“Diamonds Are A Girl’s Best Friend“, cantava l’eterna Marylin Monroe negli anni 50′, instillando per sempre nelle menti femminili quel desiderio innato di adornare il proprio corpo con prezioso gioiellame. Scritta da Jule Styne e Leo Robin e presentata nel musical “Gentlemen Prefer Blondes” nel 1949, la canzone riflette il desiderio di possedere oggetti preziosi come segno di autorealizzazione e prestigio. Già allora, il brano ha avuto un impatto significativo, risvegliando in ogni donna il desiderio di sentirsi valorizzata e in ogni uomo la volontà di apparire generoso e valoroso regalando questi preziosi. Una dinamica relazionale forse vetusta, superata dall’evoluzione moderna dei ruoli di genere, ma che ancora permea molti strati della nostra società.
I gioielli appartenenti alle famiglie sovrane sono spesso i più rari e preziosi. Anche in Italia, dove la tradizione monarchica ha faticato a insediarsi nel cuore dei suoi cittadini, possiamo contare su una collezione di brillanti di tutto rispetto. Parliamo della collezione di gioielli della Casa Savoia, noti per la loro magnificenza e maestosità, incarnazione del potere e del prestigio della famiglia più potente della storia del nostro paese. Osservandoli, sembra di poter viaggiare nel tempo fino al 1861, anno della nascita ufficiale del Tesoro della Corona d’Italia, quando la famiglia Savoia è salita sul trono di sovrana del nuovo Regno d’Italia. Custoditi con grande dedizione e avvolti da un alone di segretezza, questi tesori non solo esprimono il lusso della monarchia italiana, ma raccontano anche le affascinanti storie di una nazione in perpetuo mutamento.
Il tesoro reale
Perle, diamanti, diademi, rubini: pezzi di grandissimo pregio e pregni di storia. Una raccolta di valore inestimabile, allestita in decenni di sfarzo e lusso regale. Col passare del tempo, la collezione si è arricchita davvero notevolmente, fino ad arrivare ad un livello che non ha nulla da invidiare alle seppur più affermate corone inglesi e spagnole. Frutto di alleanze politiche, conquiste e matrimoni organizzati ad hoc, ogni nuovo gioiello rifletteva i gusti e le aspirazioni di chi lo commissionava o lo riceveva in dono, testimonianza del potere acquisito dai Savoia. Ben presto, questi tesori divennero strumenti di comunicazione estetica, diplomazia e ma anche oggetti affettivi custoditi gelosamente dai rispettivi proprietari.
Tra i pezzi più pregiati, la Corona Ferrea è un’antica reliquia utilizzata già durante il Sacro Romano Impero e divenuta uno dei simboli del nuovo regno. Si tratta di un’opera d’arte realizzata nel 1830 dal gioielliere ginevrino Jean-François Bautte, a forma di cuore, che racchiude i ritratti dei figli della regina. Altro gioiello di rilievo è il diadema della Duchessa d’Aosta, realizzato in oro, argento e diamanti nel 1895 dalla gioielleria Musy di Torino, in occasione delle nozze di Elena d’Orléans con Emanuele Filiberto di Savoia-Aosta. La base del diadema, decorata con nodi di Savoia, è un chiaro omaggio alla famiglia regnante.
E chi non ha sentito parlare delle 684 perle della famosa collana della Regina Margherita? Questa collana fu trasmessa in eredità e, in seguito alla dipartita della sua legittima proprietaria, divisa tra i membri della famiglia, suggellando il legame indissolubile tra affetti e beni personali dei Savoia. Come non citare, infine, lo stupendo pendente in platino appartenuto alla duchessa d’Aosta, Elena d’Orléans, simbolo del suo impegno come Ispettrice Generale della Croce Rossa Italiana durante la Prima Guerra Mondiale.
Di chi sono i gioielli?
Il dibattito è ancora aperto, e la famiglia Savoia ha da tempo richiesto la restituzione dei gioielli, sostenendo che appartengano alla famiglia e non allo Stato Italiano. I figli di Umberto II, l’ultimo re d’Italia, noto come “Il re di maggio”, insieme ai loro avvocati, hanno intrapreso importanti battaglie legali per riottenere il tesoro, sebbene la Costituzione italiana del 1948 preveda che i beni degli ex re di Casa Savoia siano avocati allo Stato. Pur essendo in conflitto, il legame storico con il passato dell’Italia e con una delle famiglie più illustri della sua storia rimane innegabile. Ogni dettaglio dei monili rappresenta una forte testimonianza del potere e dell’influenza che questa dinastia ha comunque avuto nel nostro paese durante il suo breve Regno.