Se il Belpaese alla Francia non ha mai perdonato l’aver dato nuova dimora all’italianissima Gioconda, il rancore nei confronti degli Stati Uniti è racchiuso in nomi di star mondiali i cui natali sono da ricercare nello stivale d’Europa. Origini italiane che si perdono dietro carriere internazionali iniziate, il più delle volte, dopo un trasferimento oltreoceano. Che negli indimenticabili occhi blu di Frank Sinatra si riflettesse l’azzurro mare delle Sicilia e nelle sue vene scorresse sangue intriso del calore del sud Italia, probabilmente non è noto a tutti. Eppure, colui che è passato alla storia come The Voice, in virtù di una voce calda ed inconfondibile, è figlio di italiani immigrati a Hoboken. Ed è in questa città del New Jersey che, nel 1915, nasce Frank Sinatra iniziando a scrivere una biografia che oggi leggiamo in enciclopedie della musica e del cinema.
Le origini italiane
Suo padre, il siciliano Antonino Martino Sinatra, sposa Natalina Maria Vittoria Garaventa, una donna di origini liguri. A dimostrare quanto il cantante e attore americano portasse nel cuore la terra in cui era cresciuta sua madre, è una smisurata passione per il pesto genovese. Pare che Sinatra se lo sia fatto spedire negli Stati Uniti da amici ristoratori italiani fino ai suoi ultimi giorni.
D’altra parte non si potrebbe negare l’italianità di quel fascino da latin lover che contraddistingue The Old blue eyes. Con quest’appellativo il divo americano è definito dalle innumerevoli fan catturate per ben sessant’anni da quello sguardo magnetico di ghiaccio. Considerato la prima vera celebrità pop, Sinatra è diventato l’icona crooner per eccellenza. È dunque un cantante che predilige lo stile ‘confidenziale’, collocandosi tra pop e jazz, connotato da una voce profonda e la scelta di brani lenti. Ma come inizia la sua carriera musicale?
L’inizio della carriera
Ispirandosi ad idoli come Tommy Dorsey e Bing Crosby, inizia a studiare giovanissimo con un soprano lirico per eliminare i difetti di una pronuncia in cui era troppo evidente l’accento tipico delle strade di Hoboken. Ad aiutarlo nel raggiungimento di una dizione pulita e chiara sono lunghi esercizi di respirazione in piscina. È il 1931 quando The Voice si esibisce nel saloon gestito dal padre per la prima volta e, dopo qualche anno, nel 1939 il suo talento non sfugge all’attenzione del trombettista Harry James. Entra così a far parte dell’orchestra di Tommy Dorsey ed incide il singolo “I’ll Never Smile Again”, il primo dei suoi intramontabili successi.
L’approdo nel mondo del cinema
Il contratto che segna la svolta e l’inizio di una lunga carriera, Sinatra lo firma nel 1942 con la Columbia e, a partire dal quel momento, la sua voce sarà trasmessa in radio per decenni. Ma ad una personalità poliedrica come quella di Old Blue eyes non basta aver raggiunto la vetta del mondo discografico. Trova, dunque, nella Settima Arte la strada che avrebbe potuto rendere immortale il suo volto.
Se la voce di Sinatra è nota a tutto il mondo per canzoni come “Strangers in the night”, “Come fly with me”, “New York, New York”, “I’ve got you under my skin”, “Fly me to the moon” e “My way”, l’immagine del divo dalle origini siciliane appare in successi cinematografici non meno importanti. A partire da “Due marinai e una ragazza” fino alle sue interpretazioni in “Bulli e pupe”, “L’uomo da braccio d’oro”, “Alta società”, “Un giorno a New York” e tanti altri.
Il periodo buio degli anni ’50
Ciò che rende Frank Sinatra adatto ad ogni genere cinematografico è una straordinaria versatilità grazie alla quale viene ingaggiato tanto per musical e commedie brillanti quanto per kolossal avventurosi. E, nella sua carriera, accanto a duemiladuecento canzoni, più di sessanta album, centocinquanta milioni di dischi venduti, si contano sessanta film, tre premi Oscar, due Golden Globe, undici Grammy Awards, il Cecil B. De Mille Award, uno Screen Actors Guild Award alla carriera, il Kennedy Center Honors, la Presidential Medal of Freedom e la Congressional Gold Medal.
Nonostante il ricco ‘bottino’, anche a The Voice la vita ha riservato alti e bassi. In particolar modo gli anni ’50 vedono la fine del contratto cinematografico e dell’accordo con la Columbia. Per far fronte alla riduzione delle entrate economiche, Sinatra inizia in quel periodo ad esibirsi in locali a ritmi serratissimi fino a provocarsi una emorragia delle corde vocali.
Gli ultimi concerti
A tutto ciò si aggiunge una vita sentimentale turbolenta come quella di ogni star che si rispetti: in seguito al divorzio dalla prima moglie Nancy Barbato, vive una tormentata relazione con Ava Gardner, a causa della quale tenta più volte il suicidio. Ma Sinatra è anche noto per essere un uomo che visse due volte. E, infatti, nel 1953 è protagonista di una rinascita che lo vede tornare sia al cinema che sui palchi internazionali arrivando, negli anni ’60, ad incidere Trilogy: Past, Present and Future. Grazie a quest’album torna popolare in tutto il mondo e, nell’83 si esibisce al Radio City Music Hall di New York con un concerto che ha scritto pagine di storia.
Esempio di grande tenacia, Sinatra, continua a cantare fino al 1995, anno in cui calca la scena per l’ultima volta accompagnato dal figlio. Dopo una vita animata da discussi legami con la mafia, posizioni politiche e spericolate avventure insieme al gruppo Rat Pack, gli occhi blu più amati d’America si spengono il 14 maggio 1998. A causare la morte è un ennesimo arresto cardiaco che pone fina alla sua strabiliante carriera ma non al suo ricordo. Perché The Voice ha voluto far incidere sulla propria lapide: «The best is yet to come», ovvero il meglio deve ancora venire!