L’ultimo trend di Tik Tok riguarda Wes Anderson. Ebbene sì. Il social più utilizzato del momento continua a servirsi e a cibarsi delle tendenze provenienti dal mondo dell’arte e della moda per far divertire i suoi milioni e milioni di utenti. Per questa occasione non ci sono mascara allunganti, né filtri speciali che trasformano i connati e i lineamenti del viso. Stavolta a fare da protagonista è proprio il mood dello stile estetico del regista statunitense, pronto a presentare al Festival di Cannes 2023 la sua nuova opera, intitolata “Asteroid City”.
Come riconoscere il filtro “Wes Anderson”
Riconoscere un’inquadratura di Wes Anderson è davvero facilissimo, complice il suo stile estremamente glamour e caratteristico. Di solito la camera è fissa, le sfumature della sua fotografia sono aranciate, e fungono da sfondo perfetto per incastrare una scenografia dalle simmetrie pressoché perfette, talmente tanto precise da sembrare disegnate; il tutto su melodie strette ma iper espressive e appassionate. Degli elementi davvero troppo appetibili per scampare a una piattaforma come Tik Tok, social che prende sempre spunto da quello che gravita intorno alle produzioni di grido per poter inglobare e poi rilasciare delle tendenze nuove di zecca.
Detto, fatto. Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio il filtro “di Wes Anderson” è diventato virale ingolosendo gli utenti per il suo presentarsi in modo diverso rispetto ad altri esperimenti simili. A differenza di altri scenari infatti, il filtro consente di sprigionare tutta la creatività a chi lo vuole usare, realizzando dei veri e propri quadri virtuali, divertenti e raffinati.
La vita diventa un film d’essai
Il motivo del successo è presto spiegato. Questo tipo di operazione infatti compie una magia non indifferente, quella di riuscire a trasformare qualsiasi gesto quotidiano in una scena di film d’essai. Tutto può essere visto sotto l’occhio di Wes, se inquadrato nella giusta maniera, come dimostrato dai tantissimi post degli utenti pubblicati fino a questo momento, come ad esempio i pendolari di Hong Kong che attraversano la strada in modo ordinatissimo, una donna che mangia il gelato con indosso un completo scozzese, un rabbino che si prepara al Shabbat. Basta dare il giusto tocco di colore, impostato dal filtro, scegliere la canzone adatta al contesto e un normalissimo frammento di ordinaria quotidianità può trasformarsi in un’immagine partorita dal regista, al quale va dato il merito di avere inventato un vero e proprio universo di colori, di simmetrie, di volumi e di atmosfera.
Ma quando è nato tutto?
Malgrado non ci siano certezze assolute, sembra che a dare il la al tend sia stata Ava Williams, statunitense che un giorno, seccata di dover lavorare prima di Pasqua, mentre si trovava sul treno che la portava di nuovo a casa dopo un periodo di pausa a casa dei suoi genitori si è guardata attorno, prendendo tutti gli oggetti che aveva vicino, dalle scarpe al block notes fino alle poltrone del convoglio, trasformandoli in uno scatto dall’estetica riconducibile a quella di Wes Anderson. Da qui il successo sfrenato.
Wes Anderson e Tik Tok: un bene o un male?
Quando qualcosa di molto aulico (e nel caso di Anderson, anche un po’ snob) va ad impattare con qualcosa di molto popolare e iper inflazionato emerge sempre la stessa domanda: “Ne vale la pena?”. Per molti il fatto che un regista così tanto influente nel circuito cinematografico possa diventare di “dominio pubblico” non può che essere qualcosa di positivo, in quanto potrebbe incuriosire, e dunque appassionare, gli utenti che non erano a conoscenza della potenza visiva del regista.
Per altri invece un trend come quello di Wes Anderson può risultare inutile e dannoso, in quanto fondamentalmente percepito dalla maggior parte dell’utenza non come qualcosa di più importante rispetto ad altri esperimenti, bensì sullo stesso livello di altri filtri più leggeri e stupidi, appiattendone il valore. Un dibattito in realtà presente oramai da decenni, ma che si sviluppa ed evolve a seconda degli strumenti più in voga: prima era la tv, poi internet in senso lato, adesso tutte le sfaccettature del web. Cambia il medium, ma la lotta tra l’altolocato e il popolare nell’arte sembra davvero non esaurirsi mai.
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