Sta per terminare il Pride Month, ovvero il mese di giugno dedicato alla comunità LGBTQ+ ricco di dibattiti ed eventi che culmina con il gay pride. Protagonista proprio delle parate – organizzate in quasi tutto il mondo e occasione di divertimento, sfarzo e riflessione – è sicuramente la componente glitterata, semplicissima da indossare e dal grande significato. Ma da dove deriva questa pratica? Scopriamo la storia del glitter, simbolo del pride dalle radici decisamente antiche, molto più antiche di quello che si possa immaginare.
Le radici antichissime del glitter
Per ripercorrere la storia del glitter occorre tornare indietro nel tempo, addirittura al paleolitico: l’etimologia della parola viene dal norvegese antico, glitra, il cui significato è pressoché identico a quello moderno, scintillare. Secondo diversi studi la prima volta che la parola è apparsa nella storia risale al XVI secolo, anche se ci sono reperti di mica, un tipo di minerale utilizzato ancora oggi per rendere la vernice più brillante, anche in alcune grotte del 40.000 A.C; è appurato inoltre che alcuni popoli importanti come ad esempio i Maya erano soliti a dipingere i propri volti con la mica in occasioni di festa oppure in altre celebrazioni. Una pratica comune anche in diverse popolazioni indigene, di cui sono presenti diversi esempi in antropologia.
Il glitter moderno: tutto nasce per caso
L’utilizzo del glitter così come lo intendiamo noi è cominciato invece nel 1943 grazie a Henry Ruschmann, un macchinista americano del New Jersey. Come molte delle invenzioni geniali, tutto nacque per puro caso. Leggenda narra infatti che Ruschmann, inventore di una macchina per tagliare rifiuti in formato molto piccolo, si accorse di tanto in tanto di alcuni errori che portavano il suo marchingegno a “balbettare”, dunque a comportandosi a singhiozzo, generando dei piccoli residui di cellulosa che i dipendenti poi utilizzavano come decorazione. Da questi “incidenti di percorso” sono nati dunque i glitter, decorazioni che lo stesso Ruschmann si premurò immediatamente di fabbricare una volta intuita la potenza estetica, brevettando una nuova macchina nel 1963.
Le popstar sdoganano il glitter: Euphoria lo trasforma in trend
Nel secolo scorso il glitter aveva un’accezione quasi oltraggiosa, in quanto veniva relegato nel pensiero popolare (ad eccezione ovviamente dei bambini) a chi lavorava esclusivamente nel mondo del sesso. Un tipo di approccio poi fortunatamente ammorbidito nel corso del tempo, fino ad essere completamente sdoganato negli anni zero, soprattutto grazie all’avvento delle grandi popstar internazionali come Madonna, Lady Gaga, Beyoncé e, ultimamente, anche Dua Lipa.
Nel target dei teenager poi è stato commercialmente devastante l’impatto di “Euphoria”, serie tv del genere teen drama che segue le vicende di Rue (Zendaya), giovanissima ragazza con problemi di tossicodipendenza, e di tutto l’universo che gravita intorno a lei e ai suoi amici alle prese con i turbamenti imposti dalla società americana, tra amori ed eccessi. Uno show – diventato in pochissimo tempo già cult – reso famoso anche e per il make up, contraddistinto proprio dai glitter, protagonisti indiscussi dei look, tanto da divenire in breve tempo prima trend, e poi moda vera e propria.
Storia del glitter: da quando è simbolo del Pride?
Tra gli elementi caratterizzanti del Pride, così di tutte le serate ed eventi a tema queer, c’è dunque il glitter, usatissimo anche dalle celebri drag queen e simbolo di libertà, vero e proprio fil rouge che unisce tutto il mondo durante le sfilate e le parate contro ogni tipo di discriminazione misogina ed omofobia. Un’arma potentissima, più forte di altre, che trova la sua particolarità nel suo essere in un certo senso anche molto fastidiosa: il glitter non a caso si attacca facilmente al corpo con tutta la sua brillantezza e al contempo è difficile e molto complicato da rimuovere.
Non tutto luccica
Può un materiale con una storia e con un significato così bello avere delle caratteristiche negative? Purtroppo sì, ma per questioni meramente ambientali. Essendo fatto sostanzialmente di plastica, il glitter impiega un lasso di tempo decisamente lungo per decomporsi: mille anni secondo gli ultimi studi. Visto le dimensioni ridottissime è considerato una microplastica, per questo motivo la maggior parte del prodotto viene espulsa in acqua. Un problema che i fornitori stanno cercando di ovviare. Alcune aziende prestigiose, come la Meadowbrook Inventions, ne hanno già progettato una versione biodegradabile, fondamentale di questi tempi.
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