Mai come in questo periodo il mondo della moda è stato attento al tema della sostenibilità. Si tratta di un argomento di delicatezza estrema, viste e considerate le discussioni ormai all’ordine del giorno in materia di ecologia, risparmio energetico e ottimizzazione delle preziose risorse energetiche del nostro pianeta. In una simile cornice, si fa spazio sempre più spesso l’utilizzo della pelle vegana sostenibile, che potrebbe tuttavia avere dei lati oscuri. Non tutto è oro quel che luccica, come si dice in questi casi.

La pelle vegana è davvero sostenibile?

I prodotti di pelle non animale, nonostante le insistenti richieste degli animalisti, faticano a farsi spazio nelle collezioni dei grand brand quando parliamo di piccola pelletteria (è il caso di oggetti come cinture o portafogli). Un discorso molto diverso vale invece per borse e capispalla, dove la pelle originale mantiene ancora un fascino del tutto immutato e rappresenta la prima scelta da parte di tutti i principali brand di settore. Chi invece riesce a preferire la pelle di origine non animale, prodotta con metodi artificiali, deve in ogni caso essere consapevole di cosa si nasconde dietro al processo di produzione. Esiste infatti il rischio di sostenere aziende che si macchiano di “greenwashing”: ci sono marchi, infatti, che si presentano come eco-sostenibili solo per mantenere una certa immagine ma che, in realtà, contribuiscono al degrado ambientale.

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Conoscere il greenwashing per compiere una scelta consapevole

Il fenomeno viene inquadrato dagli esperti come una nuova forma di marketing a tutti gli effetti. Chi si vuole presentare come più green rispetto alla concorrenza, di norma, si fa promotore di campagne di sensibilizzazione ambientale, partecipa a eventi sul cambiamento climatico (o, addirittura, li modera) ma mette in atto un comportamento di facciata, che alle spalle cela sfruttamento della manodopera e inquinamento. Il settore dell’abbigliamento, particolarmente quello del fast fashion, è a questo punto di vista uno dei più problematici, perché utilizza solventi e coloranti chimici che hanno un impatto devastante soprattutto sulle nostre risorse idriche.

Prodotti cruelty free vs prodotti eco-friendly

Esistono capi d’abbigliamento che vengono presentati come prodotti che non mettono in pericolo le specie animali, ma che in realtà danneggiano l’ambiente tanto quanto gli altri se le pelli vegane con cui vengono messi sul mercato sono costituite da polimeri plastici come il poliuretano e il cloruro di polivinile. Sono materiali a base di petrolio (combustile fossile fra i più inquinanti) che rilasciano nell’ambiente microplastiche i cui effetti su flora e fauna possono essere incalcolabili. Alcuni di questi materiali, infatti, possono richiedere secoli prima di essere completamente smaltiti.

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Una vera pelle vegana può essere la soluzione

Più che affidarsi a dei proclama delle aziende e alle loro etichette fasulle, sarebbe necessario che i consumatori imparassero a riconoscere i materiali con cui sono fatti i vestiti o gli accessori che indossano, ponendo particolare attenzione alla presenza di pelli vegane create rigorosamente con materiali a base vegetale. Le materie prime con cui sono fatti tali prodotti sono cruelty-free, hanno un basso impatto ambientale e sono a lunga durata. L’origine di tali materiali è da ritrovare nelle piante già disponibili in natura (è il caso delle foglie di ananas) ma anche nei rifiuti agricoli, per quanto questa seconda opzione possa stupirvi.

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Un esempio da seguire

C’è un brand, in particolare, ad essersi reso protagonista di una riuscita campagna pro-vegan: si tratta di Stella McCartney. Il noto marchio ha di recente lanciato una speciale borsa in pelle di funghi, la Frayme Mylo, interamente prodotta con il micelio. Si tratta di una tracolla dalle stile comodo, con design a sacca e con una elegante catena in acciaio riciclato. In apparenza, si tratta di una borsa assolutamente identica a qualunque altro prodotto in vera pelle di origine animale. Anche in Italia ci stiamo muovendo sempre di più in direzione della sostenibilità: tra i marchi che più si sono distinti di recente troviamo Noah, MioMojo e Adelaide Carta. La speranza è che in futuro molti altri competitor si uniranno a questa sfida: la posta in gioco è la salute del nostro pianeta e delle prossime generazioni.

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