C’è stato un tempo in cui la moda uomo si muoveva all’interno di una grammatica rigida: giacche strutturate, pantaloni impeccabili, colori sobri, oggi viene archiviato definitivamente il tempo del binarismo. Parola chiave: gender fluid non una tendenza passeggera, ma una trasformazione profonda del linguaggio stilistico maschile. Le passerelle internazionali parlano chiaro. Da Parigi a Londra, da Milano a Tokyo, i designer stanno riscrivendo il menswear attraverso silhouette ibride, riferimenti trasversali e capi un tempo esclusivi del guardaroba femminile. Il risultato è una nuova grammatica estetica che non ha più bisogno di definizioni nette, ma si muove con naturalezza tra i generi.
Il corpo maschile si ricompone
Una delle novità più visibili è la trasformazione della fisicità maschile all’interno della narrazione moda. Il corpo non è più costretto entro i confini del rigore sartoriale, ma viene esaltato, svelato, talvolta persino ornato. Il corsetto, ad esempio, è tornato—non come feticcio queer o provocazione, ma come dichiarazione stilistica. Lo abbiamo visto da Ludovic de Saint Sernin, che plasma il corpo maschile in strutture leggere e sensuali, e da JW Anderson, che gioca con top scultorei, trasparenze e materiali tech. Anche Rick Owens continua a portare in passerella uomini ieratici e androgini, avvolti in tuniche drappeggiate, pelle metallizzata e stivali platform. Non si tratta solo di showmanship: è un’estetica che cancella la distinzione tra forza e fragilità, tra potere e vulnerabilità.
La fluidità si fa mainstream
L’ingresso della gender fluidity nel menswear mainstream vede brand come Zegna o Fendi, storicamente legati a un’immagine virile e borghese introdurre nei loro ultimi show elementi sempre più contaminati: gonne pantalone, camicie in seta trasparente, maxi borse morbide indossate con naturalezza da modelli maschili. L’obiettivo non è tanto scioccare quanto normalizzare, rivelare che la libertà di espressione può essere elegante, sobria, portabile e soprattutto autentica, la moda uomo oggi non veste più ruoli, ma persone e lo fa con una delicatezza che sorprende.
Tessuti e dettagli: il linguaggio della libertà
Anche i materiali raccontano questo cambiamento. La moda gender fluid si affida a tessuti leggeri, spesso impalpabili: voile di cotone, chiffon, georgette, jersey tecnico che accarezza la pelle senza costringerla. Le cromie sfumano in palette tenui—rosa cipria, verde salvia, crema—mentre i dettagli diventano centrali: fiocchi, plissé, ruches, trasparenze. Ma non c’è nulla di caricaturale, è tutto calibrato, sobrio, quasi silenzioso. Marchi emergenti come SS Daley o Steven Stokey-Daley stanno facendo scuola in questo senso: partendo da codici classici inglesi, li decostruiscono attraverso layering delicati, tagli asimmetrici e una narrazione queer che non ha bisogno di spiegazioni.
Il ruolo delle celebrities: testimonial di un’identità fluida
Anche il mondo dello spettacolo ha accelerato il processo. Timothée Chalamet, Harry Styles, Troye Sivan, Maneskin: tutti interpreti di un nuovo maschile, capace di indossare un completo di lamé rosa o un crop top senza perdere credibilità. Non è solo questione di stile, ma di rappresentazione, figure pubbliche funzionano come specchio per un’intera generazione cresciuta senza dogmi, che cerca nei vestiti non un’identità imposta, ma una possibilità espressiva.
Genderless o gender aware?
È però importante chiarire che gender fluid non significa necessariamente genderless. Se alcuni brand puntano su capi totalmente neutri, altri preferiscono esplorare il genere come spettro, come terreno fertile per nuove possibilità. La moda non è “senza genere”, ma consapevole del genere—in grado di attraversarlo, destrutturarlo, riappropriarsene. La differenza è sottile ma fondamentale, è il passaggio da una negazione a una presa di coscienza. Il corpo maschile, per decenni rigidamente inquadrato, ora si riappropria di gesti, dettagli e suggestioni che erano stati messi al bando e lo fa con naturalezza, senza forzature, come un gesto estetico e politico insieme.
Verso un nuovo vocabolario maschile
In definitiva, la moda gender fluid non è una tendenza, ma un cambiamento culturale profondo. Una nuova generazione di designer sta lavorando per costruire un vocabolario visivo in cui ogni uomo possa riconoscersi, al di là delle etichette. La moda diventa così spazio di dialogo, inclusione e libertà, un luogo in cui la camicia può diventare tunica, il pantalone trasformarsi in gonna, e la giacca diventare abito senza perdere forza o identità. In un mondo che evolve sempre più velocemente, il menswear risponde con apertura e riscrive le regole non per provocare, ma per amplificare la realtà: quella di un abbigliamento maschile che non ha più paura di essere molteplice.