Ha tenuto duro nel lungo periodo di lockdown grazie alla sua piattaforma digitale.

Per sessanta giorni si sono alternati incontri, mostre e dibattiti capaci di lasciare sempre accesa quella luce sull’arte, il design e la cultura, parole chiave del suo dna.

Un’ intensa attività sui social e in streaming ha consentito così alla Triennale di Milano, di restare come sempre al centro della sua città.

Infatti dal 1923, continua a rappresentare un crocevia di arti e di nuovi linguaggi visivi sempre al passo con i tempi.

Quando però si parla di Coronavirus i momenti “si fanno incerti e sfuggenti”, racconta Stefano Boeri, dal febbraio 2018 Presidente della Fondazione Triennale.

Una carica che ricoprirà per quattro anni, fino al 2022.

Classe 1956, laurea al Politecnico di Milano cui seguono dottorati di ricerca e direzioni di riviste cult per il settore,  come “Domus” e “Abitare”, assessore alla cultura nella giunta Pisapia e già da tempo collaboratore della Triennale.

Boeri tra gli urbanisti e gli  architetti è quello che ha lasciato il segno indelebile anche nello skyline della sua città grazie al sorprendente giardino verticale di Milano

Quel bosco verticale a Milano, è il primo prototipo di edificio residenziale sostenibile con facciate ricoperte di alberi e piante.

Tra i vari riconoscimenti internazionali, si è aggiudicato anche quello di grattacielo più bello e innovativo del mondo.

E’ stato insignito nel 2015 dal CTBUH, il Council on Tall Buildings and Urban Habitat di Chicago. 

A colpo d’occhio, una linea di verde che si staglia nel cielo di Milano.

Il luogo che ha nutrito la sua creatività e i suoi sogni fin da piccolo, seguendo le orme di famiglia.

La mamma, Cini Boeri, eclettica designer italiana, oltreché donna elegantissima, e talentuosa allieva prima e collaboratrice poi di Gio Ponti.

Funzione ed estetica del progetto, al passo con i nuovi modelli dell’abitare.

L’ossessione di entrambi, ieri e oggi quando le regole del “tutti fermi e chiusi dentro casa” hanno messo a dura prova i ritmi della convivenza, della gestione degli spazi, della funzionalità degli ambienti.

Il giardino verticale di Milano, infatti, è riconosciuto come un modello di architettura sostenibile

grazie alla forestazione urbana e all’architettura verde. Questi progetti stanno diventando realtà in diverse parti del mondo grazie all’ architetto Stefano Boeri.

Temi cari all’industria del mobile che ha visto scivolare via dalle mani il momento più importante.

La vetrina più utile, allegra e sorprendente di Milano, quel Salone del Mobile, collassato sotto il Coronavirus, spostato di diritto e senza possibilità di revisione e di appello ad aprile 2021.

Anno in cui si celebrerà anche la 60a edizione della manifestazione milanese.

“Aspettiamo con pazienza il 2021, sarà un salone straordinario”, racconta Boeri.

Non si tratta solo di una fiera ma di una grande occasione di incontro per decine e migliaia di operatori e progettisti.

Quindi un evento unico che fa di Milano la piattaforma commerciale più importante del mondo nel campo delle forniture design.

La perdita del Salone è una perdita importante per centinaia e centinaia di aziende italiane e internazionali.

Attorno al Salone si sviluppano poi quelle che vengono chiamate le attività Fuori Salone.

Centinaia e centinaia di iniziative che vivono e accendono gli spazi, le strade, le piazze, di incontri, di momenti di cultura e di scambio commerciale, vitali per la città.

Per Boeri, che tra i nuovi progetti annovera anche l’intervento di riqualificazione del Policlinico di Milano,

la città non perderà il suo primato della cultura del design perché la storia del design è fortemente radicata nel suo territorio.

Lo ha in quel tessuto di piccole e medie imprese che nel nord della città da decenni lavorano con una eccellenza assoluta.

Competenza, professionalità e tempismo nel produrre gli oggetti dell’arredo che dall’Italia circolano nel mondo.

“Un primato che Milano ha anche nelle scuole, Università, nei centri di ricerca, dove si lavora sull’innovazione, sui nuovi materiali, sulle nuove tipologie costruttive e compositive degli arredi”,

prosegue l’architetto del bosco verticale di Milano. 

“Un primato che le architetture di Milano esprimono attraverso i progettisti, i designers, i creativi che vivono sempre il processo produttivo come qualcosa che nasce dallo studio ma anche dall’incontro e dalle relazioni affettive con il mondo dell’imprenditoria, del lavoro e della ricerca.

Io credo che quello che distingue il design milanese non sia solamente una capacità tecnica.

Neppure solo il talento innovativo che spesso arriva a Milano dal mondo, ma sia anche questa capacità di relazionarsi mettendo in gioco l’affettiva, la propria esperienza personale.

Non è un design freddo, quello che nasce in questi territori. E’ un design che tiene in sé.

Quando poi arriva il prodotto, questo calore umano, questo grande investimento simbolico, culturale e certe volte anche personale, fa parte degli imprenditori, dei creativi e dei ricercatori.  

Il Coronavirus ci ha tolto moltissimo”, conclude Boeri, forte di aver dato un segnale con l’utopia di un giardino verticale a Milano,

divenuto straordinaria realtà. Visionario quanto basta per aver pensato, in una delle ultime design week, ad un Bosco sul Pianeta rosso, ecologiche cupole su Marte dove forse un domani trovare rifugio.

Ci ha tolto vita, relazioni, anche un pezzo di futuro perché lascerà dei segni permanenti.

Però ci ha anche insegnato molte cose, che si può lavorare a distanza e bene e che le città probabilmente devono cambiare. 

Le ragioni di questa pandemia non sono in un altrove immaginifico, ma sono nella normalità che dobbiamo oggi evitare di ricostruire. 

Quella normalità fatta da inquinamento, da polveri sottili, da deforestazioni. Un rapporto aggressivo con la natura che ha generato, insieme alla crisi climatica, come concausa fondamentale, anche la pandemia.

Io credo che quello che di meglio ci puoi lasciare il Coronavirus sia proprio la consapevolezza che bisogna cambiare paradigma.

Cambiare modo di abitare. Cambiare il modo di stare e di vivere in questo pianeta e in queste nostre città.       

  

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