Annie Ferrari: uno sguardo che penetra l’animo, un’andatura che oltrepassa l’eleganza del vestito relegandolo ad “accessorio”, dipingendo un quadro feroce e languido, in cui paiono convivere Eros e Thanatos. Una fluente chioma rosso fuoco incornicia quel volto pallido che è  insieme ardente e malinconico, dotato di una bellezza retrò.

Una identità che nei primi anni ’70 seppe infrangere alcuni stereotipi nel mondo della moda e dell’Haute Couture, anticipando di decenni stili e tendenze.

Sfinge misteriosa, Vamp Lady del Fashion System, è dotata di una bellezza mefistofelica, irresistibile, pericolosa. Icona per stilisti quali Thierry Mugler, Claude Montana, Comme des Garçons, Yves Saint Laurent, Jean Paul Gaultier – solo per citarne alcuni – la sua immagine, il suo “gesto” sono parte della storia della moda.

È Annie Ferrari

“Ferrari”, un cognome che evoca il rosso, il lusso, il design, la velocità. Origini italiane?

Caro Luciano, la tua introduzione elogia la mia persona. Sei passionale nelle descrizioni di quelle immagini tanto sofisticate, questo mi onora. Ti racconterò la mia piccola storia. Hai ragione, sono di origini italiane da parte dei miei nonni, ma io sono nata a Nizza.

Quando e come sei entrata a far parte del mondo della moda? Ti sono mancati i tuoi amici e la tua vita ordinaria?

Sono andata a Parigi nel settembre 1970 con l’idea di lavorare nella moda. La fortuna ha voluto che lì incontrassi uno stilista che disegnava per la linea uomo di Yves Saint Laurent. 

Quando mi ha visto mi ha subito proposto di partecipare a un casting proprio da Yves, ed evidentemente è andata bene, visto che lui in quel momento era alla ricerca di una personalità  differente dai soliti stereotipi. Non avevo mai fatto un défilé nella mia vita, figuriamoci nell’alta moda, ma con Monsieur  Saint Laurent è stato magico!

Sin dai primi anni ’70 la tua estetica dirompente e insolita ha suscitato interesse nel pubblico, anticipando molti aspetti dalla cultura Punk. E’ stata una tua scelta quella di tingere i capelli di rosso? E cosa rappresenta per te il rosso?

I miei capelli…mia madre aveva i capelli rossi, una magnifica capigliatura che io ho ereditato.

Annie Ferrari Life&People Magazine lifeandpeople.it

Da quali ideali di bellezza si è sentita ispirata Annie Ferrari per la sua immagine?

Ho sempre avuto un’ammirazione per quelle magnifiche attrici americane degli anni ’50 che hanno influenzato me e i couturiers con cui ho lavorato.

Modella ricercata e ammirata. Il 29 gennaio del 1971, Yves Saint Laurent presenta “Libération” o “Quarante”, una collezione ispirata alla moda degli anni in cui Parigi fu occupata dai nazisti. Abiti corti e con spalline, calzature con la zeppa, turbanti, e tu che stupisci il pubblico con indosso un vestito dal cui tessuto emergono labbra sensuali che attanagliano sigarette.

Il rimando è al surrealismo feticistico di Elsa Schiaparelli. La sfilata crea polemiche. La stampa la condanna ma la gente la acclama decretandone il successo. Creatori di moda – quindi – che sono anche artisti, come te precorritori di tempi e atmosfere.

Sei stata attratta da loro nella stessa misura in cui loro sono stati attratti da te?

Mi è sempre piaciuto mescolare stili diversi per dar luce alla mia identità.

L’abito che ti è rimasto nel cuore? E quale la volta più difficile?

L’abito di velluto rosso di Thierry Mugler! Idossarlo in passerella è stato il momento di più grande emozione, anche perché sapevo che era una delle ultime sfilate a cui partecipavo come modella. Sayoko Yamaguchi, Loulou de la Falaise sono solo due tra le più celebri indossatrici con cui hai lavorato.

Qual è stato il tuo rapporto con le tue colleghe? Esisteva competizione?

All’epoca io non avevo della concorrenza, i creatori di moda rispettavano la personalità delle modelle e non esisteva alcuna rivalità tra di noi.

Modella, ma anche disegnatrice di gioielli. Ne hai creati per Yves Saint Laurent, di cui conservi dei figurini autentici. Hai disegnato degli avveniristici bijoux anche  per Mugler, collezione “Atlantide”. Creazioni che appaiono ancor oggi provenire dal futuro.

A cosa si ispira Annie Ferrari quando disegna?

Per quel che riguarda la mia vita privata, questa ha sempre avuto una priorità sul mio lavoro. Ho incontrato mio marito nel 1971 e non ci siamo mai lasciati. E’ lui che inizialmente ha creato il marchio di gioielli, mi sono in seguito unita a lui per creare degli accessori straordinari ispirati dall’amore per la bellezza delle cose e della vita.

Sei stata considerata una tra le modelle maggiormente provocatorie. Il tuo sguardo sfrontato, i tuoi movimenti lenti e sensuali hanno creato scandalo, catalizzando l’attenzione del pubblico e della critica. Non hai realizzato semplici sfilate, ma “performance estetiche” contribuendo all’emancipazione del ruolo della donna dentro e fuori i saloni della moda.

A partire dal nuovo millennio l’estetica delle modelle ha subito una profonda involuzione. Anoressiche, cancellate in volto e rese simili tra loro, depersonalizzate e quasi vicine ad automi.

Annie Ferrari Life&People Magazine lifeandpeople.it

Queste anonime pressoché adolescenti fanciulle sfilano rapidamente con lo sguardo vuoto, senza sorridere. Cosa pensi di questo modo di essere “modella”?

Ultimamente mi sono allontanata dal mondo della moda perché non racconta più grandi cose, tutto è stato già detto e si gira in tondo. Non c’è più rispetto… Queste ragazze troppo magre e troppo giovani sono parte di un’altra era che non mi appartiene più, come si suol dire… largo alla giovinezza.

Sono felice di aver vissuto tutto allora, e fiera di aver partecipato  alla realizzazione di un sogno. Voilà Luciano. 

Ferrari, un cognome che anticipa un’identità, in linea con la personalità e con l’estetica. Annie sfreccia, “testa rossa”, insuperabile.

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