riesumati dal guardaroba di questo essere mitologico, nonché figura dominante del genere horror.
Nei capispalla Louis Vuitton è tangibile un’estetica dark dalle sfumature gotiche e allo stesso tempo cerimoniale.
Nel contesto del gran ballo lo stilista percepisce ancora altre suggestive vibrazioni legate alla fantasmagoria: l’intrigo, l’infatuazione sensuale, gli sguardi, i sussurri, il mistero della notte, l’illusione di poter fermare il tempo. La reale storia passata si mescola così ad una dimensione leggendaria. Ghesquière mixa poi questa visione del passato con un gusto moderno, come è percepibile dall’accostamento tra i ricami couture e il più contemporaneo e utility dei tessuti, il denim. Si alternano, così, blazer di jeans e giacche dalle spalle importanti a mantelle dai bianchi colli pomposi.
Ghesquière fonde in ogni capo la scenicità del costume artistico e la praticità dell’abbigliamento pensato dal designer.
Uno show d’effetto, memorabile, in cui lo stilista guarda indietro nel passato per costruire il domani. É come se lo stilista, il linea con l’heritage del marchio, avesse catturato il tempo in uno scrigno e poi lo avesse chiuso lì dentro con un lucchetto. Diverse epoche con il loro valore affettivo, custodite nell’iconico baule Louis Vuitton.
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