La storia del cinema è costellata da capolavori di ogni genere e tipo. Dopo più di cent’anni di attività esistono pellicole di ogni tipo, da quelle più raccolte ad altre supportate da budget milionari, dove la visione del regista è costantemente coadiuvata anche a quella di altri agenti, come possono essere ad esempio gli effetti speciali. Tuttavia più lo spazio è ristretto, più la sfida del cineasta di turno si allarga, mettendosi in gioco per trovare l’inquadratura idonea per raccontare la propria storia. Approfittando allora dell’uscita di “The whale”, il nuovo lavoro di Aronofsky interamente girato in una stanza atteso per febbraio 2023, andiamo a rispolverare i migliori film di sempre girati in interni spaziando tra dramma, commedia e horror.
Perché girare in interni?
Girare un film all’interno di uno spazio chiuso o delimitato è un’operazione ambiziosa e vantaggiosa allo stesso tempo. Da un lato infatti la macchina industriale ne trae vantaggio, diminuendo in modo vistoso i costi di produzione. Dall’altro la visione registica deve essere talmente preparata e centrata da rendere la pellicola avvincente e scorrevole malgrado l’area ridotta.
Chiaramente, lavori cinematografici di questo tipo sono sempre esistiti nel cinema, visto che nei primi anni del Novecento non esistevano dei propri set naturali se non quelli allestiti all’interno dei teatri-studio. Lo sguardo verso il fuori inizia ad emergere in modo prepotente nel momento in cui cambia la connotazione sociale del cinema, passato da una sala dedicata ad intellettuali a luogo simbolo dell’intrattenimento di massa. Proprio la voglia di intrattenere il pubblico spinge registi e addetti ai lavori ad uscire fuori dagli schemi, immaginandosi location più ampie e con molta più possibilità di azione.
Ma come mai ancora oggi registi come Arofnosky scelgono di svolgere tutta la loro storia all’interno di case, ville o addirittura stanze? La risposta è soltanto una: la caratterizzazione. Gli interior design infatti sono la migliore descrizione possibile per svelare usi, costumi e caratteri dei personaggi, nonché unico elemento in grado di narrare il vissuto dei protagonisti senza pronunciare neanche una battuta.
Polanski: il Maestro dei film in appartamento
Nella storia del cinema c’è solo un regista ancora in vita che può essere considerato un vero e proprio mago dei film d’interno. E risponde al nome di Roman Polanski. L’artista polacco è infatti considerato un vero e proprio luminare della tecnica, sciorinata in veri e propri capolavori come “Rosemary’s baby”, ovvero il film che ha spalancato a tutti gli effetti le porte al genere horror, “Repulsion” e “L’inquilino del terzo piano”.
Ma in tempi più recenti il cineasta ha fatto centro con una pellicola ambientata in toto all’interno di un appartamento. Stiamo parlando di “Carnage”, commedia intelligentissima tratta dalla piece teatrale di Yasmina Reza che parla di due coppie di genitori (Jodie Foster con John C. Reilly e Kate Winslet con Christoph Waltz) intente a litigare selvaggiamente a causa dei rispettivi figli. Doveroso ricordare quanto tutto il cinema sia evoluto anche grazie alla lezione del papà di tutti registi, Alfred Hitchcock, in tal senso, impartì delle vere e proprie lezioni di regia grazie ai due cult “La finestra sul cortile” e “Il delitto perfetto”.
Anche il cinema italiano vanta all’interno della propria filmografia diversi prodotti audiovisivi “d’appartamento”. Andando a scomodare i Maestri del passato è per esempio impossibile non citare due capisaldi come “Gruppo di famiglia in un interno” di Luchino Visconti e soprattutto “Una giornata particolare” di Ettore Scola, film di grande connotazione antifascista realizzato all’interno del blocco residenziale Palazzo Federici di Roma. Recentemente poi ha fatto il pieno al Box Office “Perfetti sconosciuti”, divertentissima e amara commedia di Paolo Genovese che narra la storia di una coppia in crisi che durante una cena tra amici decide di fare un gioco: lasciare il proprio cellulare sul tavolo per testare la fiducia dei propri commensali, tutti con qualcosa da nascondere.
I migliori film in appartamento: Il terrore della Casa
Si presentano sempre come perfette, bellissime e fascinose. Ma nel canovaccio cinematografico, quando la protagonista di una storia è una casa o una villa significa che qualcosa non va. Negli archivi delle sale cinematografiche si contano infatti decine e decine di pellicole a tinte forti, soprattutto orrorifiche, spesso collegate al filone demoniaco, slahserh o spiriti. Il film madre di questa categoria è senza dubbio “La casa” di Sam Raimi, horror ambientato in un “tranquillo” chalet di montagna che ha poi creato miliardi e miliardi di pellicole satellite. Famosissimo anche “The Others” di Alejandro Amenába, film sugli spiriti con protagonista Nicole Kidman contrassegnato da un finale a sorpresa.
L’uso delle quattro mura domestiche può anche essere utilizzato proprio per rispecchiare i tempi di oggi: è il caso di “Malcom e Marie”, prodotto Netlfix girato in epoca Covid che immortala in bianco e nero la notte di Danzel Washington e di Zendaya. La casa è poi spesso soggetto dei cosiddetti Home Invasion, genere in cui un’abitazione viene presa d’assalto da uno o più criminali o personaggi dalla connotazione negativa per distruggere psicologicamente i proprietari e gli eventuali ospiti. Tra i tanti, “Funny Games” di Haneke è forse l’esempio più esemplificativo tra tutti, in quanto racconta la vicenda di Naomi Watts, presa in ostaggio da due ragazzi colti, apparentemente gentili, salvo poi scoprirsi inquietanti e ultra violenti.
I grandi edifici e gli spazi “galleggianti”
Ma ci sono dei casi in cui lo spazio, seppur chiuso, è talmente grande da consentire all’azione di avere più scenari all’interno dello stesso luogo: è il caso dei grandi edifici, inquietanti nella loro maestosità e nel loro rigore. Come non ricordare, in tal senso, l’albergo del film horror più spaventoso di sempre, “Shining” di Kubrick, ricordato soprattutto per la celeberrima scena del triciclo girata all’Overlook Hotel. Un vecchio collegio in disuso invece è diventato l’incubo architettato dall’argentino Gaspar Noè, abile a proiettare lo spettatore tra le mura di una scuola di danza con la compagnia di ballerini in pieno trip di droga e alcol.
Ma gli interni possono essere anche in movimento, come dimostra ad esempio “Titanic” (il kolossal che ha incassato di più nella storia del cinema recente) interamente ambientato all’interno del natante ricostruito con dovizia di particolari e con elementi rimasti impressi nella memoria collettiva (pensiamo ad esempio all’esplosione della cupola oppure alla scalinata in cui il bellissimo Jack conduce Rose in in terza classe). Un cult che non può non rientrare nella lista dei film con i migliori interni.
Iconico, alla stregua di “Titanic”, anche il famosissimo treno de “L’assassinio sull’Orient Express“, pellicola che ha contribuito a costruire un immaginario tenebroso e sofisticato sul lussuosissimo convoglio, tra l’altro ancora in attività.
Ma la prossima sfida sarà quella più ambiziosa. Il già citato Aronofsky infatti si è spinto oltre il limite, ambientando il suo “The Whale” soltanto all’interno di una stanza, abitata da un obeso, interpretato da un irriconoscibile Brandan Fraser. Anche questo capolavoro rientrerà nei migliori film di interni? Lo scopriremo il prossimo febbraio.
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