Dalla Cremonese all’ultimo trionfo in qualità di Capo Delegazione con la Nazionale Italiana. Il ricordo di Gianluca Vialli non si esaurirà mai nei nostri cuori: un Campione, senza retorica, dentro e fuori dal campo. Un Signore, di quelli veri, di grande eleganza, saggezza, educazione, capacità di visione e bravura. Una vera e propria perla rara che ha divertito e fatto sognare – soprattutto i tifosi della Juventus, Sampdoria e Chelsea -, il quale si è dovuto arrendere soltanto all’unico avversario davvero ingiocabile, un tumore al pancreas, malattia per cui Gianluca ha dovuto lasciare questa terra ieri 6 gennaio. Ricordiamo la straordinaria storia del fuoriclasse gentile.

Gli anni a Cremona

Nato nel 1964, il piccolo Luca cresce in una benestante famiglia trentina nella fascinosa villa Affaitati di Grumelio, gioiellino collocato nell’hinterland cremonese. La folgorazione con il pallone arriva grazie all’attività dell’Orotario di Cristo Re, villaggio della sua città. Attirato dal campo da gioco entra dunque nelle giovanili del Pizzighettone, facendosi subito notare dagli osservatori; proprio in giovanissima età avviene il primo evento spartiacque della sua carriera. A causa di un intoppo di natura burocratica infatti Vialli non può essere effettivamente tesserato nelle fila dei biancoazzurri, trasferendosi dunque alla Cremonese che, nel frattempo, acquista il suo cartellino per mezzo milione di lire.

Ricordo Gianluca Vialli Life&People MagazineSarà Mister Guido Vincenzi a lanciare Gianluca tra i Professionisti nella stagione 1980-1981, dove registra due presenze nel Campionato di Serie C. Nell’annata sportiva successiva invece debutta in Serie B, cominciando un percorso che lo porterà a segnare 23 goal in 105 presenze; un momento altissimo nel 1983-1984, quando riporta la Cremonese nella massima serie dopo 53 anni.

A Genova nella Sampdoria l’inizio dell’amicizia fraterna con Roberto Mancini

Le grandi gesta tra i grigiorossi non lasciano indifferenti gli addetti ai lavori, particolarmente ammaliati dalla grande flessibilità del giocatore, capace di essere competitivo anche quando impiegato come tornante di fascia. Non a caso infatti nel 1984 Vialli approda alla Sampdoria contribuendo alla conquista della Coppa Italia malgrado un rendimento discontinuo. Un calvario dettato probabilmente dal suo posizionamento in campo, diverso a seconda dell’allenatore di turno.

Ricordo Gianluca Vialli Life&People MagazineA cambiare le carte in tavola ci pensa dunque Vujadin Boskov, Mister che nel 1986 comprende il ruolo ideale per l’atleta: quello di prima punta. E’ così che avvia un tandem vincente con l’attuale allenatore della Nazionale italiana Roberto Mancini. Tra i due nascerà una grande affinità sul rettangolo verde combinata a un’amicizia fraterna anche fuori dal campo. E quando un rapporto umano si fonde con quello sportivo i risultati non possono che essere incredibili: proprio per questo motivo al Marassi tutti erano pazzi per i “gemelli del goal”. Gianluca davanti prende la mira, il Mancio da dietro guarda alle sue spalle e i goal sono assicurati. Arriveranno due Coppe Italia e tantissime altre soddisfazioni.

 Life&People MagazineTutti amavano Luca, tutti volevano Luca, tutti sognavano Luca

Ma alla fine degli anni Ottanta dopo la vittoria in Coppa delle Coppe il calciatore stringe un accordo con gli altri senatori dello spogliatoio che rimane nella storia: non lasciare la squadra senza aver vinto uno scudetto. Con voglia, caparbietà e ambizione la Doria riuscirà a cucirsi il tricolore al petto nella stagione 1990-1991, complice anche le diciannove reti di Vialli, quell’anno capocannoniere.

La Juventus e la Champions

Con la conquista dello scudetto il lavoro a Genova era da considerarsi finito. Ecco, allora, che il calciatore decide di trasferirsi nella vicina Torino, precisamente alla Juventus che acquista il giocatore per 40 miliardi di lire più la cessione di ben quattro giocatori. Ma un po’ come successo nei primi anni doriani, il fuoriclasse pur vincendo una Coppa Uefa nelle prime due stagioni accusa un pò di fatica ad ambientarsi a cui si sommano alcuni infortuni.

Ricordo Gianluca Vialli Life&People MagazineIn modo speculare all’esperienza con i blucerchiati sarà dunque rigenerato da un altro allenatore illuminante, Marcello Lippi. Proprio durante la gestione del coach (che porterà poi l’Italia a trionfare ai Mondiali del 2006) Vialli emerge ancor più nel ruolo di leader, conquistando con la Vecchia Signora Scudetti, Coppe e la conquista del Trofeo più agognato: la Champions League, registrando una rete nella Finalissima contro l’Ajax nel 1996 in quella che sarà la sua ultima partita in bianconero.

L’incredibile forza del Chelsea

Da svincolato Luca capta la grande potenza attrattiva della Premier League, accettando l’ingaggio del Chelsea, squadra in cerca di riscatto. Anche al sud ovest di Londra il talento cristallino del lombardo sprigiona tutte le sue vibrazioni alzando già nella sua primissima stagione la prestigiosissima FA CUP. Stamford Bridge sarà il teatro di una delle sue ultime magie. Dopo un rapporto oltremodo burrascoso con l’allenatore dei Blues, Ruud Gullit (poi dimissionario), la società affida la guida della squadra proprio a Vialli, in veste di calciatore-allenatore.

Ricordo Gianluca Vialli Life&People MagazineUn incarico proibitivo che solo chi è dotato di una mente superiore poteva essere in grado di gestire. Gianluca non si tira indietro, accetta il doppio ruolo e fa ancora incredibilmente centro. Prima si afferma in Football League Cup e in Coppa delle Coppe, poi nel 1999 anche in Super Coppa contro lo stellare Real Madrid. Un successo con cui abbandonerà il calcio giocato per concentrarsi esclusivamente sul ruolo di tecnico. Tuttavia la sua carriera come coach durerà poco. Dopo il Chelsea e una sola stagione al Watford, Luca decide di dedicarsi ad altro, intraprendendo un percorso in tv come opinionista e analista calcistico.

Il trionfo a Wembley, la ciliegina sulla torta della vita e il ricordo sportivo di Gianluca Vialli

Come in una favola: nel novembre 2019 Vialli viene nominato dalla FIGC Capo delegazione della Nazionale, ritrovando il suo compagno e amico Roberto Mancini e partecipando attivamente ai Campionati Europei 2021, vinti proprio dall’Italia contro l’Inghilterra a Wembley, lo stadio più importante del Regno Unito. Un trionfo arrivato soltanto ai calci di rigore che Luca non ha avuto il coraggio di guardare, osservando semplicemente gli spalti. Poi la parata di Donnarumma su Saka, il boato degli italiani presenti, la gioia e quell’abbraccio storico con Mancini, un abbraccio che adesso simboleggia quasi un abbraccio collettivo, l’abbraccio dell’Italia e una celebrazione di un giocatore miracoloso che ha avuto l’incredibile forza di lasciare il segno ovunque. Dal Pizzighettone alla Cremonese, dalla Samp alla Juve dal Chelsea alla Nazionale: leggenda vera.

La malattia: l’ultimo grande esempio

Esemplare anche il modo in cui Vialli ha affrontato la sua malattia, proponendo più volte discorsi motivazionali di struggente bellezza ed emotività. Tra i più impattanti in tal senso è stato quello pronunciato in una conversazione con Alessandro Cattelan in cui racconta come fronteggiare uno scoglio così insormontabile come il il tumore:

«[…] Se per esempio muori all’improvviso di notte, tante cose rimangono incompiute. Oggi so che ho il dovere di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò. Quindi ho questa opportunità di scrivere lettere e di sistemare assolutamente le cose».

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Un insegnamento molto grande dalle sue parole

«La malattia non è esclusivamente sofferenza: ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in là rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non dico che arrivo fino a essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto. Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica: “Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto».

Infine, la chiosa più commovente:

«Cerco di non perdere tempo e dire ai miei genitori che gli voglio bene. Mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato, per il resto non c’è tempo. Siamo qui per cercare di capire il senso della vita e io ti dico: ho paura di morire».

Adesso, non sappiamo come gestire un mondo senza Gianluca Vialli, sebbene sappiamo che tu sarai per sempre con noi e con la tua famiglia a cui ci stringiamo con un forte abbraccio. Anche se questo non ci consola, almeno non in questo momento.

Buon viaggio, RIP Gianluca.

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