“Ce l’avresti, gentilmente, una penna da prestarmi?“. Quante volte ad un esame, dal medico, a scuola oppure al lavoro, avrete pronunciato questa frase? Ebbene, è possibile che in questo scambio vi siate passati da una mano all’altra la penna Bic. La celebre penna a sfera Bic compie 70 anni proprio quest’anno ed è quindi il giunto il momento di renderle il dovuto omaggio. La storia della Penna BIC, infatti, potrebbe non essere così scontata. Il prodotto è diventato iconico nella sua semplicità, diventando rapidamente un elemento immancabile in qualunque borsa, anche alla luce del suo design estremamente semplice che la rende pratica per qualunque evenienza.

Bic compie 70 anni nel 2021 ma ha alle spalle una storia che forse non tutti conoscono e che, per molti versi, vi potrebbe stupire.

Per scoprire le origini di BIC è necessario fare un salto temporale nel 1945, quando Marcel Bich e il suo partner di allora, Édouard Buffard, decisero di acquistare una fabbrica vuota e inutilizzata alle porte di Parigi, per la precisione a Clichy, dove prese il via la produzione industriale di porta penne ed astucci.

In un primo momento, quello che Marcel Bich fece acquistare fu il brevetto per la penna a sfera dall’inventore ungherese László Bíró.

Si dice che l’idea, a dir poco geniale, venne all’inventore ungherese dopo aver assistito ad una partita a biglie fra alcuni bambini per la strada. L’inventore si rese conto che, quando la pallina superava una pozzanghera, l’oggetto lanciato dalle mani dei bambini, rotolando per terra, lasciava una scia. Proprio come se, a modo suo, la biglia stesse scrivendo. Ed ecco che il cognome dell’ex giornalista divenne il nome della penna biro che oggi tutti noi conosciamo. Una volta acquisito il diritto di sfruttamento dell’idea di Bíró, utilizzando gli strumenti già in uso in Svizzera per la produzione di orologi, Bich creò un processo manifatturiero con il quale fu possibile aggiungere alla punta delle penne delle piccole palline di acciaio inossidabile.

In questo modo nel 1950, dopo tutti gli aggiustamenti al prodotto, Bich creò la prima penna Bic Cristal,

il primissimo prodotto originale della sua neonata attività. Il fatto curioso è che il design della storica penna, diventato iconico per la cultura pop con i suoi quattro colori (nero, rosso, blu e verde), è rimasto praticamente invariato fin dal principio.

Bic si espande a livello globale fra gli anni’ 50 e ’70.

Grazie al successo del suo prodotto di punta, l’azienda riesce prima di tutto a quotarsi nella Borsa francese nel 1972 e successivamente a valicare i confini francesi. I primi passi a livello internazionale BIC li fa in Italia, Svizzera, Olanda, Austria e Spagna. L’arrivo negli Stati Uniti avviene nel 1958, con l’acquisizione dell’azienda Waterman Pen Company. Fra l’inizio e la fine degli anni 60, BIC si espanderà ulteriormente vendendo i propri prodotti tramite piccoli rivenditori locali in un primo momento in Medio Oriente e successivamente anche in Giappone.

Storia Penna Bic Life&People Magazine LifeandPeople.it

Gli anni 70 rappresentano per l’azienda un importante punto di svolta a livello di diversificazione dei prodotti.

Dopo lo straordinario successo di Bic Cristal Pen, l’azienda lancerà nel 1970 la BIC 4-Color™ pen e nel 1973 il suo primo accendino. Un altro importantissimo step per lo sviluppo del brand avverrà nel 1975, quando BIC diventerà la prima azienda al mondo a lanciare un rasoio da barba fatto da un singolo “pezzo”.

La storia dell’iconica penna BIC passa per la diversificazione dei prodotti e gli anni 80 e ’90 rappresentano per l’azienda un nuovo passo avanti.

Ciò che più vale la pena sottolineare quando parliamo di BIC è la capacità che l’azienda ha avuto di adattare le semplici materie plastiche a sua disposizione per diversificare i suoi prodotti. Ogni prodotto ha un design semplice ed è composto di elementi simili a prezzi contenuti che, anche sul mercato, garantiscono al prodotto un’accessibilità maggiore al pubblico mainstream. Ed è la loro estrema praticità e facilità di utilizzo (oltre alla reperibilità) ad essere diventata uno dei marchi di fabbrica dell’azienda. Un ulteriore sviluppo a livello di diversificazione del prodotto, in questo senso, avviene negli anni ’80, quando l’azienda dà il via a BIC Sport, per la produzione di prodotti per gli sport acquatici. Questo ramo aziendale, in ogni caso, è stato venduto alla compagnia estone Tahe Outdoor appena due anni fa, nel 2019.

L’unico grosso scivolone da parte di BIC che vale la pena di ricordare avverrà nel 1989,

quando l’azienda prova a diversificare ulteriormente la sua produzione con il lancio di profumi tascabili. La linea, purtroppo, si dimostra essere un fallimento a livello commerciale e scarsamente apprezzata dal pubblico. Ecco dunque che l’azienda decide di fare marcia indietro e di ritirare il prodotto nel 1991. Ad oggi, come indicato anche sul sito ufficiale dell’azienda, le linee di prodotti sono ufficialmente quattro: accendini, prodotti per la scrittura, cancelleria e colori (anche per il corpo) e infine prodotti per la rasatura. Ognuna di queste categorie include al suo interno ulteriori sottoinsiemi per andare incontro alle richieste e le necessità di ogni singolo acquirente.

Gli anni più recenti di BIC sono all’insegna dell’impegno nei confronti dell’istruzione, della sostenibilità e più in generale per costruire un futuro migliore.

Nel 2018, in questo senso, l’azienda lancia il programma “Writing the Future, Together“. L’iniziativa è un programma legato allo sviluppo sostenibile legato ai valori su cui si basa l’azienda. Fra questi troviamo il miglioramento dell’impronta ecologica e sociale dei prodotti, la lotta al cambiamento climatico, l’assicurare ai dipendenti un ambiente di lavoro sicuro, rendere la catena di rifornimento più responsabile e rafforzare l’impegno nell’istruzione equa per tutti.

La penna BIC entra nella storia e diventa un pezzo da museo

Una curiosità conclusiva sulla penna che ha cambiato il nostro modo di scrivere. Nel 2011, la penna BIC Cristal  è persino riuscita ad entrare nella collezione permanente del MOMA, il Museo di Arte Moderna di New York. Ulteriore dimostrazione, questa, di come l’arte non debba essere per forza complicata o elitaria.

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