Passione, coraggio, ambizione, perseveranza e un amore sconfinato per il bello: la storia della gioielleria Pennisi è questo e molto altro. Sono passati oltre ottant’anni da quando un giovane apprendista, Giovanni Pennisi, lasciò Catania con un sogno da realizzare e una valigia piena di talento. Lo splendido atelier milanese – a due passi dal Teatro Alla Scala e da via Montenapoleone -, in cui oggi si alternano star internazionali e una clientela selezionata, è nato grazie alla caparbietà e alla visione di un uomo partito da lontano e capace di trasformare in una realtà preziosa e solida ciò a cui ha dedicato l’intera esistenza.
Il testimone è stato poi ereditato dal figlio Guido prima e da due degli attuali titolari, Gabriele Pennisi ed Emanuele Ferreccio Pennisi, la terza generazione della famiglia conosciuta per gli splendidi pezzi unici vintage indossati, tra gli altri, da Rihanna e Naomi Campbell. Ad Alba Cappellieri, autrice del libro “Collezione Pennisi”, – edito da Skira in occasione della mostra che nel dicembre scorso a Palazzo Serbelloni ha celebrato i primi cinque decenni di attività della gioielleria -, è stato assegnato un compito prestigioso e contemporaneamente sfidante: riuscire a riassumere una parabola familiare e imprenditoriale semplicemente unica.
Gioielleria Pennisi: una storia di passione
Tutto inizia in Sicilia nel 1933, quando Giovanni, ventenne, decide di andare in bottega dello zio. Il colpo di fulmine è istantaneo, capisce immediatamente che i gioielli, in quel caso oggetti importanti appartenenti alla nobiltà catanese, saranno la dolcissima ossessione di tutta una vita. Gli anni passano veloci, il ragazzo diventa adulto e affina ogni giorno la propria conoscenza della materia. Nel 1940, quando è già un apprezzatissimo diamantaire, decide di fare il grande salto. Si parte, destinazione Milano, nonostante la guerra.
In Lombardia Giovanni ce la fa, eccome. Per vent’anni è un grossista di diamanti rinomato, ha clienti di alto livello, è un professionista affidabile, un lavoratore instancabile ma anche una persona curiosa e irrimediabilmente attratta dal fascino sublime della storia e dei personaggi che l’hanno scritta con gesta eroiche. Viaggia spesso, la meta preferita è Anversa perché è lì che può arricchire la propria collezione di Cineserie. L’attrazione per giade e coralli è fatale. Nel 1971 la svolta: l’ex ragazzo di bottega decide di far suo lo spazio accanto all’ingresso del Grand Hotel et De Milan, che diventa “negozio di gioielli d’antiquariato e objets de vertu”, in via Alessandro Manzoni 29, ancora oggi sede della gioielleria Pennisi. Il successo è immediato e diventa una passione e affare di famiglia quando il figlio Guido entra man mano nella gestione dell’attività che conosce una crescita esponenziale.
Le star: clienti abituali
“Mio padre – racconta Gabriele Pennisi, attuale titolare dello storico negozio milanese – è stato in grado di consolidare l’attività e di rendere il nostro brand ancor più riconoscibile. La sua dedizione per l’attività e la sua immensa passione per la storia dei gioielli sono state fondamentali anche per la mia formazione. Quando è arrivato il mio turno, è stato naturale decidere di proseguire la tradizione di famiglia. Ricordo ancora i pomeriggi in negozio quando ero bambino: arrivavo dopo scuola e trascorrevo ore immerso in un ambiente magico, tra pietre luminosissime e oggetti di cui intuivo il valore immenso”.
I preziosi custoditi in via Manzoni, del resto, sono capaci di incantare chiunque, la loro storia trasmette vibrazioni a cui è impossibile rimanere indifferenti. Ne sanno qualcosa Madonna, Kate Moss, Rihanna e anche Naomi Campbell, una delle ultime dive ad aver indossato gioielli Pennisi.
“Era a Milano durante la fashion week sfilava per Dolce&Gabbana – racconta Gabriele – e successivamente è apparsa al programma “Che tempo che fa” di Fabio Fazio con un paio di orecchini Art Déco in platino e diamanti, realizzati negli anni ’30 dal rinomato gioielliere romano Petochi, apprezzato anche dalle famiglie reali, appartenenti alla nostra collezione”.
La clientela dello scrigno Pennisi è di altissimo livello: da Gherardo Felloni, direttore creativo di Roger Vivier, ad Alessandro Michele, ex direttore creativo di Gucci, Miuccia Prada, una vera e propria habitué, soltanto per citare alcuni nomi. In via Manzoni vengono accolte star di ogni genere.
“Un esempio recente – ricorda divertito Pennisi – è il cantante ASAP Rocky. Un episodio piuttosto peculiare perché, sbagliando, credevo fosse interessato a prodotti vistosi e magari anche eccessivi, invece le sue scelte raffinate hanno abbattuto i miei pregiudizi sui rapper. Era venuto da noi perché ha un gusto decisamente colto, ha acquistato manufatti con una valenza storica forte”.
Passato leggendario e futuro radioso
Lo scorso dicembre la gioielleria amata dagli artisti di fama planetaria ha celebrato il suo cinquantesimo anniversario nelle sale di Palazzo Serbelloni. Una location che per prestigio e maestosità ben si sposa con i pezzi unici e irripetibili ammirati dai fortunati invitati. Opere d’arte nella maggior parte dei casi provenienti da un lontano passato, appartenute a personaggi che hanno segnato varie epoche. In esposizione un bracciale in oro giallo e smalto blu con il cammeo di Napoleone, donato dall’imperatore al biografo Emmanuel de Las Cases durante l’esilio, uno splendido bracciale con zaffiri di Buccellati, regalo di Gabriele D’Annunzio ad una spasimante.
“Io, esattamente come mio padre e mio nonno – spiega Gabriele – ho l’enorme fortuna di lavorare in un settore che è anche la mia più grande passione. Non ho mai smesso di ricercare gioielli, di farlo ovunque, nei luoghi più disparati. Spero di trasmettere questo sentimento puro anche alle miei figlie. Sono ancora molto piccole ma nei loro occhi mi è capitato – mentre osservano un oggetto prezioso -, di scorgere una luce che conosco molto bene. Trasmettere l’amore per la nostra professione alle nuove generazioni è per me motivo di orgoglio, ci stiamo riuscendo grazie a chi ogni giorno nel nostro negozio tiene viva la fiamma della passione: penso a mia madre Paola e a mia zia Marina, due donne da cui ho imparato e continuo ad imparare moltissimo”.