Occhiali da sole, cappelli, stivali e pellicce sono i fedeli compagni di vita di una delle donne più ribelli e avventuriere degli anni Sessanta e Settanta. Un nome, quello di Anita Pallenberg, che ancora oggi ispira, certamente non per lo stile di vita all’insegna di droghe e alcol che l’hanno contraddistinta, ma per quella tendenza rock bohémien di cui è diventata icona. Una storia costellata da amori tormentati e dipendenze. A raccontare la biografia di colei che è stata attrice, modella, stilista e musa dei Rolling Stones, traendo spunto da scritti e memorie della stessa Anita Pallenberg, è un documentario di Svetlana Zill e Alexis Bloom.

biografia anita pallemberg | Life&People Magazine“Catching fire: the Story of Anita Pallenberg”, presentato quest’anno a Cannes e alla Festa del Cinema di Roma, accende i riflettori sulla moglie di Keith Richards, nonchè compagna di Brian Jones e, forse, amante di Mick Jagger affidando la narrazione della sua vita alla voce di Scarlett Johansson.

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Vagabonda sin da adolescente

A pensarci bene, il termine ‘vita’ non sembra neanche essere il più appropriato per definire l’esistenza della Pallenberg. La sua è stata più che altro un’avventura, un vagabondare in giro per il mondo affascinando chiunque le si avvicinasse. Un’avventura che ha inizio nell’aprile 1942 a Roma:  Arnaldo Pallenberg, agente di vendita italo tedesco e Paula Wiederhold, segretaria dell’ambasciata tedesca, danno alla luce la loro Anita. Ciò che non sanno è che quella bimba avrebbe scritto indelebili pagine di storia della moda rock, e non solo, a partire dalla fine degli anni Sessanta.

biografia anita pallemberg | Life&People MagazineDopo aver conosciuto le sofferenze e le perdite provocate dalla Seconda Guerra Mondiale, la giovane Anita, per volere dei genitori, si trasferisce in Germania per studiare in collegio. Ma il suo animo ribelle non tarda a manifestarsi e, cacciata dall’istituto, torna presto a Roma per iscriversi ad una scuola di disegno. Progetto che, però, fallisce perché la Pallenberg ha ben altro in mente per il suo futuro.

L’incontro con i Rolling Stones

È il Caffè Rosati di Piazza del Popolo il luogo in cui tutto ha inizio per la musa ispiratrice dei Rolling Stones e di intere generazioni. Qui incontra e conosce artisti ed intellettuali come Pasolini, Moravia, Fellini assaporando la ‘dolce vita’ di quel mondo che di lì a breve l’avrebbe condotta al più devastante dei legami, quello con la droga. Ed è proprio con quest’ultima che i celebri amori di Anita si trovano a convivere condividendo la loro donna con le dipendenze di cui era vittima. Il primo di cui si innamora è Mario Schifano, al cui fianco decide di partire e raggiungere l’America. Un viaggio che per la Pallenberg segna la svolta definitiva.

biografia anita pallemberg | Life&People MagazineA New York, infatti entra in contatto con la Factory di Andy Warhol ed avvia la sua carriera da modella. In viaggio per il mondo, tra una sfilata ed un’altra, approda nel 1965 a Monaco di Baviera. Senza ombra di dubbio è questa la tappa più importante della sua avventurosa vita. Nella città tedesca scatta il primo colpo di fulmine tra Anita Pallemberg e i Rolling Stones. La rock band americana è a Monaco per un concerto e Brian Jones, non può fare a meno di notare l’affascinante modella nel backstage.

La relazione con Keith Richards

È l’inizio di una tormentata relazione durata appena due anni e conclusasi in Marocco nel ’67 dopo l’ennesima aggressione di Jones, in overdose, nei confronti di Anita. Se con il primo leader degli Stones, quest’ultima vive una breve storia, non potremmo dire la stessa cosa dell’amore che la lega per ben quindici anni a Keith Richards. A coronare la loro relazione, non priva di alti e bassi, è la nascita di tre figli.

biografia anita pallemberg | Life&People MagazineEvento che, tuttavia, non impedisce alla rock star e alla sua musa di condurre una vita disordinata che li avrebbe inevitabilmente portati all’autodistruzione. Ma agli occhi del mondo, Keith e Anita sono modelli di stile, uno stile dettato dalla Pallenberg e subito imitato e condiviso da Richards. Pare che si scambiassero addirittura gli abiti divenendo entrambi icone della moda rock anni Settanta, portavoci di uno spirito avanguardista.

La carriera nel Cinema

A separarli, ponendo fine alla loro lunga storia d’amore, è la droga. Vano è il tentativo di riabilitarsi insieme, nel 1977, presso un centro in cui il percorso di Anita è troppo lungo e complesso tanto che Keith non riesce più a starle dietro. È il 20 luglio 1970 quando la stampa internazionale annuncia al mondo ufficialmente che la relazione tra Anita Pallenberg e Keith Richards è terminata. Si chiude un capitolo importante della vita ribelle di questa donna, ma non la sua voglia di sperimentare.

biografia anita pallemberg | Life&People MagazineGià su set del film “Barbarella”, nel ’68, nei panni di Black Queen of Sogo e, successivamente, su quello di “Dillinger è morto”, l’anno successivo, la Pallenberg nel 1970 recita in “Sadismo”, per la regia di Donald Cammell e Nicolas Roeg. Interpretazione quest’ultima, che probabilmente fa scoccare una breve ma intensa scintilla tra Anita e Mick Jagger.

Musa per ogni epoca

A rendere unica la nomade diva dei Rolling Stones, non sono, però i suoi amori bensì l’estetica british alla base dello stile rock bohémien, di cui ha dettato le regole e, ancora oggi ispira donne, modelle e star. Legittima erede, non solo dell’inconfondibile look, ma anche dello spirito tormentato, della Pallenberg si dichiara, ad esempio, Kate Moss. E, sebbene, il suo modus vivendi non rappresenti esattamente un modello da imitare, ciò che Anita lascia in eredità, alla fine della sua avventura in questo mondo nel 2017, è un’insaziabile voglia di conoscenza.

biografia anita pallemberg | Life&People MagazineHa, infatti, 50 anni quando si iscrive all’università laureandosi in moda. Titolo di studio grazie al quale lavora al fianco di Vivienne Westwood continuando ad influenzare ogni epoca. E non mancano maison che in tempi recenti le abbiano dedicato intere collezioni, prime fra tutte Pucci e Prada. Perché al mondo c’è chi nasce per creare e, dunque, essere ispirato, e chi nasce, invece per ispirare: a quest’ultima categoria appartiene Anita Pallenberg, musa del suo e del nostro tempo.

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