Tra le mostre a Londra nel mese di maggio, una pagina di storia cinematografica del Novecento suscita l’interesse dei cinefili internazionali: la mostra di fotografia dedicata a Sergio Strizzi. Classe 1931, romano di nascita e di morte. Debutta come fotoreporter, ma viene ben presto chiamato a lavorare in quell’industria cinematografica che, nel secondo dopo guerra, collabora alla ricostruzione estetica ed ideologica dell’Italia: il Neorealismo.

Ed è così che, nel 1952, ha inizio una carriera grazie alla quale Sergio Strizzi

arriverà a lavorare con Carlo Ponti, Dino De Laurentiis, Totò, Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni, Mario Monicelli e molti altri maestri del cinema. Ma la vera svolta della sua carriera avviene all’inizio degli anni ’60, momento in cui i due produttori inglesi Albert R. Broccoli e Harry Saltzman lo chiamano per documentare i film della serie 007, destinata a diventare un cult di portata mondiale. Nel 1978, sul set di Linea di sangue di Terence Young, conosce Audrey Hepburn, che lo sceglie come fotografo per un servizio che una prestigiosa rivista vuole dedicarle per i suoi 50 anni. Grazie alla consapevolezza della grande carriera e della brillante esistenza di Sergio Strizzi le figlie, Melissa e Vanessa, si rendono conto di dover rendere luce a un personaggio del Novecento italiano, cioè il padre, che ha sempre illuminato gli altri pur rimanendo lui stesso nell’ombra.

mostre fotografia Londra Sergio Strizzi | Life&People Magazine

Monica Bellucci “Malena” di Giuseppe Tornatore © Copyright Archivio Strizzi – Sergio Strizzi

A vent’anni dalla morte del grande fotografo di scena,

all’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra (dal 15 maggio all’8 settembre) verrà allestita la mostra di cui il cinema internazionale di tutti i tempi ha sicuramente bisogno: Sergio Strizzi: The Perfect Moment. L’esposizione comprende oltre settanta opere, inclusi diversi scatti realizzati al di fuori dei tanto amati set cinematografici. Una delle attrici italiane che ritrae con passione e costanza è Monica Vitti, a cui Sergio Strizzi aveva dedicato un ritratto dimenticato poi in un cassetto: le figlie stesse l’hanno trovato e mostrato al padre, riconsegnadogli la memoria obliata di uno dei suoi tanti grandi lavori.

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Monica Vitti “Deserto Rosso” 1964 © Copyright Archivio Strizzi – Sergio Strizzi

Da Monica Bellucci nel film Malena di Giuseppe Tornatore – nella sua metafora di Madonna innocente ma colpevolizzata – a Marcello Mastroianni e Jeanne Moreau sul set de La notte, a Roberto Benigni e Nicoletta Braschi nel film vincitore del premio Oscar La vita è bella (1997), tra le fotografie ancora in bianco e nero e quelle invece più coloratamente “all’avanguardia”, quella di Sergio Strizzi è una mostra che – a buon diritto – ha tutte le carte in regola per entrare nella storia del cinema italiano e mondiale, quasi fosse una sorta di dizionario per immagini di tutti quei film che hanno attraversato il Novecento italiano ed europeo.

Nei suoi scatti c’è un dinamismo tipico delle scene dei film,

come se non si sapesse cosa sia successo prima né cosa stia per succedere dopo; sono il ritratto di un attimo, di un istante, il cui ruolo narrativo all’interno della trama è quello di tenere lo spettatore incollato allo schermo o alla fotografia di esso: i personaggi sono fermi ma in movimento, esattamente come succede in una scena de La vita è bella, nella quale i protagonisti si baciano per salutarsi ma le loro labbra si sfiorano senza toccarsi, perché ritratte un secondo prima o un secondo dopo quel bacio.

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Roberto Benigni e Nicoletta Braschi film “La Vita è bella” 1997 © Copyright Archivio Strizzi – Sergio Strizzi

E allora è giusto che a Sergio Strizzi si dedichi un’intera mostra oltre Manica, perché ha visto nascere il cinema italiano ed europeo del Novecento contribuendo a farlo crescere. Ha saputo immortalare grandi volti e grandi protagonisti con naturalezza poetica, facendo emergere dai suoi ritratti un sentimento sempre vero. Nei suoi scatti non c’è la pretesa della verità assoluta ma di quella verità che dura un momento perfetto, come il titolo della mostra stessa riporta: alla base di tutto questo si trovano la nostalgia e l’emozione che suscitano gli occhi dei soggetti da lui ritratti.

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Photo cover © Rolando Corsetti 

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