Una fiamma che arde, un podio, tre medaglie in palio e una divisa che rappresenta un Paese, ma anche una storia, un ideale, un’identità. Sono questi gli elementi essenziali delle Olimpiadi, una sintesi che rende evidente il ruolo dell’abito, dell’uniforme, della divisa, in una parola: della moda, nella competizione sportiva più importante del mondo. Un legame apparso ancora più evidente negli ultimi anni, dominati dalla fascinazione per lo sportswear da parte delle grandi maison, un feeling ispirazionale, istituzionalizzato dalle collezioni rivoluzionarie di marchi come Gucci, Balenciaga e Prada.

Dal debutto dei Giochi Olimpici moderni, ad Atene 1896,

la moda ha giocato un ruolo significativo, influenzando e riflettendo i cambiamenti sociali, culturali e tecnologici del suo tempo, fornendoci la fotografia di un’epoca e, gli imminenti Giochi di Parigi, non saranno da meno. La ville lumière, dal prossimo 27 luglio, diventerà l’ombelico del mondo e non intende perdere l’occasione per farsi ammirare.

La scelta del gruppo LVMH: main sponsor dell’evento 

riflette proprio la volontà della capitale francese di entrare di diritto nella memoria dei Giochi Olimpici come l’edizione più glam della storia, sfoderando i gioielli della corona. La lunga storia olimpica ha offerto una quantità di mise iconiche da rendere ardua l’impresa di essere eguagliate, anche per la holding dei marchi più famosi del mondo.

Berlino 1936: Jesse Owens (USA)

Il velocista di colore – che ha fatto la storia vincendo quattro medaglie d’oro a Berlino nel 1936, davanti a un infuriato Hitler – indossava un semplice coordinato canotta e pantaloncini bianchi con una  banda diagonale rossa, bianca e blu. Il suo look minimalista è diventato iconico e simbolo della lotta contro il razzismo e l’oppressione.

Monaco 1972: Mark Spitz (USA)

Mark Spitz ha lasciato il segno ai drammatici Giochi di Monaco del 1972, vincendo sette medaglie d’oro e conquistando sette record mondiali. Il suo costume da bagno Speedo a stelle e strisce con cui è stato ritratto nelle copertine delle riviste di tutto il mondo rappresenta un vero e proprio totem del nuoto olimpico.

Seul 1988: Florence Griffith-Joyner (USA)

Florence Griffith-Joyner, conosciuta come “Flo-Jo“, ha lasciato un segno indelebile non solo per le sue incredibili performance sulle piste di atletica ma anche per il suo stile unico. A Seul, indossava bodysuit asimmetriche, una delle quali con una gamba lunga e l’altra corta, abbinata a unghie lunghissime e riccamente decorate. Il suo stile è diventato un simbolo di audacia ed espressione di una individualità vincente e fuori dagli schemi. 

Montréal 1976: Squadra Olimpica UK

Durante la cerimonia di apertura, i 242 atleti olimpici che rappresentavano il Regno Unito alle olimpiadi canadesi indossavano una divisa in grado di riprodurre una scenografica decostruzione della Union Jack, l’iconica bandiera britannica. Gli uomini avevano giacche blu e pantaloni color kaki, mentre le donne indossavano tailleur rossi abbinati a sciarpe e cappelli bianchi. Visti dall’alto, restituivano la sensazione di una bandiera vivente, pronta a difendere i colori nazionali con la consueta grinta e determinazione.

Atlanta 1996: Michael Johnson (USA)

Il plurimedagliato Michael Johnson si è guadagnato il soprannome di “Uomo dalle scarpe d’oro”, grazie alle scarpe chiodate metalliche che indossava nelle finali dei 200 e 400 metri alle Olimpiadi di Atlanta. “Volevo solo cambiare scarpe e ho pensato che l’oro sarebbe stato un bel colore”, disse all’epoca. Johnson ha poi difeso l’oro nei 400 metri a Sydney, quattro anni dopo, indossando scarpe Nike con fibre di vero oro 24 carati intrecciate nel tessuto.

Sydney 2000: Cathy Freeman (Australia)

La velocista Cathy Freeman, simbolo di orgoglio nazionale e di lotta per i diritti degli aborigeni australiani, ha affascinato il mondo quando ha acceso la fiamma olimpica indossando una tuta integrale in lycra sui toni del bianco e dell’argento, futuristica e solenne al contempo. Anche durante la finale dei 400 metri, che vinse nel tripudio generale, indossava un’altra tuta fullbody verde e oro che copriva tutto, compresa la testa, inaugurando uno stile inclusivo che da allora si è diffuso soprattutto tra le atlete musulmane, ma non solo.

Pechino 2008: Michael Phelps (USA)

Michael Phelps ha fatto storia delle Olimpiadi vincendo otto medaglie d’oro a Pechino, ma è stato anche un pioniere in termini di abbigliamento sportivo. Il nuotatore americano, infatti, è stato il primo atleta d’elite a indossare la Speedo LZR Racer durante le gare, una tuta da nuoto finissima e tecnologicamente avanzata, ispirata alla scaglie placoidi degli squali, in grado di ridurre l’attrito in acqua. Un’innovazione che ha contribuito a infrangere molti record mondiali da quando il leggendario Phelps l’ha resa celebre.

Londra 2012: Usain Bolt (Giamaica)

Nella storia del glamour olimpico, un posto d’onore lo occupa Usain Bolt. Il velocista giamaicano è diventato una leggenda sportiva non solo per le sue prestazioni record, ma anche per lo stile unico e inconfondibile. Il suo body aderente giallo e verde, a richiamare i colori della sua bandiera, solcato da un onnipresente fulmine, simbolo della sua velocità, è stato immediatamente trasformato in oggetto di culto dal brand Puma.

Rio 2016: Team Italia

Lo Stile Armani e l’eleganza della nostra portabandiera Federica Pellegrini hanno stregato la platea globale durante la cerimonia d’inaugurazione a Rio de Janeiro. Un ensemble patriottico e raffinato, ideato da Re Giorgio con la sua linea dedicata EA7 che anche quest’anno accompagnerà gli atleti italiani nella spedizione parigina.

Tokyo 2020: Simone Biles (USA)

Simone Biles ha conquistato il mondo della ginnastica artistica con le sue incredibili performance e con gli iconici body decorati con cristalli Swarovski. Il suo portamento  elegante e i costumi scintillanti hanno catturato l’immaginazione dei fan di tutto il mondo, risaltando la sua grazia e il suo talento straordinario e luminoso.

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