In Corea lo praticano da più di 5.000 anni e il nunchi coreano è ancora oggi di estrema attualità e funzionale alla costruzione di rapporti sociali solidi, empatici, di valore. Non è una disciplina accessibile solo a pochi prescelti adepti, e nemmeno una tecnica di meditazione o una pratica olistica introdotta da guru o guide professioniste. Si tratta dell’ascolto consapevole attraverso i cinque sensi dello stato emotivo delle persone, dei luoghi, delle situazioni. Chiunque può approcciarsi al nunchi, imparando a osservare con gli occhi, ascoltare col cuore, intercettare vibrazioni attraverso speciali “antenne” epidermiche, olfattive, emotive.
Facendo ciò si arrivano a comprendere piccole sfumature e dettagli importanti, che possono fare la differenza nelle relazioni interpersonali. E’ una sorta di sintonizzazione e decodificazione dell’ambiente circostante e delle emozioni che abitano le persone, una lettura emotiva se così vogliamo chiamarla. In Occidente si è soliti definirla con nomi diversi: empatia, intuito, intelligenza emotiva, comunicazione energetica. Doti personali che contribuiscono a creare connessioni più autentiche e sincere che possono fare la differenza nei rapporti di qualunque tipo, sentimentali, professionali, di amicizia.
Prendere le misure, prima di parlare
In coreano nunchi vuol dire “l’occhio e la misura”, un’espressione molto evocativa che suggerisce di guardare e di misurarsi (con le parole). In pratica, nunchi è l’arte sottile di capire e carpire pensieri, preoccupazione ed emozioni del proprio interlocutore, al fine di costruire una relazione armoniosa basata sul reciproco scambio. Quest’arte coreana è particolarmente adatta in ambito lavorativo, poiché aiuta a evitare atteggiamenti aggressivi e poco costruttivi, a scegliere meglio i tempi di una conversazione importante, a interpretare linguaggi non verbali a un livello più profondo.
Affinare il nunchi può aiutare anche a scegliere il partner giusto nella vita o negli affari, a brillare sul lavoro, a proteggerci da coloro che ci ostacolano e a ridurre l’ansia sociale. Per farlo abbiamo già tutto a disposizione: gli occhi, il tatto, l’olfatto e le orecchie. Ricordarci di prestare attenzione agli altri, piuttosto che rimanere sempre concentrati su noi stessi, è indispensabile per avere rapporti proficui. Il metodo nunchi ci invita a migliorare noi stessi concentrandoci sulle nostre relazioni.
Shhhhhhh! Sto ascoltando…
Il suo fulcro si può sintetizzare in questo motto: parlare meno e ascoltare di più! Se si segue questa semplice regola si sviluppano tre elementi positivi nella relazione con l’altro: si instaura un clima di fiducia e ascolto attento, che facilita un’armonia tra le due parti e una maggiore connessione. L’importante è essere confidenti nella propria capacità di sviluppare quest’arte. Nel caso di un colloquio di lavoro, secondo l’approccio coreano del nunchi, è importante all’inizio lasciare che sia l’interlocutore a dirigere la conversazione. L’arte dell’ascolto è generalmente sempre ben apprezzata, anche perché senza ascolto attento non ci sarebbe nemmeno una vera conversazione. Quando si sperimenta una nuova situazione, l’atteggiamento migliore da adottare è invece quello di restare in (vigile) silenzio per captare tutti i segnali e le energie emanate dalla persona o dall’ambiente circostante.
Il metodo giusto per relazioni simmetriche, nutrienti, indissolubili
Occorre insomma allenarsi a osservare intensamente le persone, per cogliere la loro vera natura nascosta sotto la maschera sociale. I gesti impliciti spesso hanno più significato delle parole: dai sospiri alle pause nel discorso, dai toni di voce agli sguardi, dal disordine sopra una scrivania o dall’odore che emana un ambiente, si tratta di attuare un’ipervigilanza focalizzata sugli altri. Questo potrebbe proteggerci da ferite narcisistiche, da atteggiamenti manipolatori, da delusioni affettive o amicali. Decodificare l’atteggiamento delle persone in pochi istanti consente di stabilizzarci sulle stesse frequenze d’onda dell’altro, approccio assai positivo nei rapporti simmetrici. Se una relazione è ben bilanciata, consente di essere pienamente se stessi, di aprirsi all’altro anche accettando la propria vulnerabilità all’interno della relazione, con la certezza che le proprie rivelazioni non saranno utilizzate per danneggiarci.
Inoltre si procede nella massima onestà, gestendo i conflitti in modo produttivo e impegnandosi allo sviluppo reciproco. In un mondo in cui l’individualismo e lo scontro sembrano la regola, l’alternativa aperta dal nunchi consente di creare un clima di socievolezza all’interno del quale diventa più facile essere felici, provare benessere e quindi avere maggiore successo in ogni ambito. L’anticamera, insomma, per relazioni profonde e nutrienti, per legami unici e indissolubili. Giusto quello di cui il mondo avrebbe enormemente bisogno.