La figura del padre, nel contesto familiare e sociale, sta attraversando un periodo di trasformazione che sfida convenzioni storiche e culturali consolidate. La paternità, un tempo relegata al ruolo di figura autoritaria e distante, oggi ha assunto nuovi connotati che ne esaltano la partecipazione affettiva e l’importanza nel percorso educativo dei figli. La recente pubblicazione dello psicoterapeuta ed esperto di età evolutiva Alberto Pellai, “Nella pancia del papà”, non è solo un libro illustrato per bambini, ma una riflessione profonda sulla centralità del padre nella crescita e nello sviluppo emotivo dei figli.
Un dibattito aperto
Attraverso filastrocche che parlano di tenerezza, paura, gioia e desideri, l’autore invita a ripensare a questo ruolo come a uno dei pilastri fondamentali nella formazione dell’identità dei più piccoli. Il suo lavoro si inserisce all’interno di un dibattito più ampio sul significato della paternità, sulla sua evoluzione e sugli stereotipi che ancora la gravano, come il termine “mammo”. Nel libro, si parla di un’esperienza che non può prescindere dall’apertura emotiva, un passaggio che avviene nel momento stesso in cui il genitore incontra suo figlio. Pellai sottolinea che non è l’uomo a “fare” il padre, ma è il figlio a “far nascere” il padre.
Percorso di crescita
Questa riflessione sembra andare controcorrente rispetto a un modello tradizionale che ha spesso visto questa figura genitoriale come impositiva e poco incline a esplorare la propria dimensione affettiva. Oggi, invece, sempre più uomini cercano di partecipare attivamente nella cura della prole. Tuttavia, spesso, questo modo di fare sconta il pregiudizio di non essere “sufficiente”. Lo psicoterapeuta affronta questo tema con delicatezza, invitando a superare la visione del padre come colui che non può concedersi tenerezza senza snaturarsi. La tenerezza paterna, infatti, è troppo spesso sottovalutata o relegata a un ambito esclusivamente femminile, ma è proprio questo il punto cruciale: senza di essa, non esiste paternità.
Il cambiamento sociale
Se, in passato, il padre era associato ad una figura autoritaria, quasi sempre assente nella cura quotidiana dei figli, oggi siamo di fronte a un’evoluzione. Negli ultimi decenni, i padri sono diventati più coinvolti nel quotidiano della vita domestica, prendono parte attiva nell’educazione dei figli, sono coinvolti emotivamente e affettivamente nella loro crescita. Questo cambiamento, però, non è ancora universalmente accettato e continua a essere ostacolato da pregiudizi radicati.
“Mammo”: un termine che reinventa lo stereotipo
Uno degli aspetti più discussi del dibattito sulla paternità riguarda l’uso del termine “mammo”, diventato un’etichetta comune per descrivere gli uomini che svolgono un ruolo attivo nella cura familiare. Esso non solo femminilizza il padre, ma suggerisce implicitamente che il comportamento paterno debba essere un’imitazione di quello materno. “Mammo” è, infatti, frutto di un linguaggio che non riesce a emanciparsi da vecchi schemi culturali. Il suo uso non è altro che una resistenza al cambiamento, una sorta di reazione nostalgica al vecchio modello di genitore autoritario e distante.
Piuttosto che celebrare l’uomo che si prende cura del proprio figlio, contribuisce a ridurlo a una figura che deve essere ancora una volta giustificata rispetto alla madre. La paternità non può e non deve essere definita da un codice esclusivamente femminile, perchè ogni genitore ha il diritto di vivere il proprio ruolo senza dover rispondere a un’idea predefinita. In realtà, il padre di oggi deve abbandonare ogni idea di imitazione e dare vita a una propria visione che non risponda a stereotipi.
Esperienza di educazione emotiva
La paternità moderna non si limita a essere un’espressione di affetto, ma deve essere un percorso educativo profondo, che non solo costruisce l’identità del bambino, ma lo educa al rispetto, alla cura e alla non violenza. Proprio la cura – come suggerisce Pellai -, gioca un ruolo cruciale nella prevenzione della violenza di genere, poiché un padre che mostra tenerezza e che si prende cura del proprio figlio insegna implicitamente il valore della relazione affettuosa e non violenta. I bambini imparano molto più di quanto pensiamo osservando le dinamiche familiari, e il comportamento contribuisce in modo determinante a modellare il loro atteggiamento verso l’altro sesso.
Un ruolo da riscoprire
L’invito che Pellai lancia ai padri è quello di riconoscere il proprio ruolo come costruttori di affetti e di educatori sensibili, ma anche come figure che possono porre delle regole con fermezza. Non si tratta di essere il genitore “amico” o di abbandonare la propria responsabilità educativa, ma di trovare un equilibrio tra affetto e autorevolezza. La paternità moderna non è un concetto a metà strada, ma un cammino che deve essere compiuto consapevolmente e con coraggio.
Riconoscerne il valore non come imitazione della maternità, ma come una funzione specifica e complementare, è essenziale per costruire una società in cui entrambi i genitori siano visti come partecipi e responsabili nel processo educativo e affettivo dei propri figli. La strada è ancora lunga, ma è fondamentale continuare a riflettere su queste trasformazioni, affinché il ruolo del padre, oggi e nel prossimo futuro, possa finalmente trovare la sua piena legittimazione e la sua identità.