La violenza fisica  purtroppo è un dramma presente nella nostra società. Molto spesso leggiamo notizie allarmanti riguardo la violenza domestica sulle donne. Maltrattamenti brutali che il lockdown non ha fatto altro che accentuare. Aumentando le circostanze di dover rimanere in casa molte donne sono vittime di violenza in famiglia. Oltre a ciò si aggiunge l’atrocità della violenza psicologica famigliare.

Ma perche’ quelle donne, dopo tutti questi abusi, dopo tutte quelle percosse, non riescono a lasciare il proprio partner?

Per capire la difficoltà di queste persone ad uscire da una situazione del genere bisogna prima definire che cosa sia la violenza fisica, e la risposta non e’ così banale.

violenza fisica sulle donne Life&People Magazine

La violenza fisica comprende ogni forma di violenza contro il corpo o la proprietà. Le aggressioni possono essere evidenti (calci, pugni, spinte). A volte sono più sottili e si rivolgono a qualcosa cui la persona tiene (animali, oggetti, vestiti) , ai mobili o a cose che sono necessarie (es. i documenti). Si va perciò dall’aggressione fisica grave, che comporta ferite e richiede cure mediche d’emergenza, ad ogni contatto fisico che miri a spaventare e controllare la persona. Al riguardo abbiamo chiesto all’Avvocato penalista e Criminologa Luana Campa, Direttore Scientifico dell’Associazione “La Giusta Difesa”,  un suo parere tecnico sul dramma incessante della violenza sulle donne. Un tema importantissimo che riguarda tutti noi sul quale dobbiamo sempre tenere alta l’attenzione.

Luana Campa

Avvocato e Criminologa Luana Campa

Si parla di aumento della violenza domestica. Come si può fronteggiare questo crimine contro l’umanità?

Purtroppo l’ultimo Rapporto dell’Onu delinea un allarmante aumento della violenza domestica in tutto il mondo. Le donne hanno pagato il prezzo più alto degli effetti collaterali della pandemia da coronavirus. L’isolamento, la convivenza forzata con i propri aguzzini e l’instabilità economica hanno amplificato il rischio a cui le donne vittime di violenze fisica e/o di violenza psicologica famigliare sono esposte. Più dell’80% dei femminicidi avviene all’interno delle famiglie. E’ principalmente nell’ambiente domestico che la donna si trova ad essere discriminata per questioni di genere. Capite che se non cambiano gli uomini, la loro mentalità, difficilmente si arriverà ad un risultato positivo.

Quante vittime si contano?

In Italia, secondo gli ultimi dati Istat, durante il lockdown c’è stato un incremento della richiesta di aiuto del 73% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma il 72,8% delle donne non denuncia il reato subito. La risposta, alla maggior parte delle violenze, va cercata al di là della psicopatologia del male. Bisogna sia chiaro a tutti che la violenza di genere non ha cause patologiche, ma culturali. Non si può far passare come malattia un crimine che deriva esclusivamente dall’abuso di potere. Chi picchia la moglie non è malato, è il suo sistema di valori ad essere malato, non la sua psiche. La violenza sulle donne è un seme gettato nella notte dei tempi, è figlia di un’asimmetria di potere millenaria tra uomini e donne. Ne deriva che è fondamentale incidere sulla cultura, nella famiglia e nella scuola.

La parità di genere deve diventare strutturale!  

Perché il sistema cambi bisogna agire fin dall’infanzia. Importantissimo è ciò che trasmette una madre nei primi 12 anni della vita di un figlio, poiché il microcosmo familiare si riverbera nel macrocosmo sociale. Occorre debellare gli stereotipi di genere che alimentano la violenza, proporre modelli relazionali simmetrici tra maschi e femmine. La forza della vita adulta scaturisce dall’infanzia. Il bambino che ha sperimentato nella propria vita infantile un attaccamento a base sicura, sarà un adulto sano nelle relazioni di attaccamento – perdita. Gli uomini violenti sono uomini psicologicamente fragili, immaturi, narcisisti che non possono tollerare la frustrazione della separazione e della perdita. Sono maschi che non si rassegnano alla nostra emancipazione, che non accettano l’autodeterminazione della donna. La donna che sceglie è temuta dall’uomo, perché non è controllabile.

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Alla luce anche del Codice rosso, quali ancora sono le falle nel sistema?

Il Codice rosso è stato introdotto senza che nulla intorno cambiasse. E’ una legge a costo zero senza investimento di risorse per superare le criticità di un Paese nel quale ogni 3 giorni una donna viene uccisa. Il nodo cruciale è questo. Ci vuole un’adeguata conoscenza, da parte di tutti gli operatori del diritto, delle dinamiche del maltrattamento, nonché una corretta valutazione del livello di rischio per la donna. Per riconoscere ogni violenza, ancora di più quella sessuale, bisogna aver ricevuto una giusta formazione. La cultura patriarcale, che tende a colpevolizzare le vittime, riguarda a volte anche le forze dell’ordine. Talvolta anche i tribunali sono luoghi di vittimizzazione secondaria, perché alcuni magistrati agiscono sulla scia di una dimensione culturale ancora intrisa di luoghi comuni. Fondamentali sono anche i mass media. E’ ora di smetterla di ricercare moventi fuorvianti come il raptus, la gelosia, la depressione, la disoccupazione perché si alimenta un immaginario tossico sui rapporti tra uomini e donne.

Tra le forme di violenza, oltre a quella fisica che lascia i segni, vi è la violenza psicologica famigliare. Quanto è pericolosa e subdola?

La violenza fisica è la più facile da riconoscere. E’ visibile, mentre il gaslighting, ovvero la violenza psicologica famigliare o meno è più sottile, insidiosa, persistente ed è volta a ledere l’identità della donna e a mantenere il proprio potere e controllo. Si tratta di un comportamento manipolatorio. Molto spesso prevede attacchi verbali, minacce, gelosia, isolamento sociale. Una sorta di lavaggio del cervello, messo in atto dall’offender per confonderci, farci dubitare di noi stesse, indebolirci. Ribadisco ancora una volta che gli uomini abusanti non cambiano perché non ritengono di avere un problema, anzi si sentono nel pieno diritto di esercitare il dominio sulla partner. Occorre liberarsi immediatamente di questi orchi della porta accanto.

Che messaggio si sente di dare alle donne?

Un monito per tutte loro. Non bisogna confondere l’amore con il possesso. L’amore vero, sano, regala un grande senso di libertà, incoraggia a realizzare i propri desideri, alimenta l’indipendenza e la crescita dell’altro. Invece le relazioni tossiche basate sul possesso e sul controllo depotenziano, prosciugano, sviliscono. Ricordiamoci sempre che i manipolatori, i predatori seducono donne affette da scarsa autostima. Non perdiamo mai di vista la relazione più importante, quella con noi stesse. Non c’è legame al mondo che valga l’amore e il rispetto di noi stesse!

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