Il 12 febbraio 1947 segna un cambio epocale nell’ambito della moda. Trionfa Christian Dior e la sua Ligne a Corolle.

Christian Dior, ritratto del dittatore garbato della moda

È stato definito il re indiscusso dell’Haute Couture sino alla sua morte avvenuta nel 1957: Christian Dior è il dittatore garbato della moda, colui che celebra la donna in tutta la sua magnificenza.

La storia del couturier francese nasce da una sfida personale. O, per meglio dire, da una stella sul quale inciampa.

Chi conosce la sua biografia, saprà che Christian, l’ometto basso e calvo, è molto superstizioso.

Appunto, è inciampando su una stella di bronzo, caduta da chissà dove, che si convince ad accettare l’invito di Marcel Boussac a fondare assieme un’azienda.

E poi, ancora, l’incontro con la veggente Madame Delahaye che prevederà il suo destino.

Ti ritroverai senza soldi, ma le donne ti aiuteranno. È grazie a loro che farai fortuna. Ne trarrai grandi profitti e dovrai fare grandi traversate“, confiderà.

La Ligne Corolle di Christian Dior: il successo del 12 febbraio del 1947

Dopo la sfilata dal quale otterrà un successo inimmaginabile si disegnò il profilo di uno dei sarti più idolatrati della storia.

Al termine della défilé, tenutosi al numero 30 di Avenue Montaigne, molti commentarono la sfilata con parole di giubilo, come un americano che lo descrisse come “Napoleone, Alessandro Magno, Cesare della moda“.

Anche la celeberrima Carmel Snow dichiara:

“Dior salvò Parigi allo stesso modo in cui Parigi fu salvata nella battaglia dalla Marna.”

La stessa giornalista, inoltre, dà alla prima collezione di Christian il nome di New Look.

La collezione invernale presentata dal couturier nell’agosto dello stesso anno era composta da abiti con gonna vaporosa, ottenuta con quaranta metri di contorno.

Il successo ottenuto sin dal debutto provoca, nei colleghi, una sorta di frustrazione, deviata dalla continua concorrenza.

Il maestro della sartoria Cristobal Balenciaga, ad esempio, accusa Christian Dior di maltrattare la stoffa, trovando spaventoso il modo in cui sovrappone fustagno, tulle e tela canapina.

Anche l’agguerrita Coco Chanel critica il lavoro del sarto, dichiarando:

Dior, non veste le donne, le imbottisce.”

giacca look Christian Dior.jpg

Il New Look fu davvero una rivelazione?

Dalle parole di Gabrielle Bonheur, infatti, possiamo definire il fenomeno del New Look che, in realtà, di nuovo ha ben poco.

L’operazione di Dior, infatti, non propone assolutamente una nuova moda, piuttosto sembra il tentativo di riportare in auge il rigore estetico della Belle Époque, dove le donne erano costrette ad indossare pesanti abiti sorretti da corsetti balenati.

Ecco, l’intenzione del sarto è proprio quella di far rivivere “la tradizione del grande lusso” nella moda francese.

Difatti, in passerella sfilano abiti che giungono a pesare anche quattro chili.

Questo spiega l’acerrimo affronto di Coco Chanel.

Lei, la donna che fu l’antesignana di una moda libera, certamente più quotata allo sportswear.

Il couturier francese, però, ha ben chiaro il percorso intrapreso e certamente non si fermerà dinanzi alle critiche.

Motiva la sua scelta, dichiarando:

L’Europa era stanca di veder cadere bombe, ora voleva vedere un fuoco d’artificio“.

Christian Dior, la sua vita prima di diventare stilista

Come accadde a molti suoi colleghi (ricordiamo ad esempio l’architetto della moda Gianfranco Ferré) anche Dior intraprese un’altra carriera prima di giungere, a quarant’anni, a realizzarsi come stilista.

Nato il 21 febbraio del 1905 a Granville, in Normandia, da piccolo è incline all’arte pittorica ma l’opposizione del padre lo costringe a studiare Scienze Politiche.

Tuttavia, il genitore gli permise di coltivare la sua passione finanziandogli l’apertura di una galleria al quale, però, avrebbe dovuto dedicarsi solo nel tempo libero.

Il crollo della Borsa, avvenuto nel 1930, manda in bancarotta la famiglia costringendo, così, Christian a mantenersi con le sole forze.

Chiude la galleria e inizia a lavorare come illustratore di moda presso Robert Piguet.

L’entusiasmante carriera, però, è interrotta dalla chiamata alle armi dal quale, però, sarà congedato l’anno seguente.

Quindi, giunto a sud della Francia e ricongiuntosi con il padre e la sorella Catherine, inizia a dedicarsi all’agricoltura.

Nel 1941 torna a Parigi e viene assunto come disegnatore da Lucien Lelong modificando, in brevissimo tempo, la linea.

Poi, appunto, l’incontro con Boussac che cambierà radicalmente la sua vita.

Dior e la superstizione

Come sopracitato, Christian Dior è un uomo molto superstizioso.

La sua carriera si basa sulle parole di una veggente, Madame Delahaye che gli consiglia persino quali bouquet avrebbero dovuto ornare gli spazi del suo atelier.

Nelle sue memorie è ricordato come lo stilista soffrisse di una forte depressione legata ad ogni sua presentazione che veniva organizzata due volte l’anno.

Il suo era un blocco di prestazione.

Infatti, in cerca di equilibrio emotivo, si esiliava in una delle sue dimore e gli unici a poter entrare in contatto con lui erano, appunto, la cartomante e un servitore che portava i pasti.

Affacciato alla finestra, in cerca di ispirazione, iniziava a tracciare i profili dei bozzetti. Tanti scarabocchi, disegni astratti e poi, il modello finale.

Il sarto e il marketing

Seguiti i consigli della veggente, Dior si affaccia sul mercato statunitense per sondare il terreno.

Nel 1947, inoltre, il grande magazzino texano Neiman Marcus lo invita a ritirare lOscar del Design e proprio in questa occasione dichiara “Noi vendiamo idee“.

La sua intuizione, che oggi appare del tutto scontata, porterà all’invenzione del copyright che impedirà la riproduzione di un abito in cambio di una somma di denaro una tantum.

Ottenne, così, una percentuale su ogni suo abito riprodotto.

Questo episodio è significativo nella storia della griffe e porta l’amico Jean Cactou a dichiarare che Dior fosse la combinazione di “Dieu” (Dio) e “Or” (Oro).

Nel 1947, inoltre, lancia il primo profumo, Miss Dior. Seguirono, poi, Diorama e Diorissimo.

Christian Dior febbraio 1947 Life&People Magazine lifeandpeople.it

Dior e la salute. I primi segni di cedimento e la morte

Christian Dior è un uomo tormentato. Subisce lo stress pre-collezione, pre-presentazione e ancora, sente la mancanza dell’unico punto di riferimento nella sua vita: la madre morta in giovinezza.

A metà degli anni ’50 accusa i primi malesseri che non passano inosservati tra l’opinione pubblica.

Un aneddoto incredibile ci informa sul suo stato psico-fisico precario.

Nelle sue memorie, infatti, è riportato che sia la veggente sia il suo autista Perrotino (peraltro, amore di gioventù) erano costretti a fare diversi giri in auto, dell’isolato, prima di poter convincere Christian ad entrare nel suo atelier.

Nessuno è a conoscenza del suo tormento interiore. Solo Perrotino è in apprensione per il suo malessere.

E del fatto che il sarto dovette affrontare due attacchi di cuore.

A questo si aggiungono, inoltre, le sue pene in amore.

Nessun amante, infatti, è in grado di soddisfare le sue esigenze spingendolo a credere che il problema fosse proprio in lui. Si sentiva rifiutato.

L’unico a sottrarlo da questi amari pensieri è Jacques Benita, un giovane di origine nordafricana che gli fa ritornare il sorriso e che lo spinge persino a mostrarsi pubblicamente innamorato del suo compagno.

Proprio per Benita, Christian Dior decide di recarsi a Montecatini per poter snellire un girovita appesantito.

È il 1957. Tale decisione è irremovibile.

Nonostante la cartomante, dopo aver predetto esiti nefasti, il couturier parte per il viaggio in Italia. Per la prima volta non le diede retta.

A bordo della sua auto, con al seguito autista, direttrice e figlioccia, si reca a Montecatini, città dal quale non farà più ritorno se non in una fredda bara.

La sera del 23 ottobre del 1957 Dior è colpito dall’ultimo e fatale infarto. Muore a 52 anni.

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