In Russia, si narra, sia così rigido e temuto da essere definito ‘Generale’: è questo l’appellativo attribuito al più freddo di tutti gli inverni, l’inverno russo. Una stagione che per ben cinque mesi l’anno, da sempre, costringe le popolazioni di quel territorio a ripararsi da gelide temperature. Aspetto che ha condizionato non poco lo stile e la moda del grande paese euroasiatico, a partire dall’introduzione di capi e accessori capaci di tener al caldo chi li indossa. Se c’è un must del guardaroba russo che in secoli di storia si è diffuso a livello mondiale, varcando i confini della sua terra d’origine, è certamente il colbacco. L’ušanka, questo il vero nome del tradizionale cappello, che affonda le sue radici nel mondo militare apparendo, intorno al XX secolo, sul capo degli uomini dell’Armata Bianca.
Le origini militari
A far da sfondo c’è la guerra civile, scoppiata nel 1918-1919, durante la quale il berretto rivestito di pelliccia, con forma cilindrica e dotato di paraorecchi, protegge dal freddo i soldati dell’esercito controrivoluzionario formato dai sostenitori dello zar. In realtà, pare che a far da apripista al colbacco, tanto da esserne considerato l’antenato, è il treukh, termine, tradotto come ‘tre orecchie’, che indica un copricapo rivestito di pelliccia utilizzato già nel XVII secolo dai contadini russi.
Stando, invece, a quanto affermano altre fonti, sarebbe il malakhai, – cappello tipico delle popolazioni dell’Asia Centrale, diffusosi in Russia dopo l’invasione mongola -, il precursore del colbacco. E sebbene, quest’ultimo agli inizi del ‘900 sia ritenuto un accessorio militare anziché un cappello alla moda, vi sono foto d’epoca, risalenti al 1925, che ritraggono divi del cinema, come Rodolfo Valentino o Ivan Mosjoukine, in posa con un tradizionale copricapo russo, ma in versione elegante.
Indossato da leader politici russi
Tuttavia, il colbacco rimane prevalentemente negli armadi dei soldati fino agli anni ’40, divenendo, prima, un capo d’abbigliamento delle divise di alcuni reparti navali dell’Armata Rossa, e poi parte integrante della divisa invernale dell’intero esercito. Sono i successivi decenni che vedono la diffusione del copricapo in pelliccia oltre i confini militari ed il suo ingresso nell’alta moda, a partire dagli anni ’60.
C’è da dire che leader politici sovietici, come Leonid Brezhnev, che guida il Paese dal 1964 al 1982, hanno contribuito a renderlo accessorio desiderato da chiunque. Così, pian piano il cappello tipico russo si fa strada nell’haute couture, trovando nel trend degli outfit in pelliccia – che si diffonde a metà degli anni ’60 protraendosi fino agli ’80 -, un buon alleato.
L’ingresso del colbacco nell’alta moda
Solo un decennio più tardi, il berretto russo approda in passerella in un tripudio di colori, dal baby pink al bianco ottico, nella collezione FW del ’94 firmata Chanel. Ma sono gli anni 2000 a rendere il colbacco un trend della moda internazionale grazie a John Galliano. Considerato, quest’ultimo, il più grande estimatore del colbacco, ai tempi della sua direzione creativa di Dior, esplora forme e colori dell’accessorio di origine militare proponendone originali versioni nelle collezioni 2002 e 2004.
Non da meno la rivisitazione che ne fa Dolce&Gabbana, per l’Autunno Inverno 2001, abbinando il cappello in pelliccia a camicette in pizzo, orecchini chandelier e pantaloni in pizzo. Ciò che poi accade a partire dal 2010 ha segnato le più recenti sorti di questo antico accessorio amato da chi più teme il freddo. In quell’anno, infatti, Martin Margiela porta il colbacco alle sue proporzioni più estreme conferendogli dimensioni esasperate con paraorecchie lunghi fino ai polsi.
Trend delle collezioni invernali
È l’inizio di una frenetica corsa alla sperimentazione da parte di stilisti e maison a cui prende parte, ad esempio, Miu Miu nella collezione invernale 2017 sfoggia una declinazione del muppet hat, sia tondeggiante che squadrata. Un trend che si riconferma, quest’anno, nelle versioni oversize proposte per l’inverso da Burberry. La casa di moda britannica lo rende simbolo di quella sfrontatezza suburbana londinese che strizza l’occhio alle sottoculture giovanili.
Sulla stessa onda si colloca Dsquared2 che crea maestosi colbacchi in pelliccia beige, marrone o nera, emblemi di una moda giovanile, seducente e ironica. Sul versante opposto troviamo, invece, Gucci che propone una versione più tradizionale del copricapo russo rievocando l’aria austera delle uniformi delle Guardie Reali inglesi. Se dunque, anno dopo anno, gli inverni passano, il colbacco resta.