La relazione tra moda e tecnologia si fa sempre più fitta, portando a delle svolte innovative che potrebbero dettare tendenza in futuro. Tra i brand che hanno sposato più di altri l’intuizione tech spicca certamente Garment Workshop, celebre marchio di streetwear che ha appena lanciato una partnership con la startup di Intelligenza Artificiale Double Avatars per rendere unica l’esperienza di shopping online del proprio sito. A piccoli passi, sta avvenendo una grande rivoluzione davanti ai nostri occhi.
La rivoluzione è arrivata? In cosa consiste la sperimentazione?
Si tratta fondamentalmente di un vistoso passo in avanti rispetto a quanto fatto da altri marchi, anche lussuosi. L’apporto della startup di Mattia Mastandrea, Filippo Penta e Kobe Reynders, giovanissimi studenti della IE University di Madrid, consente infatti di provare virtualmente i capi del brand, i quali vengono modellati in modo realistico sul proprio corpo. Come? Basta semplicemente caricare una foto della propria figura full body che, grazie all’Intelligenza Artificiale, forma un avatar, una sorta di “doppio” con cui indossare tutti i pezzi presenti nello store con un’esperienza try-on dove il reale e il virtuale si fondono insieme.
L’obiettivo è ambizioso quanto incredibilmente stimolante. Dopo un lungo periodo di stallo dove l’e-commerce ha semplicemente svolto la sua funzione primigenia, ovvero quella di essere un canale di vendita, adesso Garment Workshop ha fissato l’asticella ancora più in alto, offrendo ai potenziali acquirenti una possibilità importantissima, quella di poter selezionare i capi come se si stesse trovando in un negozio fisico, portando quindi il settore online al massimo del potenziale possibile.
Maggiore utilizzo della gamefication
Ma oltre all’aspetto puramente rivoluzionario, c’è anche un altro elemento che un’operazione try-on così tanto innovativa può portare in dote a tutta la fashion industry. E a spiegarlo è Federico Barengo, co-fondatore e Direttore Creativo:
“Garment Workshop è un brand che in questo primo anno e mezzo dalla sua creazione, ha fatto della vendita online in b2c la maggioranza della sua revenue. Grazie alla nostra partnership con Double, sono certo che raggiungeremo risultati ancora migliori, e ci porremo all’avanguardia rispetto a quasi tutti i siti degli altri brand del settore, implementando questa rivoluzionaria tecnologia che non solo aiuterà il consumatore nelle scelte di capi e taglie, ma inizierà anche un ulteriore processo di fidelizzazione e di gamification, spesso ignorato nel settore moda“.
Ma cosa si intende con il termine gamefication?
Volendo sintetizzare, con questo termine si tende a inserire quei processi di creazione tecnologica di origine ludica utilizzati però in dei contesti estranei, dunque non ludici. Se però prima il fenomeno flirtava con la moda soltanto per mere opportunità di marketing (pensiamo alle snaekers con microchip di Under Armour o al videogioco fashion creato da Gucci) adesso, grazie a iniziative come quelle dell’azienda italiana, potrebbe cominciare a diventare uno strumento indispensabile e sempre più richiesto.
AI: la moda sperimenta, ma con cautela
Secondo delle stime recenti in linea generale il settore del fashion a livello mondiale sta utilizzando l’Intelligenza Artificiale più come strumento generativo di dati che come supporto creativo. Tranne alcune eccezioni – parlando di mainstream è diventata virale la sfilata di Coperni con i cani robot – la moda quindi guarda ancora alla tecnologia con le dovute precauzioni del caso. Eppure, tra i giovani designer che si sono invece affidati anche all’apporto dell’IA per disegnare le proprie creazioni non manca l’entusiasmo, fattore che lascia intendere che, tra non molto, anche le griffe più rinomate sperimenteranno ancora di più fino a fare rientrare la tecnologia nel quotidiano, ovviamente con il senso della misura che contraddistingue, da sempre, tutte le vere rivoluzioni.
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