L’attesa è finita il 14 aprile. A cinque anni di distanza dall’ultimo lavoro in studio, i Baustelle hanno pubblicato un nuovo album, il nono della loro carriera artistica, dedicato a un mito della musica:“Elvis” contiene dieci tracce, tutte dense di storie e personaggi che nessun ascoltatore faticherà a collocare nella propria vita.
Elvis è vivo e balla con i Baustelle
Come sempre hanno fatto nel loro non lineare percorso musicale – basti pensare che questo album arriva con la band a un passo dallo scioglimento e dopo la sostituzione di ben 7 dei turnisti con cui aveva suonato negli anni precedenti – Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini ci regalano un sound ovattato, gradevolissimo e carico di energia. Questa volta, la colonna sonora è molto più orientata al rock che a quel synth-pop piacevole ma stucchevole che aveva contraddistinto i due volumi de “L’amore e la violenza”, rendendo fantastico il primo ma dando un alone di già visto e già sentito al secondo.
La band toscana non ha mai raccolto, nella sua ormai quasi trentennale carriera,
quel successo di massa che il talento dei suoi membri e la propria collocazione all’interno del panorama pop italiano meritavano. Ciononostante ha sempre ottenuto un buon riscontro di pubblico. Per tal motivo, nei mesi precedenti all’annuncio del nuovo album – arrivato all’inizio dell’anno accompagnato da un tour che è andato sold-out molto rapidamente – non pochi fan rumoreggiavano a gran voce, su forum e social, richiedendo nuova musica. Ma Le note dei Baustelle, in realtà, non sono mai scomparse. Entrambe le voci avevano infatti sfornato nuove canzoni come solisti, durante lo iato tra l’ultimo e il penultimo disco, ma né i lavori di Bianconi né quelli di Bastreghi sono mai riusciti a ottenere un successo paragonabile a quello della band al completo. Sarà perché si è trattato di musica più intima e riflessiva, sarà perché mancava il trio; chi ama i Baustelle non si è mai accontentato e ha sempre continuato a cercarli, finché non li ha ritrovati. Finché loro non si sono ritrovati. Finché non hanno deciso di tornare a incidere. Assieme.
La pausa di riflessione (forse) e sperimentazione musicale (sicuramente) si è finalmente conclusa e, almeno per il momento, i Baustelle sono di nuovo pronti a suonare e asaltare. Proprio come faceva “Elvis“, a cui hanno dedicato il disco. Non è un mistero che Bianconi, profondo conoscitore musicale, desiderasse realizzare un album di questo tipo. In fin dei conti lui aveva previsto già nel 2017, come ricorda Rolling Stone, che il rock sarebbe tornato di moda. Non a caso oggi spopolano i Måneskin e il nome di “Elvis “è di nuovo sulla copertina di un album.
Che ritmo i nuovi Baustelle!
Probabilmente, “Elvis” è il lavoro con il maggior numero di chitarre nella storia dei Baustelle. Basta ascoltare qualche minuto di uno dei pezzi maestri di questo album, “Betabloccanti Cimiteriali Blues”, per godersi un suono fresco e coinvolgente: la ballata blues che non ti aspetti parte rispettando tutti i canoni delle canzoni di questo genere per poi finire per dimenticarseli, nelle fasi che portano allo strepitoso duetto finale di fiati e chitarre, un magistrale solo per due che sembra quasi un amplesso.
In fin dei conti ce l’avevano promesso già con il primo singolo estratto che ha anticipato l’uscita del disco, quel “Contro il mondo” che fin dal titolo lasciava intendere che cosa avevano in testa i Baustelle. Dire che “Elvis” è un album rock sarebbe senz’altro un’esagerazione; è più lecito parlare di sonorità rock& roll – oriented, come molti critici lo hanno definito, proprio come “Amen”, lavoro di 15 anni fa che pure ammiccava al rock e lo faceva senza nascondersi, esattamente come il nuovo disco. I dieci pezzi inclusi sono tutti puro e orecchiabile pop. Tutto poi è suonato in presa diretta, come fanno le rock band, aspetto a cui non siamo più tanto abituati nei tempi d’oggi.
Elvis, un padrino d’eccezione
La dedica al re del Rock &Roll arriva nell’anno in cui the Pelvis avrebbe compiuto 86 anni e dopo che un travolgente biopic, a lui dedicato, ha affollato i cinema di mezzo mondo. La tracklist è piuttosto breve ma questo non è necessariamente un difetto: nell’epoca dello stream e della disponibilità pressoché infinita di musica potersi concentrare su poche canzoni così squisitamente amalgamate tra loro può educarci moltissimo a un ascolto più sano e consapevole, che non sia consumo scriteriato di musica, bensì apprezzamento di ritmi, suoni e melodie.
Forse non tutti sono in grado di farlo ma, di fatto, i Baustelle non sono mai stati una band per tutti. Bianconi è sempre stato in grado di incorniciare il nostro presente in maniera perfetta, descrivendolo con una puntualità assoluta. Lo ha criticato, lo ha celebrato e lo ha sempre fatto con la maestria del cantautore e il senso del ritmo del rocker, creando frammenti sonori esplosivi, ritornelli contagiosi e melodie da fischiettare senza tregua.
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