“Non saremo stanche, neanche quando, ti diremo ancora un altro…no“. I recenti fatti di cronaca legati al femminicidio di Giulia Cecchettin hanno gettato l’Italia nello sconforto. Il caso, sommato agli altri 105 commessi negli ultimi undici mesi, ha avviato una profonda riflessione a più livelli, portando anche gli artisti a fare la propria parte. Per questo motivo non è passato inosservato quanto fatto da Fiorella Mannoia, interprete che ha deciso di apporre un cambio di testo alla canzone più importante del suo repertorio, “Quello che le donne non dicono”, trasformando l’ultima parola del ritornello da “sì” a “no”. Piccoli, grandi, cambiamenti particolarmente calzanti nella giornata contro la violenza sulle donne.
Un capolavoro musicale che si adatta ai tempi che cambiano
Una scelta molto coraggiosa quella di Fiorella Mannoia che potrebbe fungere da apripista per altre importanti canzoni italiane, sì meravigliose ma decisamente anacronistiche rispetto al tempo che stiamo vivendo. Ed effettivamente, il brano, scritto nel lontano 1987 da Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone, porta in dote una grande interferenza con la società di oggi.
Facciamo un passo indietro. Il testo descrive i desideri e le paure della sfera femminile, lodandone la forza ma rimarcando anche la necessità di trovare un compagno a cui dire “sì”. Un pezzo per tantissimi anni elevato ad inno, ma che nasconde (inconsapevolmente) tutti gli stereotipi legati alla donna, riducendola ad una persona in attesa dell’amore, senza considerare le altri ambizioni. Qualcosa che stride in modo evidente con le attuali battaglie femministe, portate avanti dalla stessa cantante.
Un altro… no
In una recente intervista Fiorella Mannoia ha voluto porre l’accento anche sulla chiosa de “Quello che le donne non dicono”, canzone che termina con la celeberrima frase “.. E ti diremo ancora un altro sì“. Parole che risuonano oggi svilenti, in quanto avvalorano l’idea fortemente patriarcale della condiscendenza a tutti i costi, molto pericolosa in tempi oscuri come quelli attuali.
Ecco quindi l’idea di cambiare la parola finale del testo per stravolgerne significato e prospettiva. Da ora in poi, negli affollatissimi concerti della cantante romana risuonerà un roboante “no” dai molteplici significati, tra cui anche quello di accettare un rifiuto sfuggendo alla logica del possesso (primo campanello di allarme quando si tratta di violenza). Secondo la cantante il “sì” non deve essere considerato un atto dovuto, ma una scelta libera da parte della donna. Con questi presupposti l’interprete ha eseguito la “nuova versione” del brano all’EuropAuditorium di Bologna con il pianista jazz Danilo Rea, ottenendo un riscontro caloroso.
Una giornata contro la violenza sulle donne sentita particolarmente
Intanto l’Italia vive la giornata di oggi, 25 novembre, in modo molto sentito. Il brutale omicidio di Giulia Cecchettin ha lasciato una macchia indelebile nella società del nostro Paese, visibilmente scosso per la dinamica dei fatti, per i giorni sospesi nel vuoto, per quell’epilogo che non avremmo mai voluto vedere e sentire. Nelle piazze di tutta Italia andranno in scena diverse iniziative, con un’attenzione senza precedenti.
Soltanto pochi giorni fa il Governo ha varato un DDL per contrastare la violenza di genere, rafforzando la legge “codice rosso” già emanata nel 2019. Tra i punti più importanti del disegno spiccano l’introduzione di nuove misure cautelari anche per chi commette i cosiddetti reati “spia” (minori ma indicatori di violenza) e uno studiato piano di prevenzione. Da ormai una settimana il numero verde antiviolenza e stalking (1522) ha subito una impennata di chiamate, sintomo di un timore crescente ma anche di un coraggio che, pian piano, sta emergendo sempre più, lasciando la paura dietro la cornetta. La sensazione è che l’orribile fatto di Vigonovo abbia smosso, una volta per tutte le coscienze, sperando davvero che sia la volta buona.
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