“E’ incredibile… Ho disegnato la collezione SS 2021 in pieno e primo lockdown e ora che sto preparando la prossima, la fall-winter 21/22, siamo di nuovo nel secondo lockdown. Sembra proprio un segno del destino. Perché noi artisti, o stilisti o come ci volete chiamare, abbiamo bisogno di nutrire la creatività… E poi non dimentichiamo che io non sono solo il direttore creativo di quest’azienda, sono anche l’imprenditore. Certe volte scollo un cervello per attaccarne un altro! E’ pazzesco”.Ed è sulla doppia e sibilante “s” di quel “pazzesco” che esce fuori l’energia positiva, la grinta, la tenacia tutta bolognese di
Elisabetta Franchi, stilista, industriale, moglie, mamma, animalista.
E vedete voi cosa altro ancora…
Perché la signora è davvero una forza della natura allo stato puro, che esplode letteralmente e prende forma, anche filtrata dalla cornetta del telefono. Sembra di averla lì vicino la “Betta”, come la chiamano con intimità, che predilige il motto “Se vuoi, puoi”.
Ha lo spirito di un’eterna ragazza e la voglia di fare e non mollare mai. I suoi occhi blu sono puntati come un laser sulle donne, per renderle belle, sensuali, eleganti e un po’ fatate. Proprio come lei immaginava dovesse essere la sua bambola preferita da bambina, la Betty che oggi ha dato il nome alla sua azienda, la Betty Blue. Un “piccolo” impero che poggia su 120 milioni di euro, 88 negozi monomarca e 1200 multimarca dislocati in Italia, in Europa e nel Mondo. E mentre scriviamo, arriva anche la notizia dell’apertura della nuova boutique a Mosca, in Russia: 120 metri quadrati all’interno di “Atrium”, uno dei centri commerciali più prestigiosi della città.
Un ulteriore tassello nello straordinario puzzle della vita di Elisabetta Franchi, che ha cominciato dal basso, ma veramente dal basso.
“Era facile che qualcuno avesse qualcosa più di me”, racconta solare, “perché io non avevo proprio niente”.
I primi lavori al bar e al mercato di Bologna, le alzatacce all’alba, l’aria ancora fredda e umida che non ha mai congelato il sogno di diventare una designer e dare vita ad abiti da favola. Non solo per quella bambola, la migliore amica, la confidente di quel sogno di bambina. E poi…
“E poi, se vuoi puoi”, ripete Elisabetta come un mantra, ricordando i primi lavori in un’azienda bolognese di fast fashion.
Il suo carattere indomito, senza paura non le impedisce di rispondere al Grande Capo, l’amministratore delegato Sabatino Cennamo, che sarà poi amore e sponsor, riconoscendo in quel metro e sessanta centimetri di donna, le qualità di una vera leader.
“Mi ha prestato poco meno di 50 milioni di lire, sono partita da lì nel 1995. Avevo 27 anni e i miei primi tre stipendi da pagare, una grandissima responsabilità”,
ricorda Elisabetta Franchi.
“Saba, mi ha letteralmente spronato. Io avevo già in mente che cosa volevo fare anche quando ero impiegata nell’azienda di fast fashion. Sono partita davvero dal fondo: pulivo le scrivanie e scaricavo i camion. Nel giro di quattro anni, dal fondo della fila, alzando la mano, sono arrivata ad essere la prima, di quella fila.”
Il resto è accelerazione da Formula Uno.
“Saba” che dopo qualche anno la raggiunge nella sua azienda che ormai ha già una chiara forma, la scoperta di un nuovo futuro con l’arrivo della figlia Ginevra, la negazione di quel futuro con l’apparire della malattia di lui. Il matrimonio e poi la scomparsa di Sabatino, perché questa vita non risparmia niente, nel bene e nel male, ma si continua ad andare avanti.
“Ho fatto un diario fotografico per Ginevra, l’ho ritratta in braccio al suo papà a soli sei mesi, in tutte le occasioni e pose possibili”,
racconta con tenerezza la Franchi.
“Volevo che lei avesse una testimonianza importante di chi fosse il suo babbo. Al momento giusto glielo darò”.
Intanto i suoi abiti, che sono un florilegio di spumeggiante seduzione, metà principessa metà sexy gilrs, paillettes, colori, gioia e allegria, conquistano il cuore delle donne. E si va avanti e si cresce, senza perdere tempo, gli occhi blu puntati sull’obiettivo finale.
“Essere Elisabetta”, proprio come il titolo del documentario televisivo con cui si racconta, in una grande storia di moda e di donne italiane.
Una storia che parla di vittoria, ma anche di velocità e volontà.
“Ed è anche per questo che mi dispiace molto tutto quello che stiamo vivendo. Penso a chi ha perso i propri cari e a chi ha perso o rischierà di perdere il lavoro. Ma voglio essere comunque fiduciosa e pensare che dopo le cose brutte arriverà necessariamente il bello. Io ne sono la testimonianza vivente”.
Guardare avanti, con l’online che sale a doppia cifra, +20, e la bella sorpresa di una sfilata in digitale durante i giorni della Milano Fashion Week per la prossima estate, ambientata nei giardini di Palazzo Clerici mai aperti prima d’ora alla moda. Un successo di click oltre che di pubblico televisivo visto che la collezione viene anche presentata in Tv, su La5.
“Alle mie sfilate ci sono sempre più di mille persone e devo dire che è un momento importante, elettrizzante per tutti noi.
Ma vedere questa volta così da vicino i dettagli nel video digitale della sfilata che ci ha permesso quasi di toccare gli abiti è stato fantastico per tutti noi. Per il mio staff, per Paolo Pucci, il regista dello show, per Filippo (Zagagnoni), il mio “marito creativo”, il mio braccio destro”.
Lavorare insieme cercando nuove strade sempre nel segno dell’autenticità, raccontando chi è Elisabetta e com’è, non solo come stilista e imprenditrice, ma anche come donna.
“Sono un’ambientalista convinta, amo gli animali. A casa ho otto cani, tutti trovatelli, i migliori.
Dal 2019 ho aperto la mia Fondazione, per cani, gatti, canarini, uccelli, salviamo di tutto, di più.
E nei miei abiti non si usa né la pelliccia vera né la piuma d’oca. Tanto la ricerca ha fatto importantissimi passi in avanti e quelle “eco” sono più belle e calde di quelle vere. Inoltre, le nuove generazioni sono molto più attente di noi a scegliere abiti che rispettino la natura e gli animali”, confida.
A proposito di nuove generazioni, oggi accanto alla figlia Ginevra c’è anche Leone, 7 anni, nato da papà Alan.
“Alan è stato il mio primo grande amore che a suo tempo lasciai per mio marito perché lui mi sembrava troppo immaturo. Io sono stata sempre un po’ più grande della mia età.Anche per la mia storia personale e familiare che mi ha costretto a tirare fuori tutta la grande forza di volontà di cui ero capace.Io credo che nelle mie scelte sentimentali ho avuto accanto uomini diversi, ma con una cosa in comune: il cuore. Il grande, grandissimo cuore.Alla fine, io seguo persone che sono buone nell’anima, persone pulite.Saba era un uomo onestissimo e Alan lo è altrettanto, una persona gentile che non farebbe mai un torto a nessuno.
E questa cosa ci accomuna tutti. E chissà… forse anche le donne lo sentono”.