Cala il sipario sulla Milano Moda Uomo 2020. Una fashion week, sotto la Madoninna, molto risicata con poche presentazioni e rare eccellenze.
Milano Moda Uomo 2020: eleganza nel nome della sostenibilità
Un denominatore: fare quadrato per il bene del pianeta.
Tutte le griffe – o la maggior parte visto che Gucci non ne ha fatto menzione – hanno accordato che l’ecosostenibilità deve essere il perno delle collezioni.
In tutto, ventisette presentazioni dettate dal ritorno della sartorialità, spesso manovrata da dettagli contemporanei che ne rivoluzionano il concetto.
Giorgio Armani presenta le due collezioni maschili, Emporio Armani e Giorgio Armani: entrambe legate dalla brama di evasione dalle città.
Un antitodo contro lo stress quotidiano che va curato attraverso capi outdoor da utilizzare in montagna.
Gli sport invernali, dunque, sono attentamente osservati dalle grandi griffe.
Un altro esempio è la collezione autunno/inverno 2020-21 di Ermenegildo Zegna che porta in pedana uno tra i progetti creativi più sartoriali presentati alla Milano Fashion Week fall/winter 2020-21.
La Maison fondata nel 1910 a Trivero (Piemonte) porta in scena un progetto realizzato da tessuti riciclati.
Sartori delinea la nuova sartorialità attraverso l’abbinamento di stoffe scuba e lana.
Anche Fendi e Prada prendono a cuore il tema eco-friendly.
Miuccia presenta l’uomo borghese in chiave Surreal Classic.
Camice, pullover intagliati, pantaloni tailoring e cardigan, il tutto confezionato con abbinamenti “surreali” sia sotto l’aspetto materiale sia nel mood.
Silvia Venturini Fendi, invece, dona un tocco di modernità all’heritage classico della griffe.
Il mix perfetto è tradizionalismo unito a dettagli urban per capi sartoriali ma comodi, che giustificano la necessità di guardare al futuro.
DSquared2 festeggia i primi 25 anni di attività.
DSquared2 torna a Milano con la collezione co-ed autunno/inverno 2020-21 che ripercorre gli inizi dei fratelli Dean e Dan Catten.
In passerella sfilano gli anni Novanta con jeans a vita bassa, montoni rovesciati, montgomery e cappe.
Per la donna, invece, sensualità a profusione.
Il carattere dominante della femme fatale si traduce in minigonne vertiginose in pelle abbinate, ad esempio, a camicie in tartan, cardigan e giacca in lana dall’effetto tricot.
Salvatore Ferragamo sviluppa il tema della sartorialità.
L’uomo Ferragamo è un borghese che non rinuncia ad abiti comodi ma di alta fattura.
Paul Andrew, attuale direttore creativo dell’azienda italiana, propone un progetto legato all’heritage classico dell’azienda mixato ad un anticonformismo inedito.
L’austerità del marchio si accentua attraverso filati pregiati, illuminati da colori conservatori come il cioccolato, il safari, il nero e il blu.
Gucci: Alessandro Michele ritorna bambino
La collezione menswear di Gucci guarda al passato.
Il messaggio sociale dello show firmato da Alessandro Michele è indispensabile per comprendere e studiare la direzione della nostra attuale società, ostile nei confronti di chi è definito, paradossalmente, “diverso”.
La collezione è gender fluid.
Il creativo romano pone l’attenzione sul tema trasportandoci nel passato e facendoci vivere il disagio attraverso gli occhi di un bambino.
La fanciullezza, senza alcuna malizia, è la chiave per confrontarci su un tema caldo degli ultimi tempi.
In passerella sfilano modelli con micro maglioni intagliati, pantaloni con pinces e, talune volete realizzati in velluto a coste.
E ancora calzoncini abbinati a calze in cotone bianco e un evergreen in età infantile, le Mary Jane.
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