Una carriera caratterizzata da tanti successi,
game designer e programmatore, imprenditore, collezionista, mago e astronauta, Richard Garriott in arte “Lord British” è davvero un personaggio unico nel suo genere.
Richard Garriott, è l’esploratore della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) nel 2008.
L’abbiamo incontrato a Milano, nello studio del fotografo Enrico Ricciardi e ha rilasciato questa intervista a Life&People.
Richard, hai altre avventure spaziali in programma?
Nonostante non abbia pianificato nessun ritorno nello spazio nei prossimi anni, rimane comunque tra gli interessi principali della mia famiglia.Ho speso gran parte del mio patrimonio per la visita del 2008 alla ISS, ma prevedo che il costo si abbatterà di almeno cento volte nei prossimi dieci anni quindi conto di ritornarci.
Sei considerato anche il padre dei giochi di ruolo per PC. Esistono fan club dedicati ancora adesso che ricordano con affetto questi classici giochi.
Tu o altri creatori della serie siete in contatto con questi appassionati?
Pensiamo che l’interazione con la comunità dei fan sia un tassello essenziale per il successo dei giochi.Nel nostro nuovo titolo “Shroud of the Avatar”, abbiamo proprio voluto enfatizzare la nostra interazione con i fan, sia virtuale che nel mondo reale.Proprio per questo mettiamo a disposizione bonus in-game per i gruppi che si incontrano di persona, perché pensiamo che queste amicizie siano da valorizzare.Tante persone collezionano videogiochi per tanti sistemi diversi, ma la passione per i giochi è cresciuta negli ultimi anni, sia i giochi Ultima che gli Origin sono sempre molto popolari tra gli appassionati.
A proposito di collezionismo, sappiamo che ti sei incontrato l’anno scorso a Venezia con il nostro fotografo Enrico Ricciardi, orgoglioso possessore di una delle collezioni.
Abbiamo una foto di te e lui mentre tenete in mano il “Sacro Graal” della serie Ultima, il primo Akalabeth, e il calendario di Enrico, ispirato alla serie.
Richard Garriott quali sono gli oggetti più preziosi che hai?
Ho iniziato nell’industria videoludica proprio agli albori. Il mio primo gioco pubblicato fu Akalabeth, che originariamente pubblicai io stesso in un’edizione superlusso.Una busta di plastica chiusa con una zip e un manuale di istruzioni rilegato a mano.Ne ho vendute una dozzina, poi fui contattato da un distributore nazionale che ha realizzato un’edizione in una scatola più grande, alzato il prezzo e venduto migliaia di copie.E così iniziò la mia carriera, quelle prime copie fatte a mano di Akalabeth sono davvero tra i pezzi più rari.
Ci descrivi quell’incontro?
L’amico Enrico Ricciardi ha trovato una di quelle poche collezioni vendute e mi ha fatto molto piacere vederla di persona l’anno scorso.Sono così rare che neanche io ne vedo più. Della mia collezione, ho preso diversi coin op in passato e ho ancora tutti i sistemi di sviluppo originali Apple, gli hardware e i giochi che hanno ispirato il mio lavoro.
Sei riconosciuto come tra i più grandi designer dell’industria videoludica, al momento sappiamo che stai lavorando sul tuo nuovo titolo, Shroud of the Avatar.
Quali sono le abilità e le esperienze che hai raccolto in 37 anni di lavoro?
I miei primi giochi li ho fatti praticamente da solo. Ero designer, programmatore e artista.Adesso sui videogiochi ci lavorano team enormi, ci si investono milioni di dollari e anni di lavoro.Con l’espansione dei team, ho notato come qualunque artista con cui abbia lavorato sia più abile di me, io non sono mai stato granché.Nonostante fossi un bravo programmatore, quelli con cui lavoro oggi sono migliori di quanto lo sia io ora.Eppure, proprio per la poliedricità della mia esperienza, pochi di questi giovanotti possono vantare la mia esperienza, ho delle abilità uniche che pochi riescono a comprendere o hanno la possibilità di sviluppare.La mia capacità di ricercare soluzioni rimane la base essenziale per le scelte strategiche di design.
Hai scritto un libro di recente, puoi dirci qualcosa di più?
Il mio nuovo libro si chiama “Explore Create”, un racconto delle esplorazioni e creazioni che ho fatto dimostrando come, se si vuole creare qualcosa di originale sia necessario tenere una mente aperta all’esplorazione e alla scoperta.Tento di dimostrare come, la curiosità su ogni aspetto della realtà, dalla scienza alla matematica dalla storia alla filosofia, possa generare influenze utili nella creazione delle realtà virtuali.Avere successo nel gestire diverse società del gaming e nell’esplorazione spaziale richiede attenzione alla qualità, non accontentarsi né arrendersi mai nonostante le sconfitte.Nel libro, invito i lettori a mettere in pratica ciò che scrivo nelle loro vite, con l’ausilio di alcuni consigli e giochi. Spero che tutti possano trovarne ispirazione.