Completando un trittico sulla Pinacoteca Agnelli, abbiamo realizzato un’intervista alla direttrice Marcella Pralormo.

Nata a Torino nel 1968, si è laureata in Storia dell’arte moderna all’Università degli studi di Torino e specializzata in Museologia e Museografia a Firenze.

Alla GamGalleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea – di Torino, ha organizzato mostre monografiche di artisti dell’Ottocento, del Novecento e contemporanei.

Ha lavorato anche a Palazzo Grassi (Venezia) e a Palazzo Bricherasio (Torino).

Ha tenuto lezioni all’UIAUniversità Internazionale dell’Arte – di Venezia e per il Master in Beni Culturali dell’Università di Genova.

Diversi suoi articoli pubblicati sulla tecnica del pastello e sulla storia delle mostre temporanee.

L’intervista esclusiva di Life&People a Marcella Pralormo

In un precedente articolo, abbiamo citato la riconversione degli spazi industriali FIAT Lingotto – a opera di Renzo Piano – nel complesso multifunzionale di cui la Pinacoteca è parte.

Può evidenziarci le dinamiche più interessanti e suggestive del progetto?

Renzo Piano ha reso il Lingotto una città nella città di Torino.

Qui si può trovare tutto: si può andare al cinema, visitare la Pinacoteca, dormire nei due alberghi, fare la spesa da Eataly, vedere una fiera come il Salone del Libro. Non ci si annoia mai.

Dal punto di vista architettonico Piano ha conservato la struttura storica inserendo elementi nuovi sopra e sotto l’edificio: lo Scrigno, la Bolla, l’Auditorium.

Segni incisivi, innovativi, che nascono però dalla storia dell’edificio. Io adoro Renzo Piano perché trovo sia estremamente contemporaneo.

E’ sobrio, utilizza l’acciaio, il vetro, il legno, ispirandosi alle barche a vela, al suo mare della Liguria, ai suoi maestri come Prouvé, ma è un visionario, un innovatore.

Scrigno e Bolla della Pinacoteca Agnelli Life&People Magazine lifeandpeople.it

Profilo dello “Scrigno” della Pinacoteca Agnelli e della “Bolla” del Lingotto

Sappiamo che la Pinacoteca collabora attivamente con musei e collezionisti, soprattutto per le mostre temporanee.

Marcella Pralormo può parlarci di tali collaborazioni e, in particolare, di quelle con enti e strutture torinesi e piemontesi?

La Pinacoteca Agnelli è parte del circuito dell’Abbonamento Musei Torino Piemonte, che riunisce tutti i musei del territorio e abbiamo relazioni con i musei sia per quanto riguarda prestiti per le mostre che per iniziative culturali e di collaborazione tra enti, perché secondo me è necessario fare rete per promuovere l’intero sistema culturale.

Abbiamo una politica di prestiti basata sullo scambio: prestiamo poco, solo per progetti di qualità e se in cambio arriva un’opera o un nucleo di opere significative che possano essere esposte da noi.

Ad esempio di recente abbiamo prestato il nostro Manet ai Musei Reali per una bella mostra dedicata al mecenatismo e alla figura di Riccardo Gualino.

Infatti il quadro era stato acquistato dall’Avvocato Agnelli proprio da Gualino.

E’ un dipinto importante, perché si tratta di uno studio preparatorio per l’Olympia, opera notissima di Manet, conservata al Musée d’Orsay di Parigi.

Al posto del dipinto abbiamo avuto in prestito dai Musei Reali il dipinto di Guido Reni, Lucrezia, che è stato esposto nella nostra collezione, accanto a Renoir e a Modigliani,

proponendo così al pubblico nuove chiavi di lettura delle opere dei musei della città.

In passato, insieme al curatore Paolo Colombo, abbiamo chiesto ad alcuni artisti contemporanei internazionali di selezionare opere dai musei torinesi da esporre in Pinacoteca accanto ai loro lavori.

Sono nate delle mostre secondo me molto interessanti, in cui alcune tematiche sono state rilette grazie alle opere delle collezioni locali.

Hanno partecipato artisti quali Ed Ruscha, Tony Oursler, Rosemarie Trockel. Lavoriamo molto con i collezionisti privati di tutto il mondo.

Hanno una grande passione per l’arte, per i prestiti alle mostre, per le conferenze in cui vengono a raccontare le loro collezioni. Non dimentichiamo che senza collezionisti non ci sarebbero musei!

Quali sono le coordinate chiave della missione assunta dalla Pinacoteca verso il pubblico e verso i contesti culturali a cui appartiene?

La Pinacoteca si propone di trasmettere i valori dell’arte e della creatività al pubblico di ogni età attraverso le opere della collezione permanente, le mostre temporanee e le attività educative e culturali che organizziamo.

La struttura espositiva che lei dirige ha una forte connotazione divulgativa e di educazione all’arte. In questo senso, quanto è importante il Centro per la Creatività che annoverate tra i vostri spazi?

II Centro per la Creatività si è inaugurato lo scorso ottobre e si propone di accogliere pubblico di ogni età affinché tutti possano sviluppare la propria creatività attraverso attività manuali, artistiche e creative, con il nostro team di creativi.

Illustrando la collezione permanente, appartenuta alla famiglia Agnelli, mi sono soffermato sul “Nu couché” di Amedeo Modigliani, che mi affascina in modo particolare. Quando cammina tra le sale della Pinacoteca, vive anche lei un trasporto particolare per qualche opera?

Io amo tutte le opere della Pinacoteca perché insieme rappresentano il gusto e la passione per l’arte di Giovanni e Marella Agnelli, è davvero impossibile per me sceglierne una sola,

ognuna racconta la storia di chi l’ha dipinta, di un determinato periodo storico, di chi l’ha posseduta e tramandata.

Migliaia di storie che si intrecciano, tantissime voci e sguardi che sono passati davanti a esse, senza dimenticare gli sguardi dei nostri visitatori, che sono coloro che fanno vivere il museo, e che spero presto torneranno a vederle.

In una precedente intervista, lei ha ricordato la convinzione di Giovanni Agnelli che la creatività sia un aspetto davvero speciale della nostra vita.

L’arte intesa come partecipazione attiva, oltre che come assaggio della bellezza.

Qual è il suo parere in merito?

La creatività è fondamentale soprattutto in questo momento storico, per poter ripartire e inventare un nuovo mondo, migliore e più consapevole.

Penso a una creatività partecipata, una creatività che parta dalla comunità, in cui si possa costruire insieme questo nuovo mondo.

Gli artisti devono mostrare la loro visione, un mondo in cui mi auguro ci sia sempre più spazio per l’arte in tutte le sue forme.

Marcella Pralormo è un’esperta d’arte e una ricercatrice che, oggi, ha un approccio anche manageriale con la creatività. Qual è il segreto per la miglior sinergia tra le varie fasi del suo lavoro?

La passione per l’arte e la creatività in tutte le sue forme è quello che mi guida, ma senza la mia determinazione, la mia organizzazione e il grande lavoro di tutta la mia squadra,

fatta di persone con grandi qualità, ognuna diversa dall’altra, non potrei fare nulla.

Interni della Pinacoteca Agnelli Life&People Magazine lifeandpeople.it

Un’immagine della Pinacoteca Agnelli

A inizio intervista, abbiamo parlato dell’opera di riconversione di Renzo Piano. Nel 2003, lei ha lavorato, con Carlo Olmo e Michela Comba, al testo “Le metafore e il cantiere: Lingotto 1982-2003”, edito da Allemandi.

Marcella Pralormo cosa porta ancora con sé di quell’esperienza di pubblicazione?

E’ stata una bella esperienza che ci ha permesso di studiare e percorrere tutte le fasi di costruzione e di trasformazione del Lingotto e tutti gli attori che hanno partecipato alla sua costruzione e alla sua riconversione.

Ho negli occhi tutte le bellissime fotografie scattate da tanti bravissimi fotografi, da Gabriele Basilico, a Gianni Berengo Gardin a Pino dell’Aquila a Massimo Listri.

Cosa pensa delle espressioni artistiche basate sulle nuove tecnologie e sul mondo digitale? Glielo chiedo perché mi occupo spesso di “creative technology” e sono molto interessato al tema.

Personalmente prediligo le tecniche più tradizionali e in particolare la pittura. Ma in questo periodo di quarantena mi ha molto affascinato l’opera di un artista Marcos Lutyens.

Lui crea delle opere d’arte che condivide attraverso l’ipnosi e fa queste sedute di ipnosi in diretta su Instagram ogni settimana.

Mi è sembrato un modo molto interessante e interattivo di utilizzare la tecnologia con il pubblico e con l’arte.

C’è qualche aspetto dell’esperienza sociale e culturale della Pinacoteca che non abbiamo toccato e le piacerebbe evidenziare?

Mi fa piacere parlare di un’iniziativa che abbiamo avviato da poco: Radio Pinacoteca. 

Una radio partecipativa su Spotify, dove i visitatori possono inserire le loro canzoni preferite abbinate alle opere della Pinacoteca. Sta avendo un ottimo successo di pubblico.

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