“Rudolph Valentino”. Un nome che subito ci porta alla mente l’amore. La bellezza che satura atmosfere romantiche e appassionate. Se poi lo abbiniamo a “Rodolfo”, ecco riapparire la sagoma di un ragazzo mediterraneo, un volto dai lineamenti gentili acceso da occhi ardenti e scuri come il carbone.
Lui è Rudolph Valentino, chiamato a Hollywood, il primo Latin Lover della storia
il primo degli uomini Sex Symbol del cinema, giunto negli States da Castellaneta, in Puglia, e trasformatosi da operaio emigrato a star del cinema muto.
Esistenza avvolta nel mistero. Frutto di una metamorfosi rapida e colma di elementi che trasportano l’estetica del “vecchio” uomo in quella di giovane forzuto, irresistibile, vanitoso quanto e più di una donna.
Dotato di ambivalente dolcezza e prepotente virilità, il giovane attore seppe conquistare un pubblico eterogeneo, confermandosi per la prima volta come divo maschile più celebre del mondo, di cui resta icona incontrastata ancora oggi.
Fu in grado – per primo – di rovesciare i ruoli sessuali seducendo e non lasciandosi sedurre, anticipando di decenni il fascino delle pop star appartenenti al mondo della musica e del cinema.
Numerose immagini costruite ad hoc hanno contribuito a rendere mitico il personaggio di Rodolfo, che ha unito in tal modo vita privata e pubblica nell’estetica del Dandy irresistibile e maledetto.
Torero, Cow-Boy, Lord inglese, Monsieur del ’700, addicted alla moda e alla cura del proprio corpo, Valentino fu testimonial di se stesso, trasformandosi in un prodotto commerciale.
L’industria del cinema infatti, fiutato l’affare utilizzò il divo come una macchina per produrre soldi.
La sua mormorata omosessualità smentita dalle relazioni con bellissime e anticonformiste colleghe quali Alla Nazimova o Natacha Rambova.
«Valentino fece del make-up uno strumento di bellezza diffondendone rapidamente la moda tra gli uomini più eccentrici. A Chicago una sala da ballo assai in voga ebbe nella toilette maschile un distributore che, attraverso l’inserimento di una monetina, cospargeva un piumino di cipria color rosa.
Rudolph Valentino prestò la sua immagine ambigua e virile a numerose pubblicità di prodotti di bellezza.
Promotore di una rivoluzionaria immagine maschile grazie alla quale l’attore divenne l’amante ideale di donne e uomini in tutto il mondo.
Per la prima volta nella storia, grazie a questo personaggio, si assistette a un’ulteriore inversione di ruoli.
Un uomo era desiderato quanto una donna, corteggiato e amato faceva consumare di passione le proprie spasimanti». (da “Il Macabro e il Grottesco nella Moda e nel Costume” dell’autore, ed Progedit).
Non solo cipria, ma anche la brillantina per capelli era in commercio grazie alla moda lanciata dall’attore. Lui che si mostrava in pubblico e in scena con un’acconciatura luminosa e ordinata in quello stile oggi chiamato “Old School”.
Per primo Rodolfo posò per i fotografi seminudo. Esibì il proprio corpo scolpito e inarrivabile, contribuendo ad alimentare in tal modo il mito di se stesso.
Nelle pellicole che lo videro protagonista, il sogno di evasione regalato al pubblico era anch’esso una novità. Prometteva infatti agli spettatori l’immersione in ambienti lontani, esotici, impregnati di rimandi alla sfera sessuale e alla fuga dalla realtà borghese verso nuove esperienze selvagge.
Misterioso sino all’ultimo, Rudolph Valentino scomparve quando il cinema muto che l’aveva reso celebre stava per essere sostituito da quello sonoro.
Trascinò con sé un mondo fatto di segni nuovi e sconvolgenti. Segni che arrivano al nostro presente grazie a immagini di moda e stili estetici ciclicamente riproposti.
Anche la morte di Rodolfo Valentino fu sfruttata dalle imprese del cinema per interessi pubblicitari. Fu infatti reso pubblico il luogo e l’ora delle esequie. Una folla impazzita di 100.000 spettatori si spinse per ammirare il Latin Lover mentre pareva immerso in un sogno senza fine, nell’ultima delle sue comparse.
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