Riuscire a concentrare in poche righe il ricordo di Pier Paolo Pasolini potrebbe apparire a prima vista un’impresa impossibile. Dietro all’eredità che il poeta e letterato ci ha lasciato c’è un universo sconfinato e un corpus letterario sterminato, che si sviluppa a partire dalla poesia articolandosi in mille altre forme artistiche diverse, non ultima il cinema. In occasione dell’anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 2 novembre 1975 ad Ostia vale la pena ripercorrere la sua storia, con particolare riferimento al ruolo che ebbe per la critica al consumismo sfrenato del tempo.

Un testamento fondamentale

Pochi fra i contemporanei come Pasolini sono riusciti a raccontare le torture di una società malata e corrotta facendo emergere da essa tutto il marcio, tutte le contraddizioni, con una rara lucidità che trovava molto spesso nella provocazione, nello scandalo, la sua massima forma di rappresentazione. Poco importava quali fossero i meccanismi di potere dietro agli scandali della politica, non contava nulla se derivassero dalle scelte della destra, della sinistra, o della Democrazia Cristiana. L’obiettivo primario di Pasolini era smascherarli e metterli alla berlina, per un pubblico di certo ben poco abituato ad un certo tipo di linguaggio. che ritrovava nelle sue opere un vero genio rivoluzionario e controcorrente. Lui stesso, in svariate occasioni, si definì un corsaro della letteratura, e non avrebbe potuto scegliere appellativo migliore.

ricordo pier paolo pasolini | Life&People Magazine

La critica alla società dei consumi

Il suo occhio inquisitore si focalizzò in particolar modo sulla nuova ondata euforica del primo Dopoguerra, dove alla devastazione delle bombe si sostituì un boom economico dietro al quale si nascondevano luci ed ombre. Pasolini sentiva di vivere in un’epoca dove l’industria aveva iniziato a personalizzare gli individui, conducendoli piano piano verso un’omologazione funzionale all’oppressione dell’élite dominante. Pensare che Pasolini fosse contrario solo ed esclusivamente ad un certo tipo di prospettiva alto borghese sarebbe però un grave errore.

I duri giudizi verso i moti sessantottini

Nemmeno i riottosi del ’68 riuscirono a convincere il poeta della purezza delle loro battaglie. Le accese proteste di strada della fine degli anni Sessanta rappresentavano per Pasolini un falso marxismo, celato dietro un approccio autocritico della stessa borghesia dominante, che stava semplicemente mettendo in dubbio alcuni dei suoi principi fondanti. Più che di lotta giusta, dunque, il letterato aveva interpretato quel periodo come un’epoca carica di un nuovo forte moralismo di facciata.

La consacrazione de: “I ragazzi di vita”

Il trasferimento nella Capitale, fervente di stimoli culturali rispetto al ben più bigotto Friuli dov’era nato, permise a Pasolini di esplorare ulteriormente i suoi tormenti, raggiungendo quello che è forse l’apice della sua carriera letteraria con un romanzo che avrebbe destato parecchio scalpore ma, al contempo, avrebbe accresciuto la sua fama a livello nazionale.

ricordo pier paolo pasolini | Life&People MagazineI ragazzi di vita di cui parlava nel suo libro erano giovani sbandati che non avrebbero avuto alcuna possibilità all’interno della società e che, proprio per questo motivo, sarebbero presto finiti per prostituirsi. La critica più conservatrice stroncò il romanzo, che trattava senza filtri il tema tabù dell’omosessualità. Fu soltanto uno dei numerosi scandali di cui si rese protagonista Pasolini: la magistratura di Milano, ad esempio, aveva accusato il libro di avere “carattere pornografico”, dietro segnalazione della Presidenza della Repubblica italiana rappresentata all’epoca da Antonio Segni.

Un raffinato cineasta

Pasolini non fu soltanto un letterato. Furono una ventina i film che lo videro dietro la macchina da presa, tra i quali capolavori come “Uccellaci e uccellini”, l’esordio di “Accattone” e, soprattutto, “Salò o le 120 giornate di Sodoma”. Quest’ultimo, in particolare, suscitò aspre critiche per la sua crudezza e per il suo essere così efferato da sembrare quasi reale. Nell’opera di de Sade da cui prendeva ispirazione, Pasolini vedeva il simbolo della profanazione dell’individuo assoggettato all’arbitrarietà del Potere. Sesso, violenza, morte sono solo alcuni tra i temi principali di un’opera entrata di diritto nell’Olimpo dei film più celebri della storia della cinematografia italiana.

Pasolini mostra Bologna Life&People Magazine

L’eredità del poeta

Riflettere su quello che è stato Pasolini per la letteratura italiana significa andare ad analizzare il rapporto tra estetica e senso, fra realtà e sogno, approfondendo la conoscenza che l’uomo moderno medio ha della propria e della altrui distruzione. Ce ne sono stati, dopo di lui, di poeti e personaggi che con le loro provocazioni e il loro stile hanno cercato di presentarsi come intellettuali di rottura rispetto al sistema. Ma non c’è dubbio che oggi sia molto più facile presentarsi come alternativi e controcorrente. L’esperienza letteraria vissuta da Pasolini è di per sé irripetibile e unica, ed è proprio per questo che è riuscito a diventare un classico, quasi una rockstar d’altri tempi.

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