Buon compleanno Bob Dylan, uno dei cantautori più premiati di sempre, autore di canzoni che hanno fatto la storia della musica, compie 80 anni. Il premio Nobel, un Oscar, un Golden Globe, un Pulitzer, la Legion D’Onore, un Grammy Award, il Polar Music Prize; nel mondo della musica sono pochi gli artisti influenti come lui.
Attraverso una sovrabbondanza di album, canzoni e performance, il menestrello si è guadagnato il suo posto nei libri di storia come uno dei musicisti più importanti dell’ultimo secolo; sono fatti che non possono essere minati né dal tempo, né dai gusti personali. Ma è anche scrittore, poeta, pittore, attore e conduttore radiofonico; attività spesso celate sotto falso nome, si dice che abbia al suo attivo almeno 11 pseudonimi. Famosissimo e al contempo indecifrabile, per quanto si sia detto e scritto moltissimo su di lui nei suoi sessanta anni di carriera, dal 1961 ad oggi, è circondato da un alone di mistero.
Bob Dylan è: o l’uomo famoso più privato che esista, o quello privato più noto.
Ha la reputazione di essere silenzioso e solitario; ma silenzioso non lo è sicuramente. Ha rilasciato interviste; ha scritto un volume autobiografico ed è sotto contratto per scriverne altri due; riceve ospiti nel suo programma radiofonico; espone i suoi dipinti e le sue sculture in gallerie e musei di tutto il mondo; ha scritto e recitato in un film, Masked and Anonymous. Dopo un silenzio durato anni, torna finalmente con un nuovo album di inediti, “Rough And Rowdy Ways”, e anno dopo anno, notte dopo notte sale ancora sul palco per cantare canzoni ineguagliabili. Sebbene abbia la fama di essere come un uomo che non parla, Dylan è, ed è sempre stato un uomo che non vuole stare zitto. Desidera che la sua arte parli per lui e di lui e malgrado le sollecitazioni e divulgazione compulsiva dei media, non ha ceduto.
Ha preservato la sua privacy con la stessa determinazione e costanza con cui ha curato il suo mito, anche dopo una vita di esposizione pubblica; è rimasto unico e inviolato pur rimanendo in bella vista. Quando nel 2012, Bob Dylan ha accettato la medaglia presidenziale della libertà dal presidente Obama, indossava occhiali da sole e si è trattenuto a malapena per il ricevimento post-cerimonia.
Cosa vogliamo da Bob Dylan che non ci abbia già dato?
La risposta è evidente: vogliamo ciò che lui non darà. Quindi cosa sappiamo di come vive? Ha case in tutto il mondo, una delle quali è un maniero che ha affittato insieme al fratello in Scozia. Vive principalmente a Malibu, su un promontorio affacciato sul Pacifico chiamato Point Dume. Ha ettari di terreno circondati da una recinzione di lamiera ondulata, con un rifugio per i cavalli e un posto di guardia per la vigilanza. Ci sono auto rottamate e grandi container commerciali parcheggiati davanti come una sorta di pugno nell’occhio intenzionale, un ostacolo per occhi indiscreti.
Ha sei figli e dieci nipoti e si dice che ne sia molto orgoglioso. È in forma; gli piace nuotare e fare box quando è in viaggio, così come ai membri della sua band. Indossa felpe con cappuccio, stivali o scarpe da ginnastica. E’ un randagio che trascorre molto tempo sull’autobus per una serie di impegni soprannominati dalla stampa “Never-Ending Tour” (viaggio senza fine). Negli hotel vuole stanze al piano terra per poter fumare, usa la piscina; non mangia dove mangiano i membri della sua o di altre band; né usa i camerini; non adotta particolari sistemi o strategie di sicurezza, si fa solo portare con l’auto o con il bus vicinissimo alle porte d’ingresso, in modo da scomparire velocemente dalla vista.
Lo descrivono come un uomo allergico alla fama; se si chiede alle persone che lo frequentano durante i tour dei dettagli della vita di Bob, al di fuori di ciò che è già noto non sanno cosa dire. La risposta migliore è arrivata da Arthur Rosato, il suo direttore di produzione tra la metà degli anni Settanta e l’inizio degli anni Ottanta:
“Vive la sua vita e basta. Con lui ti occupi del presente che hai davanti. È se stesso. Ha opinioni, ma non è supponente. È aperto, ma non trasmette molte cose. Se hai problemi con lui, lo affronti a tu per tu e ascolta. È praticamente uno contro uno. Nelle situazioni o conflitti di gruppo, scivola in secondo piano, ma è molto attento nei riguardi di chiunque. È così che se la cava. “
È così che mantiene la sua privacy senza imporla a parole. Sa che le persone intorno a lui sono leali e sanno che se non lo fossero, non sarebbero intorno a lui. Comunica le sue aspettative riguardo alla privacy senza parlare; una volta un membro della band aveva rivelato che Dylan aveva preso il raffreddore ed è stato immediatamente bandito dal tour.
Sembra che questo modo di fare enigmatico e in qualche modo ermetico riguardi anche l’atteggiamento sul palco. Si dice che quando è in tour suoni le canzoni sempre in tonalità diverse, senza mai comunicarlo ai musicisti , quasi a voler sfidare la capacità della band di seguirlo.
Si presume che sotto il carapace della celebrità Bob Dylan sia un uomo normale che, ad un certo punto della sua vita, ha scelto di proteggersi e di proteggere la sua famiglia.
Tutto è cominciato il il 29 luglio del 1966 quando ebbe un misterioso incidente in moto, riportando lesioni alle vertebre del collo e una commozione cerebrale. I dettagli dell’incidente rimangono tutt’ora sfuggenti; si dice che sia stato in condizioni critiche per una settimana e avesse avuto un’amnesia. Alcuni biografi ne hanno messo in dubbio la gravità, ma l’evento è stato un punto di svolta fondamentale della sua carriera e della sua vita. In quel periodo Dylan era esausto, aveva appena completato un tour durissimo ed era apparentemente dipendente dalla droga, tormentato da fan ossessivi e stalker, tanto da dormire con la pistola.
Dopo l’incidente cambiò completamente il suo atteggiamento,
scomparendo dalla vita pubblica e smantellando la sua celebrità con la distaccata distruttività di uno scienziato che spacca atomi. Dopo sessanta anni di carriera il rapporto tra Bob Dylan e il suo pubblico è il più longevo di tutto il panorama musicale e continuerà fino all’ultima nota. Da quel fatidico giorno del 1966 ha stabilito una regola semplice: non è il pubblico che va da lui, ma lui che va dal pubblico secondo le sue regole. Forse questo lo rende ancora più amato e desiderato da tutti, fan e colleghi.
Nel giorno del compleanno, la sua storica amica Patti Smith festeggia gli 80 anni di Bob Dylan con un concerto in suo onore. Abbiamo imparato che le celebrazioni non sono il cavallo di battaglia del menestrello di Duluth; anche in occasione della premiazione del Nobel Dylan non si presentò, lasciando sempre all’amica Patti Smith il compito di ritirare il premio.
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