Colori in contrasto, calze spaiate, volumi sovrapposti e quell’attitude impossibile da ignorare: lo stile Pippi Calzelunghe contamina il fashion system con una forza creativa che non ha nulla di infantile. Dietro a quell’apparente leggerezza naïf si nasconde un messaggio potente: la moda può e deve essere un atto di libertà. Il 2025 si conferma l’anno del gioco come codice espressivo, della dissonanza come equilibrio e del rifiuto delle regole precostituite. Non è un caso che proprio stilisti come Francesco Risso per Marni o Hillary Taymour per Collina Strada stiano portando avanti una visione in cui il caos diventa stile, e l’infanzia diventa statement politico.
Ribellarsi con ironia: quando la moda diventa atto sovversivo
In un’epoca iper-performativa, in cui ogni look è studiato al millimetro per i social, il ritorno a un’estetica più libera e “scomposta” suona come una provocazione consapevole. Pippi Calzelunghe, l’iconica bambina ribelle creata da Astrid Lindgren nel 1945, torna oggi come musa dell’anti-perfezione. Il suo stile volutamente sbilenco, colorato, disallineato rappresenta una forma di resistenza contro la rigidità del fashion system e l’omologazione estetica. È un modo per rivendicare il diritto al gioco, all’imperfezione e alla costruzione identitaria personale, anche (e soprattutto) attraverso il vestiario.
Marni SS25: il patchwork delle emozioni
Tra i casi più emblematici del ritorno allo stile Pippi Calzelunghe, la sfilata primavera/estate 2025 Marni ha raccontato perfettamente questa estetica. Silhouette destrutturate, layering inconsueti, combinazioni cromatiche apparentemente illogiche ma poeticamente efficaci. Abiti che sembrano cuciti a mano da una creatura fantastica: rouches asimmetriche, colori accesi giustapposti senza timidezza, calze sovrapposte, accessori naïf in plastica colorata e tessuti che ricordano copertine patchwork. Il messaggio è chiaro: il caos può essere elegante, se è autentico.
Collina Strada: il gioco come linguaggio politico
Se c’è un brand che da tempo porta avanti il discorso dell’identità libera e giocosa, è Collina Strada. Hillary Taymour ha portato in passerella modelle vestite con abiti simili a uniformi scolastiche sovvertite, accessoriati da sneaker oversize, parrucche dai colori iridescenti e make-up illustrativo.
Il risultato? Una celebrazione della personalità al di là del binarismo e delle categorie. Qui il riferimento a Pippi non è solo estetico, ma filosofico: giocare con l’abito è giocare con i ruoli, smontarli, ricrearli, metterli in discussione. Un invito a prendere spazio, anche (e soprattutto) con leggerezza.
Dall’infanzia all’iconografia fashion
Lo stile Pippi Calzelunghe non è una tendenza infantile, è piuttosto una traduzione sartoriale del diritto all’autodeterminazione. Non è un caso che negli archivi di Comme des Garçons, Vivienne Westwood e Marc Jacobs (con la linea Heaven), siano ricorrenti i riferimenti a calze spaiate, volumi oversize, accostamenti illogici ma potenti.
Il filone dell’“infantilismo consapevole” (così lo definisce la sociologa dell’abbigliamento Yuniya Kawamura) si fonde con l’estetica anti-conformista tipica delle sottoculture giovanili. I riferimenti vanno dalle prime lolita giapponesi agli street look berlinesi anni 2000, fino alla nuova generazione queer che rilegge l’infanzia come territorio libero da stereotipi.
Il guardaroba irriverente: disordine calcolato, energia consapevole
Riconoscere oggi uno stile Pippi Calzelunghe significa saper leggere i codici dell’anti-conformismo con occhio raffinato. I capi non seguono una logica precisa, ma rispondono a un’estetica interna ben definita. Le calze non sono abbinate per caso, ma scelte per creare attrito visivo. Gli abiti sembrano usciti da un baule vintage: salopette, mini a balze, t-shirt illustrate con personaggi infantili. Le giacche, spesso oversize o volutamente sproporzionate, richiamano un guardaroba improvvisato, disordinato, ma pieno di personalità. Ai piedi si alternano scarpe chunky, ballerine pop, sandali portati con calzini a vista, mentre gli accessori giocano la carta dell’ironia: fermagli in plastica, collane con perline colorate, mollette da bambina rivisitate in chiave fashion. Anche la palette contribuisce a costruire il messaggio: accostamenti apparentemente stridenti – come rosso pomodoro con azzurro cielo, rosa shocking con verde mela, giallo sole con lilla – diventano dichiarazioni di individualismo estetico. In questo caos organizzato, ogni elemento del look non è scelto per piacere agli altri, ma per rappresentare una forma di gioia personale e creativa.
L’anno della moda che sorride
Spensierato e coraggioso allo stesso tempo. Dietro ogni outfit colorato si nasconde un messaggio: il diritto di non essere conformi, di scegliere, di divertirsi con il proprio corpo e con la propria immagine; la moda non solo accoglie la diversità, ma la celebra attivamente. Non si tratta più di “stranezza” come esotismo, ma di libertà come valore centrale e in questo scenario, lo stile Pippi diventa più attuale che mai.