Dalla classica margherita alle sue versioni gourmet, alta, bassa, farcita o classica: amata e cucinata in tutto il mondo in centinaia di versioni diverse, la pizza è diventata simbolo planetario del made in Italy Oggi, 17 gennaio, si festeggia la Giornata Mondiale dedicata a questa pietanza, forse il più iconico piatto della tradizione gastronomica italiana. Ma perché proprio oggi? Quale storia si cela dietro questa ricorrenza?
Pizza è sinonimo di felicità, in tutte le lingue del mondo: storia e origini
«La pizza è una specie di schiacciata come se ne fanno a Saint Denis: è di forma rotonda e si lavora come la pasta del pane. Varia nel diametro secondo il prezzo. Una pizza da due centesimi basta a un uomo, una pizza da due soldi deve satollare un’intera famiglia. A prima vista la pizza sembra un cibo semplice: sottoposta ad esame, apparirà un cibo complicato.»
Così Alexandre Dumas descriveva uno degli alimenti base della città di Napoli, nel lontano 1843. A quel tempo la ricetta della pizza aveva già alle spalle (e di fronte a sé) secoli di evoluzione, ma lo scrittore dei Tre moschettieri non mancò di intuire il suo vero punto di forza: la semplicità. Una semplicità talmente apprezzata e funzionale da divenire estremamente complicata. Cibo povero per definizione, infatti, la “pitta”(πιττα, un termine greco che si riferiva, in origine, a tutti i lievitati, consumati come accompagnamento ai pasti fin dal Neolitico) altro non era che un impasto di farina, acqua, sale e lievito, insaporito dagli avanzi del giorno prima, o semplicemente quanto offriva la dispensa. Gustosa e nutriente, manteneva – e mantiene tuttora – il segreto del suo successo nella sua economicità, nella sua versatilità e nella sua bontà.
Ma fa davvero bene alla salute?
Oggi la pizza è al secondo posto tra i cibi più apprezzati al mondo secondo la CNN, subito dopo il Massaman Curry thailandese (primato che sicuramente in molti contesterebbero). Essa è riconosciuta dagli esperti come alimento sano e completo dal punto di vista nutrizionale, essendo composta in egual misura da carboidrati, lipidi e proteine. Ma fa davvero bene alla nostra salute? Ebbene sì, almeno nella sua forma base. Se consumata con moderazione, la pizza è ottima per integrare macro e micronutrienti nel nostro organismo.
C’è chi sostiene addirittura che abbia un impatto diretto sul nostro benessere psicologico. Al di là delle sostanze nutrienti ed energetiche che la compongono, infatti, pare che il suo consumo stimoli la produzione di serotonina e generi neurotrasmettitori in grado di regalare una sensazione di allegria e positività. A giocare un ruolo importante in questo processo, tuttavia, è l’aspetto psicologico-affettivo che ci lega a questo alimento: sinonimo di famiglia, convivialità e serenità, la pizza è per gran parte degli italiani un appuntamento fisso che ci mantiene in contatto con la tradizione nostrana.
La vera storia della pizza Margherita e la leggenda di Raffaele Esposito
La storia ci insegna che la nascita della pizza napoletana, così come la si intende oggi, risale al Settecento, quando – nel Regno di Napoli – si iniziò a condire “pitte” e focacce con salsa di pomodoro e basilico. Ciononostante, la leggenda sposta la vera genesi di tale pietanza un secolo più tardi, e ne attribuisce la paternità a un fornaio particolare: Raffaele Esposito.
Siamo nella Napoli del 1889, per la precisione il 21 maggio. Secondo il mito, il re Umberto I di Savoia e la sua consorte, la regina Margherita, erano arrivati da poco nella capitale partenopea, in visita. Ovviamente, a quel tempo la pizza era già conosciuta, tanto dal popolino quanto dai nobili, e le voci che ne decantavano il gusto e il sapore erano giunte fino alle orecchie dei due coniugi reali. Così, sbarcati in città e incuriositi da un simile apprezzamento, i due vollero assaggiare la misteriosa pietanza e convocarono a corte uno dei cuochi più rinomati del tempo, Raffaele Esposito. Il suo compito era tanto semplice quanto gravoso: far assaggiare ai reali la migliore pizza di Napoli.
La regina e il pizzaiolo
Per buona misura, Esposito decise di cucinare tre delle versioni più apprezzate dai partenopei di allora: la marinara, la mastunicola (a base di formaggio e basilico, un’antenata della nostra 4 formaggi) e la sua declinazione più basica, pomodoro e mozzarella. Quando venne il momento di servire gli ospiti, però, Raffaele si pentì della troppa semplicità di quest’ultima. Così, volendo omaggiare i sovrani d’Italia riproducendo il tricolore sull’impasto, decise di aggiungere un tocco di verde e posizionò una foglia di basilico.
Umberto e consorte non furono particolarmente colpiti delle prime due focacce. Ma non appena l’ultimo piatto venne servito alla Regina, quest’ultima ne fu rapita, tanto dalle tinte patriottiche quanto dal suo sapore.
«Come si chiama questa pietanza?» chiese. Sollevato e onorato, Raffaele riuscì a partorire una sola risposta: «Margherita!».
World Pizza Day: perché il 17 gennaio?
Secoli dopo la fortuita risposta di Raffaele Esposito, la pizza margherita è riconosciuta tra i cibi più famosi al mondo. Ma perché la Giornata Mondiale della Pizza ricade proprio il 17 gennaio? L’istituzione della ricorrenza risale al 2018, quando è stato annunciato l’ingresso ufficiale dell’Arte tradizionale del pizzaiuolo napoletano nella lista del Patrimonio Immateriale dell’UNESCO, dopo otto anni dalla sua candidatura. Un riconoscimento rimasto nel cuore di ogni italiano, che – come ha ribadito l’Agenzia delle Nazioni Unite – ha portato «la pizza nell’Olimpo della cucina nazionale e internazionale e identifica l’arte del pizzaiolo napoletano come espressione di una cultura che si manifesta in modo unico». I festeggiamenti ufficiali ebbero inizio proprio il 17 gennaio di quell’anno, in occasione della celebrazione di Sant’Antonio Abate, patrono e protettore dei pizzaioli.