A Venezia 78 è arrivato anche È stata la mano di Dio, il nuovo film di Paolo Sorrentino. Il regista, già premio Oscar per La Grande Bellezza, torna con un nuovo progetto cinematografico che potrebbe riportare l’Italia il prossimo anno a vincere l’Academy Award.
È stata la mano di Dio è stato presentato in concorso a Venezia 78 in concorso il 2 settembre.
Fin dalla prima proiezione la critica sul film è stata unanime: si tratta di un altro, grande film in puro stile Sorrentino. Un’opera emozionante e commovente, con al centro la Napoli ai tempi d’oro di Diego Armando Maradona. È in un momento pervaso da un senso di frustrazione per una sceneggiatura di The New Pope che Sorrentino compie un’inversione a U. Niente più abiti ecclesiastici e rompicapi religiosi, ma bensì una storia che scaturisce semplicemente dalla propria esperienza interiore, dai ricordi che riaffiorano da un passato all’ombra del Vesuvio che forse ha influenzato il suo lavoro nell’ombra, ma che non ha mai affrontato in modo diretto. Per la prima volta, scrive degli eventi più formativi della sua esistenza, alcuni luminosi e divertenti, altri talmente cupi e strazianti che possono apparire inavvicinabili.
Le emozioni che circondano “È stata la mano di Dio” sono talmente potenti da spingere Paolo Sorrentino a prendersi un rischio, mai corso prima.
Con questa pellicola ha infatti voluto ridurre all’essenza ogni singolo elemento. Ecco, a proposito, il commento del regista su questo nuovo lavoro:
“Ho cercato di raccontare questa storia senza alcun filtro, in un modo semplice. L’unico filtro è l’evocazione del passato, i ricordi e i sentimenti che provavo quando ero ragazzo. Per questo film non mi sono preoccupato di un’idea specifica di stile. Ho sentito che sarebbe dovuto emergere in maniera naturale. A dire il vero ho pensato che sarebbe stato molto liberatorio per me fare un film senza uno stile prevalente e mi sono ritrovato ad apprezzare quello che in passato avevo sempre cercato di evitare”.
Protagonista assoluto del film, oltre al meraviglioso capoluogo partenopeo che fa da sfondo a tutto, è Fabietto.
Gli occhi del personaggio principale, interpretato dal giovane Filippo Scotti, diventano il filtro per lo spettatore. A 17 anni si trova in una fase della vita in cui tutto è un sogno. Non ha ancora combinato nulla, non ha neppure una ragazza, gran parte di quello che sa lo ha appreso dai libri o dalle conversazioni in famiglia sullo sport, la politica e i vari intrighi e speranze degli uni e degli altri.
Tuttavia Fabietto è un osservatore naturale, dote che a giudizio di Sorrentino “può accendere una scintilla che ti porta a fare un lavoro di tipo artistico, che è esattamente quello che succede a lui. Le donne che lo circondano, ma anche suo fratello, suo padre e i pittoreschi parenti diventano il territorio che inizierà ad alimentare le sue riflessioni personali”. Di fatto, il personaggio di Fabietto non è altro che Sorrentino stesso, ed è interessante come Scotti abbia dichiarato di voler intraprendere la strada della regia. Quasi un segno del destino, per una carriera attoriale già avviata nel migliore dei modi possibili.
Ad accompagnare l’attore protagonista in questo percorso un veterano come Toni Servillo, già interprete dell’indimenticabile Jep Gambardella.
Sulla pellicola dove interpreta il ruolo di Saverio Schisa, Servillo ha raccontato:
“Mi ha commosso fino alle lacrime e l’ho subito detto a Paolo. È il sesto film che facciamo insieme e abbiamo una grande intesa, oltre a un profondo affetto e rispetto reciproci. È sempre molto eccitante lavorare con lui. Quindi, quando mi ha chiesto di interpretare questo ruolo, l’ho percepito più che altro come una prova che c’è qualcosa nel nostro rapporto che va al di là della dimensione professionale. Mi sono concentrato su questo sentimento e spero di essere riuscito a trasmetterlo, a lui e agli spettatori”.
È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino arriverà in tutti i cinema italiani il prossimo 24 novembre.Leggi anche: Venezia 78: tutti i film più attesi