Tutto può iniziare con pochi – isolati – commenti. Innocui, si potrebbe pensare. Manifestazioni di gelosia, o possessività, che all’inizio di una relazione possono addirittura far piacere, o essere scambiati per dimostrazioni di interesse. Poi, frasi subdole, manipolatorie: finché non ti accorgi di non essere più padrona di nessuna delle tue decisioni. È così che inizia la violenza sulle donne: non necessariamente con schiaffi, percosse, o umiliazioni, ma con la privazione del diritto di scelta consapevole, dell’ autonomia, della voce. Sfortunatamente, nella maggior parte dei casi quando arrivano le botte è già troppo tardi: ultimo, estremo passo di un sapiente esercizio di imbonimento e manipolazione, esse contano sul fatto che dall’altra parte non ci sia più una donna ma una bambola di pezza che, ormai, ha rinunciato a sé stessa e alla propria capacità di gridare aiuto.
Paradossalmente, è proprio per amore – o presunto tale – che l’11% delle donne vittima di violenza domestica non denuncia il suo aguzzino. Cadere nel tranello è facile: si tratta di una caduta ritardata, al rallentatore, fatta tanto di commenti sgradevoli e proibizioni quanto di carezze e dichiarazioni di affetto. Ma è proprio durante le prime fasi della discesa che è vitale trovare la forza di aggrapparsi al bordo: riconoscere i comportamenti sbagliati prima che degenerino e allontanavisi il più possibile. Ovviamente, si tratta di un atto di coraggio e di lucidità non da poco: riconoscere i primi segnali di violenza è tutto fuorché facile e, spesso, quest’ultima esplode senza preavviso. Tuttavia, esistono alcuni campanelli di allarme che – in vista della Giornata contro la Violenza sulle Donne – possiamo e dobbiamo riconoscere.
Gli stadi iniziali: perché la violenza di genere è un cancro che va preso in tempo?
Dall’umiliazione all’indifferenza, dall’ossessione alla rabbia incontrollata: la violenza sulle donne è un mostro mutaforma, che in ogni coppia può assumere sfumature, aspetto e dimensioni diverse. Può insinuarsi tra i partner silenzioso come un serpente, o abbattere la porta di casa come un bulldozer, demolendo la serenità che vi regnava. Una sola cosa ne accumuna tutti i casi: la necessità di dire stop e debellare la violenza come un virus. Sfortunatamente non c’è vaccino o mascherina che tenga contro un compagno di vita violento. Ma la ricerca condotta da Lines tra le donne utenti di Spazi Donna istituiti dall’associazione per la tutela dei diritti delle donne nel mondo We World ci insegna che esistono modi per riconoscerla in tempo.
Il Primo indizio? Quando avverti di non essere più al timone della tua vita, ma una semplice, inerme passeggera. Alcuni atteggiamenti del partner, talvolta, vengono interpretati come attenzione e cura, ma in realtà nascondono un desiderio di controllo, nonché dalla volontà di creare isolamento sociale. Per stimolare le donne a riflettere e prevenire il rischio, abbiamo redatto un decalogo dei comportamenti più frequenti che possono degenerare in situazioni di violenza. Un vero e proprio strumento di servizio che raccoglie i segnali più frequenti e spesso più subdoli che caratterizzano una relazione tossica.
10 campanelli d’allarme da non ignorare: il decalogo della violenza sulle donne
- Aggressività e rabbia
Quando si rivolge a me è spesso aggressivo ed utilizza un tono di voce molto alto. - Tendenza a screditare e umiliare la partner
Quando siamo con gli altri mi contraddice in continuazione e sminuisce quello che dico. - Volontà di isolamento dai contesti sociali
Di fronte agli impegni concordati, li nega e dice che sono io che ho capito male. - Capacità di suscitare sensi di colpa
Quando esco con le mie amiche, mi dice che non sono una buona madre e/o una buona compagna. - Mancanza di fiducia
Vuole accompagnarmi sempre dappertutto, non mi permette di uscire da sola. - Onnipresenza invadente
Quando non sono con lui, devo tenere il cellulare sempre a portata di mano per rispondere subito a messaggi e chiamate da parte sua. - Controllo ossessivo
Vuole conoscere tutte le mie password di accesso (pc, social media, cellulare). - Tendenza a precludere il diritto di espressione della propria femminilità
Qualsiasi tipo di abbigliamento che indosso viene giudicato inadeguato, perché il mio partner ritiene che attiri l’attenzione. - Insinuazione di dubbi e volontà di rompere gli altri rapporti sociali della partner
Non vuole che esca con le mie amiche perché le giudica stupide e ha paura che possano avere una cattiva influenza su di me. - Tendenza a creare dipendenza emotiva ed economica
Quando gli dico che mi interessa un lavoro, mi dice che io non sono capace e non mi serve perché tanto provvede lui a me.
Il decalogo per la prevenzione della violenza di genere, resterà un baluardo di speranza e supporto per le donne di tutto il mondo. Frutto di una ricerca che ha coinvolto psicologhe, educatrici e assistenti sociali impegnate nella lotta alla violenza di genere dei quartieri più disagiati di diverse città italiane (Milano, Brescia, Bologna, Roma, Napoli e Cosenza), questi segnali si spera invogliano le donne ad alzare la voce.