Giambattista Valli, Roger Vivier: radici italiane, esprit parisien. Storie di moda e di passione per un mestiere da sempre sognato e che oggi è una solida realtà. Storie che si intrecciano a Parigi sotto le due bandiere tricolore e che si esprimono in collezioni di abiti e accessori molto speciali.
Giambattista Valli, Gherardo Felloni, un romano e un aretino. Alle spalle solide famiglie borghesi, sopra di loro la bellezza artistica e architettonica delle rispettive città di nascita destinate a lasciare qualcosa di più di una traccia nel loro lavoro.
Valli, motore della sua azienda caparbiamente portata a Parigi venti anni or sono. Gherardo Felloni, da soli diciotto mesi direttore creativo Roger Vivier.
Il marchio super glamour, simbolo dell’eleganza francese più chic e un filo snob, dal 2001, anno dell’acquisizione fortemente voluta da Diego della Valle, il “gioiellino” di famiglia del gruppo italiano Tod’s.
A Parigi, durante le giornate del pret a porter francese femminile per il prossimo inverno
che arrivano regolarmente a conclusione nonostante lo spettro del Coronavirus, sono loro a firmare due delle collezioni più forti.
Perché quando il dna, la maestria e la passione italiana incontrano l’aria francese, unita a quel certo “je ne sais quoi”, mettetevi in salvo, non ce n’è per nessuno!
“Volevo fare un omaggio alla donna parigina, alle tante donne parigine”, ci racconta Giambattista Valli al termine del suo show ospitato nel Musée des Arts Décoratifs.
Abiti che incrociano con mano esperta spunti maschili e femminili. Pizzi seduttivi e giacche sartoriali, cerchietti e fiocchi tra i capelli, anfibi e mocassini bassi ai piedi, anche con il più gentile abito da sera in taffeta di seta rosa cipria.
Extra-vaganza, alla francese, impertinente e “très chic”.
“E’ vent’anni che sono qui, metà della mia vita”, continua Giambattista Valli.
“Volevo proprio dare voce e luce a questo senso un po’ voyeristico e sfrontato della parisienne. Sensale e garconne allo stesso modo, con uno charme che conquista e conquisterà sempre chi arriva a Parigi.
Un’attitudine differente da tutto, anche dalle donne italiane e che io ho voluto indagare con questa collezione che è un po’ un caleidoscopio delle tante personalità e sfaccettature.
C’è la bourgeoise e l’esistenzialista della Rive Gauche,
quella più funk accanto alla più couture, insomma tutto il loro abecedario che ho osservato in questi anni.
Alle spalle di Valli il mood board, il pannello che racconta l’ispirazione dello show, sottolinea il racconto. E’ così. C’è il blazer di Gainsbourg e la petit robe noir super chic, il denim quotidiano ma tagliato in maniera sartoriale.
I fiori come applicazioni vengono invece dalle porcellane di Meissen che facevano appositamente per Marie Antoniette.
C’è l’idea di queste rose che arrivano sulle tavole del breakfast di questa giovane parigina e si spostano, poi, sui vestiti. Ai piedi poi ho messo di tutto, ho guardato quello che va in strada.
Credo che la personalità di un uomo o di una donna si veda proprio dal “piedistallo”!
Così ho usato il loafer, gli anfibi, il sandalo stiletto, il mocassino gioiello, proprio per mettere in luce la forte e differente personalità di queste ragazze”.
“Da romano ormai trapiantato a Parigi, amo lavorare sulla ricerca di questo senso della bellezza” conclude Valli. “Lo considero il cuore del mio lavoro, in questo momento ancora di più. In un quotidiano cosi instabile è bello dare questa forza alle donne, di cui mi sento fortemente complice.
Io mi reputo, come dicono qui a Parigi, un fornisseuer, un fornitore di bellezza, supportando al massimo i bisogni femminili.”
Bisogni che quando si parla di borse e di scarpe diventano soprattutto delle vere e proprie urgenze. Come sa bene Gherardo Felloni, allevato a latte e scarpe, business dell’azienda della sua famiglia.
Già direttore creativo degli accessori Miù Miù e oggi seduto sulla stessa poltrona da Roger Vivier,
storico calzolaio francese scomparso nel 1998, che con le sue creazioni ha scritto pagine indimenticabili nella storia della moda e del cinema.
Oggi tocca a Gherardo proseguire quel racconto e il designer aretino non si tira di certo indietro, anzi…
Creatività ed energia sono la benzina delle sue collezioni presentate alla Paris Fashion Week, con una regolarità che in poco tempo è divenuta appuntamento irrinunciabile.
Nell’ Hotel Vivier allestito in particolari e in genere piccole ma preziose residenze di Parigi che, di volta in volta, divengono spettacolare cornice di altrettanto spettacolari presentazioni che, tra contenuto e contenitore, regalano sorpresa, gioia, sorrisi.
Questa volta è la fondazione Cino e Simone del Duca, a Parigi, ad aprirsi a “Sensorama”,
un viaggio nei cinque sensi cadenzato da scarpe, stivali e borse capaci di risvegliare il gusto e il tatto.
Sorprendere l’occhio e arrivare anche a sfiorare il sesto senso, quello più onirico e metafisico tra delicate e divertenti presenze di modelle-fantasma che arrivano in punta di piedi e di tacco su scarpe di cristallo luminoso e trasparente.
“Senza la mia fantasia non riuscirei a creare niente”, ci racconta il designer raggiunto nel suo formidabile studio rosa all’ interno della boutique Roger Vivier di Faubourg Saint Honorè, il cuore dello chic parisien, a due passi dall’ Eliseo.
E “Sensorama” è proprio un omaggio a tutti i sensi che stimolano la fantasia. Ho guardato alla couture ma anche ai classici degli anni’70 e alla grande storia della casa.
Ci sono dodici stivali a coscia, dei cuissard ricamati, servono dodici ore per farne uno, che si ispirano a Brigitte Bardot e rappresentano la parte più creativa dell’esposizione dell’Hotel Vivier.
La Fondazione Cino del Duca è prima di tutto bellissima, un giardino, scale e saloni straordinari, un po’ art decò e un po’ haussmanniana.
Uno straordinario mix di cultura italo-francese.
L’ho scelta anche per questo, volevo qualcosa di unico per la mia quarta collezione. Desiro sempre sorprendere nella vita e nel lavoro. Lo faccio sempre lavorando sui grandi classici di Roger Vivier, scarpe e borse come la nuova “Miss Vivier”, in tweed grafico e fibbia di cristallo.
Ma c’è anche la piccola borsa a secchiello ricoperta di frange lunghissime che danno movimento. E anche i cuissard hanno le frange. Sono esuberanti, allegri, hanno carattere, mi piacciono moltissimo. Belli e ben fatti, in Italia.
Roger Vivier fa accessori di lusso che devono essere perfetti. Non ci potrebbe essere un posto diverso dall’Italia. Io poi vengo da una famiglia di calzolai.
Ho sempre vissuto nel mondo della calzatura di lusso, la scelta del materiale, delle forme, e il savoir faire per me è davvero fondamentale.
E quando calzi una scarpa e prendi in mano una borsa, te ne accorgi, il mondo se ne accorge. Se non hai quel gusto e non c’è quel savoir faire italiano, non ce la puoi fare.