Per sempre Lucio Battisti. Esattamente come Lucio Dalla, anche il genio di Poggio Bustone, – scomparso nel 1998 – oggi, 5 marzo, avrebbe compiuto il suo ottantesimo giro intorno al sole. Due anime molto differenti; i due Lucio, unite da una visione superiore. Se però l’emiliano riusciva a esprimere sé stesso nelle parole, il laziale amava perdersi nel suono, sperimentando disco dopo disco nuove sorgenti musicali, nuove sfide, nuovi generi, scrivendo pagine e pagine di storia con una voce sottilissima ma in grado di penetrare nel cuore del pubblico. Il nostro sentito ricordo di Lucio Battisti.

L’ossessione per la chitarra

Il percorso di Lucio Battisti è costellato da ossessioni musicali. Nato nel 1943, dopo la promozione in terza media chiede in regalo ai suoi genitori una chitarra, cominciando a suonarla da autodidatta. L’interesse verso lo strumento crebbe sempre più a partire dal 1961. Non pensava ad altro il talentuoso musicista, tanto da cominciare a trascurare anche la scuola, spazientendo non poco il padre Alfiero, il quale dovette passare alle maniere forti per poter rimettere in riga il figlio, minacciandolo di non firmargli l’esenzione per il servizio militare in caso di bocciatura. Diplomandosi nel 1962, perito elettronico, Battisti riuscì a ricavare nel corso del tempo un’ottima cultura musicale, rimanendo affascinato da profili molto diversi tra loro come Ray Charles, Otis Redding, Bob Dylan e i Donovan.

Ricordo Lucio Battisti Life&People MagazineDopo la scuola inizierà a tutti gli effetti la gavetta del cantante, il quale prima entra a far parte de “Gli svitati”, poi dei “Satiri” fino ad arrivare a “I Campioni”, band guidata da Roby Matano, quest’ultimo rimasto particolarmente colpito dall’attitude del musicista. Per potere suonare con la band Battisti si sposterà dunque a Milano, frequentando in particolar modo il club Santa Tecla, all’epoca punto di riferimento del jazz e di un rock sempre più in auge. Roby Matano, fondatore del complesso, spingerà Battisti a produrre qualcosa di inedito. Da questa intuizione nasceranno alcune canzoni scritte a quattro mani, rimaste però sconosciute. Sarà la prima, piccola collaborazione prima del grande exploit registrato grazie al sodalizio con Mogol.

L’incontro con Mogol

Ma sarà il 1965 l’anno che segnerà il grande momento spartiacque della carriera di Lucio Battisti. Riuscirà infatti ad organizzare un incontro con una casa discografica. Durante il provino il musicista viene notato da Christine Leroux, editrice musicale francese approdata a Milano in quegli anni per scovare talenti per la casa discografica Ricordi. Leroux, affascinata dalla tessitura vocale di Lucio, organizza un incontro con un paroliere, Giulio Repetto, da tutti conosciuto come Mogol.

Life&People MagazineTra i due non fu un colpo di fulmine. Mogol infatti, seppur accettando il lavoro, in primissima battuta non era affatto convinto dall’operazione, mostrando uno scetticismo di fondo. Basteranno però pochi mesi di collaborazione per far capire al famoso paroliere di avere tra le mani un talento vero. Nei primi mesi il duo si occupò di confezionare dei brani destinati ad altri. Ma dopo un anno lo stesso autore si accorge dell’incredibile potenziale presente nella voce di Lucio facendogli notare quanto i provini prodotti per essere inviati ai destinatari delle canzoni siano molto più belli. Una volta convinto Battisti, Mogol dovette fare i conti con la casa discografica Ricordi, i cui esponenti sostenevano che il cantante fosse dotato di una brutta voce. L’autore dovette addirittura minacciare le dimissioni per poter convincere i responsabili dell’etichetta che, alla fine, accettarono. Da qui partirà la cavalcata trionfale.

La consacrazione definitiva

L’inizio è a dir poco singhiozzante. Il primo 45 giri “Dolce di giorno/per una lira” ottiene riscontri di vendita a dir poco modesti, salvo poi conoscere il successo con i Dik Dik e Demetrio Stratos. Tuttavia, tra gli addetti ai lavori non si fa che parlare della classe di Lucio Battisti il quale durante un viaggio a Londra, rifiuta addirittura l’ingaggio con i produttori dei Beatles, ritenendo gli accordi commerciali eccessivamente sconvenienti.

“Balla Linda”: la canzone spartiacque

Con questo pezzo Lucio approda al Cantagiro per la prima volta anche in veste di cantante, per poi giungere al Festival di Sanremo l’anno successivo, nel 1969, portando in gara uno dei brani più rappresentativi del suo repertorio, ovvero “Un’avventura”. Un pezzo che all’epoca destò particolare attenzione per essere impreziosito da alcune sfumature rhythm&blues inedite per la canzone italiana. Ma dopo aver pubblicato il primo album del suo progetto da solista, intitolato semplicemente “Lucio Battisti” (1969), l’artista conoscerà il trionfo globale nel periodo estivo grazie ad “Acqua azzurra, acqua chiara”, pezzo vincitore del Festivalbar che  garantì successo eterno al cantante.

Ricordo Lucio Battisti Life&People MagazineSeguiranno due decenni di capolavori, dove Battisti saprà alternare una ricerca musicale e sonora fuori dal comune con passaggi nazional popolari oggi pietre miliari della canzone italiana, questo grazie anche alla Numero 1 Records, istituita da Mogol nel 1969 che accolse una cospicua quantità di artisti “scontenti” del lavoro della Ricordi. Lucio approda nella nuova etichetta nel 1971, esattamente un anno dopo aver incantato l’Italia con la struggente “Emozioni”. Avere la possibilità di comporre totalmente a briglie sciolte stimolerà al massimo la creatività del musicista che, di conseguenza, non farà altro che consegnare al nostro Paese dei masterpiece senza tempo: “Il mio canto libero” (1972) – “Anima latina”, – “Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso, eccetera” (1976) – “Una donna per amico” (1978), – “E già” (1982) – “L’apparenza”.

Ricordo Lucio Battisti Life&People MagazineAlbum completamente diversi e per certi versi anche alieni, contrassegnati da tanti intermezzi e  lunghe code strumentali composte quasi in modo sacro. Non esiste infatti una differenza tra musica e parole nelle canzoni di Battisti, nell’universo del romano entrambi i mondi dialogano, anzi flirtano tra loro senza soluzione di continuità, riconcorrendosi, trovandosi, unendosi. Sono però spesso ingiustamente indimenticate anche le produzioni dei primi anni Novanta, tra cui spicca “Cosa succederà alla ragazza”, disco contrassegnato da un genere elettropop e dance pregno di testi violenti e nichilisti scritti dalla conturbante penna di Pasquale Panella.

La lezione di Lucio Battisti

Meticoloso e maniaco della perfezione, Lucio Battisti non ha mai amato particolarmente le luci del palcoscenico, le interviste, il rapporto con la stampa e con le televisioni. Fin da ragazzino, ha avuto la fortuna di conoscere il suo vero amore, la musica, concedendo a lei ogni istante della propria esistenza, fino a quel tragico 9 settembre 1998 a Milano, data della sua morte. Se Dalla ci ha donato un caleidoscopio di storie e di meravigliose canzoni a tinte cinematografiche, Battisti ci ha lasciato un senso assoluto di devozione, presente in ogni accordo, in ogni nota, in ogni trama armonica di tutta la sua discografia. Immortale.

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