Non sono stati anni semplici questi ultimi trascorsi dalla maison di lusso Lanvin Paris. Una instabilità creata dapprima dall’addio dello storico designer Alber Elbaz, maturato dopo oltre quindici anni alla guida creativa del brand, poi ribadita da diversi avvicendamenti alla proprietà, avvenuti in un lasso temporale piuttosto ristretto. Precarietà che aveva comportato perdite da capogiro e bilanci in rosso, risollevati almeno in parte grazie ad una astuta riorganizzazione societaria: da un lato la divisione Pelletteria & Accessori a far quadrare i conti dell’azienda; dall’altro, il team di Lanvin Lab alle prese con la creazione di nuove collezioni per le sfilate, in collaborazione spesso con designer esterni, sia emergenti che affermati.
Nel 2018 l’acquisizione da parte del gruppo cinese Fosun International, che fonda contestualmente il Lanvin Group e dà il via al piano di ripresa. Subito dopo, l’assunzione di Bruno Sialelli, ex Loewe, che avvia un ‘reset’ focalizzato sull’allineamento delle collezioni di abbigliamento femminile/maschile e sulla creazione di un guardaroba contemporaneo di ispirazione genderless. Adesso, con l’uscita di scena di Sialelli annunciata nell’aprile del 2023, i tempi sono maturi per annunciare la venuta del nuovo direttore creativo: si tratta di Peter Copping, 57 anni, designer fresco di red carpet al Met Gala e agli Oscar, curati per conto di Balenciaga.
Un curriculum fitto ed esteso,
come si conviene al direttore creativo di una maison di lusso internazionale: la storia di Peter Copping è costellata di successi e collaborazioni di livello assoluto. La laurea conseguita al Royal College of Art di Londra, le prime esperienze da Sonia Rykiel prima di approdare, per poi restarvi oltre un decennio, da Louis Vuitton. Le prime volte da direttore creativo: alla guida di Nina Ricci nel 2009, di Oscar de la Renta nel 2014. Poi infine la collaborazione con Balenciaga, in veste di responsabile degli atelier VIP e dei progetti speciali del marchio. Adesso la nuova sfida, l’onore e l’onere di guidare lo sviluppo creativo di un importantissimo brand quale è certamente Lanvin Paris.
La benedizione per questa nuova nomina arriva direttamente dal CEO del Lanvin Group, Eric Chan:
“Sono certo che l’eccezionale talento di Peter e la sua capacità di reinterpretare i codici della maison con curiosità e innovazione lo rendano il candidato ideale per guidare il successo di Lanvin.”
Un successo secolare che non si è rivelato affatto scontato riuscire a confermare e mantenere intatto nel tempo. Del resto, lo spietato mondo della moda cambia continuamente i suoi paradigmi: chi resta indietro è escluso per sempre dai giochi.
Nel lontano 1867,
in una Parigi ancora sprovvista di Tour Eiffel, nasceva Jeanne Lanvin, primogenita di 11 figli. Gli studi da sarta e da modista, il matrimonio con il nobile italiano Emilio di Pietro, la nascita dell’unica figlia Marguerite. Ma soprattutto la fondazione della casa di moda nel 1885: sul logo possiamo ammirare tutt’ora proprio la silhouette della stessa madre, Jeanne, con la sua pargoletta, ritratte dall’artista Paul Iribe ad un ballo in maschera datato 1907.
La genesi di un matriarcato, proseguito con la successione proprio di Marguerite alla morte della adorata genitrice, sopraggiunta nel 1946, sulla scia del medesimo trend: la realizzazione di abiti adatti sia “per la mamma che per la figlia“. Lanvin Paris è evoluta poi parecchio nei decenni, sopravvivendo ad un paio di guerre mondiali e innumerevoli rivoluzioni culturali, fino a giungere ai giorni nostri. Il peso di una storia familiare secolare è stato appena raccolto da Peter Copping, che proprio di Jeanne ha dichiarato:
“Jeanne Lanvin era una visionaria del suo tempo i cui interessi e passioni andavano ben oltre la moda, così come i miei”.
L’obiettivo ambizioso di trasformare la maison e farla continuare a crescere, un lavoro non semplice che verrà giudicato dallo stesso arbitro che ci tiene tutti al banco degli imputati: lo scorrere inesorabile del tempo.