Come ogni ramo della scienza, anche la chirurgia e la medicina estetica sono in perenne evoluzione, e, sulla cresta dell’onda troviamo incredibili successi della biotecnologia. Tra nuove terapie, strumenti all’avanguardia e tecniche meno invasive, sono sempre più i pazienti che scelgono di ricorrere ad interventi estetici per sentirsi a loro agio nei propri corpi. Più sicuri, meno traumatici per i tessuti: grazie alla scienza e alla tecnologia, i confini che dividono medicina estetica e chirurgia plastica risultano sempre più labili, accomunando i due campi con tecniche futuristiche e risultati eccezionali. Ma cos’è la tanto discussa tecnica LESC e a cosa serve?
Ne sa qualcosa Stefano Toschi, specializzato con lode in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, nonché Fondatore dell’Associazione Medica LESC ed ideatore del protocollo: unica tecnica di LipoEmulsione Sottocutanea che sarà sempre più in voga i prossimi anni. Il Prof. Toschi ci ha descritto in questa intervista esclusiva una prospettiva inedita di un trattamento estetico in perenne evoluzione.
Chi è Stefano Toschi?
Classe 1962, Stefano Toschi è originario di Mestre. Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Parma e specializzatosi con lode in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica nello stesso Ateneo con una tesi sul transessualismo; la trasformazione maschio-femmina e quella femmina-maschio. Inoltre, ha portato a termine ulteriori studi presso la Scuola Internazionale di Medicina Estetica della Fondazione Fatebenefratelli di Roma.
Un imponente curriculum professionale e accademico all’attivo, considerato tra i massimi esponenti nel campo della chirurgia estetica, in Italia e all’estero. Non a caso, fino allo scorso 2019 ha ricoperto il ruolo di Dirigente Medico presso l’Unità Operativa di Chirurgia Plastica dell’Ospedale dell’Angelo di Mestre, ed è stato l’organizzatore della prima riunione di chirurgia plastica nazionale dedicata alla lipoemulsione. Nel settore, tuttavia, è soprattutto noto per essere Fondatore e Presidente dell’Associazione Medica LESC, nonché autore delle linee guida internazionali relative alle tecniche LESC e CELLUBLUNT.
Con più di 8 mila interventi alle spalle, si può dire che lei sia ormai un’autorità nel campo della Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed estetica italiana. Come è nato il suo interesse per la materia?
- Ho sempre pensato di voler fare il chirurgo, già appena iscritto alla Facoltà di Medicina. Poi la scelta è caduta sulla chirurgia plastica perché mi affascinava l’idea della ricostruzione, qualcosa di innovativo rispetto alla chirurgia tradizionale che si preoccupa, giustamente, soprattutto di eliminare tessuti patologici.
La sua carriera inizia nel 1992, quando – dopo aver conseguito la maturità classica (in soli quattro anni invece che cinque) e la laurea in Medicina a Parma – si specializza in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, con una tesi sperimentale sulle tecniche ricostruttive avanzate nella chirurgia del transessualismo. Da allora, quali sono stati i suoi maggiori traguardi?
- Indubbiamente il primo e più importante è stato l’inizio della mia carriera ospedaliera come dirigente medico di Chirurgia Plastica. Ciò mi ha consentito di maturare molta esperienza sia nell’ambito della chirurgia oncologica della cute che di quella correttiva delle malformazioni e nella gestione dei traumi e delle ustioni estese. Dopo quasi 30 anni di attività ospedaliera ho deciso di dedicarmi alla libera professione, con particolare riferimento ai trattamenti del tessuto adiposo e della cellulite a livello del corpo, mentre sul volto mi interesso soprattutto di combattere gli effetti dell’invecchiamento cutaneo.
Nel suo ricco curriculum professionale, tra le maggiori conquiste senza dubbio spicca la fondazione dell’Associazione Medica LESC, acronimo che indica la tecnica della Lipoemulsione Sottocutanea. Di che cosa si tratta: cosa la differenzia da una normale liposuzione?
- Sono sempre stato affascinato dalla tecnologia e dal ruolo sempre più preponderante che sta assumendo in campo medico. Oggi non se ne può fare a meno, ma alcuni decenni fa non era proprio così. Interessandomi al tessuto adiposo sono andato alla ricerca di tecnologie che supportassero e migliorassero la classica tecnica della liposuzione, che, da un lato non è più tanto giovane (è nata nel 1976) dall’altro garantisce una buona riduzione di volume grazie all’aspirazione del grasso in eccesso, ma spesso a scapito della qualità della cute sovrastante che rimane irregolare e senza sufficiente tensione. La tecnica LESC consente di ovviare a queste problematiche.
Quali sono le peculiarità che rendono il metodo LESC particolarmente vantaggioso e sicuro?
- Innanzitutto emulsionare il grasso tramite uno specifico ultrasuono è molto meno traumatico che disgregarlo meccanicamente con una cannula di grandi dimensioni. Poi l’aspirazione di un grasso reso liquido è molto più agevole e praticabile con strumenti chirurgici che hanno un calibro di oltre la metà inferiore rispetto alle tradizionali cannule da liposuzione. Infine, come dicevamo, abbiamo un netto miglioramento della qualità della pelle sovrastante l’area di trattamento, grazie all’azione benefica degli ultrasuoni.
Che feedback ha avuto, nel tempo, dai pazienti?
- Ottimo. Il fatto di poter eseguire questo trattamento nella maggior parte dei casi a livello clinico-ambulatoriale in anestesia locale lo rende particolarmente richiesto. Inoltre, il post trattamento è molto più leggero rispetto a una liposuzione classica.
Uno dei punti di forza del metodo, oltre agli effetti garantiti e alla sicurezza della procedura, è infatti la facilità d’esercizio del trattamento, che può essere eseguito in tempi brevi. Di che tipo di formazione ha bisogno chi lo mette in pratica?
- Tra i sempre più numerosi adetti della tecnica soltanto un terzo sono chirurghi, gli altri sono in prevalenza dermatologi e medici estetici. Ciò perché la curva di apprendimento è corta e la tecnica estremamente sicura, tanto che, dopo 14 anni e oltre 500mila trattamenti eseguiti non si sono verificate complicanze gravi o permanenti.
Lei è autore di ben 123 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali, in tema di Chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica. Perché ha deciso di specializzarsi proprio in questo settore della medicina estetica?
- Io sono e rimango chirurgo plastico, tuttavia siccome nel corso degli anni la Medicina Estetica ha sempre di più ampliato il proprio campo d’azione ho deciso , circa vent’anni fa di fare un corso quadriennale specifico in Medicina Estetica, praticamente una seconda specializzazione. Del resto non conosco praticamente alcun chirurgo plastico che al giorno d’oggi snobbi la medicina estetica reputandola una branca minore, come avveniva in passato. Oltretutto molte delle tecnologie presenti oggi sul mercato (Laser, Ultrasuoni, Radiofrequenza) sono nate e si sono sviluppate soprattutto nell’ambito della Medicina Estetica.
La tecnologia ha giocato un peso importante nello sviluppo delle tecniche chirurgiche plastiche, proprio come la LESC. Quali pensa possano essere i prossimi passi che potrebbero essere sperimentati nel settore?
- La tecnologia ha un peso sempre più importante nei trattamenti estetici ed il confine tra chirurgo plastico che fa interventi sempre meno invasivi e medico estetico che fa trattamenti sempre più complessi si sta progressivamente assottigliando. Per il futuro credo vedremo delle novità soprattutto in due campi: tecnologie che punteranno sempre più a supportare se non a sostituire la chirurgia nell’ottenimento del cosiddetto “effetto lifting” e nuovi materiali iniettabili ad azione sempre più duratura e senza rischi di effetti collaterali significativi o permanenti.
Quali sono, a suo parere, i trend più in voga in fatto di medicina estetica? Che sviluppi prevede per il prossimo anno e quelli a seguire?
- Sicuramente sono in sviluppo trattamenti che puntano sempre di più al cosiddetto “one shot”, ovvero l’essere effettuabili in una sola seduta senza la necessità per il paziente di frequentare troppo spesso lo studio del medico. Viviamo in una società sempre più frenetica per i suoi ritmi lavorativi e sociali e la riduzione del numero di trattamenti va senz’altro in questa direzione. L’altro aspetto, che sembra una contraddizione del primo ma non lo è, sono i trattamenti combinati, ovvero sfruttare due o più procedure nello stesso protocollo di trattamento per avere un effetto sinergico, ovvero un risultato finale che sia superiore alla somma dei singoli trattamenti.