Tra i tanti capolavori del repertorio di danza classica, Lo Schiaccianoci è ormai un’autentica tradizione natalizia per molti teatri e compagnie di balletto mondiali. Ma c’è una versione poco nota al pubblico europeo che costituisce un appuntamento immancabile oltreoceano: il festoso The Nutcracker di George Balanchine per il New York City Ballet. Un balletto che trasporta lo spettatore in una dolce terra di svolazzanti fiocchi di neve, bacchette di zucchero salterine e fiori che danzano il valzer.
The Nutcracker: il balletto natalizio più iconico di sempre
Rappresentata per la prima volta nel 1954, la coreografia firmata da Balanchine è una vera e propria magia che si rinnova di anno in anno senza mai variare costumi, scenografie e passi. Quasi cento ballerini professionisti e più di centoventicinque giovani allievi della School of American Ballet si alternano in due cast per un totale di 47 repliche ogni dicembre. Un incantesimo reso possibile anche grazie alla preziosa collaborazione di 57 tecnici che si adoperano dietro le quinte per coordinare complesse macchine scenografiche, strabilianti illuminazioni e coloratissimi costumi durante ogni performance.Spettatori di tutto il mondo, grandi e piccini, accorrono al David H. Koch Theatre per lasciarsi catturare dall’ammaliante musica di Čajkovskij, rievocata ogni sera da sessantadue abili musicisti. La soave melodia, la formidabile coreografia di Balanchine, gli stravaganti costumi di Barbara Karinska e la spettacolare scenografia di Rouben Ter-Arutunian fanno del Nutcracker – titolo inglese per Schiaccianoci – il balletto natalizio più iconico di sempre.
Costumi da record
Ucraina di nascita, Barbara Karinska ha studiato ricamo in Russia prima di lavorare a Parigi e a Londra, giungendo a New York nel 1939. Vincitrice del Premio Oscar nel 1949 – anno in cui è costituita la categoria per i Migliori Costumi – con il film Giovanna d’Arco di Victor Fleming, Karinska è la costumista del New York City Ballet. È sua la mano che ha disegnato i centocinquanta costumi che ogni sera appaiono sul palco del Nutcracker; gli unici capi della produzione originale del 1954 a essere ancora utilizzati sono il mantello della Nonna e alcune applicazioni ricamate sugli abiti delle ballerine nella Danza del Tè.Per il tutù della leggiadra Fata Confetto, sovrana del Paese dei Dolci, Karinska adopera ben sette strati di tulle mentre su ciascun costume delle Candy Cane – le bacchette di zucchero in inglese – sono presenti 144 campanelli trillanti. La costumista omaggia poi Balanchine con dei piccoli camei che ne riproducono il profilo sui corpetti delle donne nella Danza della Cioccolata; invece per abbellire il costume della protagonista del Walzer dei Fiori, Goccia di Rugiada, Karinska cuce sessantacinque gocce di cristallo.
L’immenso abito di Mamma Zenzero
Ma il vero record è costituito dalla gonna di Mamma Zenzero: larga circa tre metri, pesa in totale quasi 40 kg di cui la metà è costituita da una gabbia metallica essenziale per dare forma e sorreggere la stoffa. L’elaborato costume richiede la collaborazione di tre persone e una carrucola per calarlo dall’alto sopra la testa del ballerino, eh sì perché Mamma Zenzero è in realtà interpretata da un uomo en travesti che cammina sui trampoli. Il suo ingresso è forse il momento più comico del balletto ma anche il più sorprendente: da sotto la sua gonna spuntano infatti numerosi “pulcinella”, piccoli virtuosi allievi della School of American Ballet. Una vera sfida per questi giovani artisti che, nascosti sotto il bizzarro costume, devono muoversi a tempo per evitare di inciampare o essere calpestati dai trampoli!
Chi è George Balanchine? Biografia di un innovatore
Nato a Pietroburgo nel 1904, George Balanchine debutta come coreografo a soli sedici anni affermandosi da subito come un innovatore dell’arte coreutica, purtroppo poco apprezzato dai suoi superiori troppo legati alla tradizione del balletto classico russo. È solo con i Balletti Russi di Diaghilev prima e giungendo negli USA dopo che Balanchine riesce ad affermare il proprio estro coreografico, colmando un vuoto nel panorama artistico statunitense e rispondendo all’esigenza di perseguire uno stile americano originale. Padre del cosiddetto balletto neoclassico, Balanchine fonda nel 1933 la School of American Ballet e nel 1948 dà vita al New York City Ballet, una compagnia di danzatori fuori dal comune. È così che The Nutcracker va in scena per la prima volta il 2 febbraio del 1954. Tra gli interpreti del New York City Ballet anche Maria Tallchief e Tanaquil Le Clercq, che saranno entrambe mogli di Balanchine in periodi differenti. Il coreografo russo conosce molto bene la versione originale realizzata da Marius Petipa nel 1892, poiché giovanissimo – a soli quindici anni! – ha interpretato il ruolo del Principe. Traendo ispirazione dalla medesima fonte di Petipa, un racconto di Alexander Dumas padre derivante a sua volta dal più macabro Lo schiaccianoci e il re dei topi di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann, Balanchine apporta alcune modifiche alla coreografia del maestro francese.
Nel Paese dei Dolci
Stravaganti innovazioni costituite dalle danze del secondo atto, il cosiddetto divertissement dell’acte blanc. Lì dove Marius Petipa crea la Danza Spagnola, quella Araba, la Danza Cinese e quella Russa – sempre sulle suggestive note di Čajkovskij che ne evoca le caratteristiche melodie nazionali – Balanchine immagina invece la Danza della Cioccolata, quella del Caffè, la Danza del Tè e quella delle Bacchette di Zucchero. E di ballo in ballo lo spettatore è dunque condotto in un magico viaggio attraverso il Paese dei Dolci. Così, ogni Natale il New York City Ballet regala al suo pubblico l’incanto di tornare bambini, almeno per una sera.