Il “museo degli alimenti in via di estinzione” è una piattaforma che punta i riflettori sulle vulnerabilità ecologiche che minacciano gli scenari alimentari; uno spazio digitale di riflessione che esplora come i cambiamenti climatici stiano portando determinati alimenti verso l’estinzione. Con sede tra Madrid e Utrecht, lo studio di design multidisciplinare Sharp & Sour è il team che ha creato la piattaforma online e la mostra , per rivelare le ramificazioni nascoste dietro alcuni dei nostri cibi “più amati” e ricercati. Quando la locuzione “in via di estinzione” ci attraversa la mente, siamo portati a pensare esclusivamente ad animali come panda, balene o altri animali esotici; purtroppo però ci sono anche alcune piante commestibili, che sono per noi alimenti, che stanno rischiando di scomparire. Molti cibi di base stanno già subendo le conseguenze del cambiamento climatico e potrebbero presto andare incontro all’estinzione se non si adottano le giuste misure.
Quasi duecento anni fa, l’avvocato francese Anthelme Brillat-Savarin scriveva:
“Dis-moi ce que tu manges, je te dirai ce que tu es” (Dimmi cosa mangi e ti dirò cosa sei);
che viene spesso indicato come uno dei primi orientamenti del proverbiale detto “Sei quello che mangi”.
Come sarebbero le cucine di tutto il mondo senza ceci, banane oppure il nostro amatissimo caffè?
Il caffè è oggi una delle bevande più consumate al mondo, ma le sue origini risalgono al XV secolo a.C., quando fu coltivato per la prima volta nell’attuale Yemen, nella penisola arabica. Il 60% delle piante di caffè selvatiche è a rischio di estinzione e, secondo il Centro internazionale per l’agricoltura tropicale (ICTA), l’area globale adatta alla coltivazione del caffè si dimezzerà entro il 2050. Ciò è causato dalla siccità e dall’aumento delle temperature che facilita la diffusione di un fungo della ruggine delle foglie. Si prevede che il 40% delle piante di caffè in America Centrale scompaia a causa di questo fungo, così come a causa di alcuni piccoli coleotteri neri noti come “trivellatori delle bacche di caffè”.
Il Nettare di bacco
Per non parlare del vino, una delle bevande più antiche del mondo (circa 10.000 anni) che avrà davanti a sé alcuni decenni difficili; si prevede infatti che entro il 2100, molti dei microclimi che rendono possibile questo nettare a noi sacro, saranno completamente trasformati o danneggiati. L’uva prospera in aree dove l’equilibrio tra giornate calde e fredde è specifico; con il cambiamento climatico, queste aree stanno diminuendo rapidamente e, se le cose continuano in questo modo, scompariranno presto. Con l’attuale tasso di riscaldamento, la produzione di vino diminuirà di oltre l’80% entro la fine di questo secolo.
Il museo dei cibi in estinzione rivela la reale portata dei costi di produzione di alimenti grandemente utilizzati a livello globale
Avete mai provato a coltivare un albero di avocado in casa? Potreste rimanere scioccati nello scoprire che, in media, sono necessari circa 200 litri di acqua per ogni avocado. Se gli avocado hanno bisogno di questa quantità d’acqua per crescere, i ceci ne necessitano otto volte di più; parliamo di circa 4000 litri per chilo, oltre ad un terreno costantemente umido durante la lunga stagione di crescita.
E il cacao?
Gli Olmechi (antica civiltà precolombiana) furono i primi consumatori conosciuti di cacao, parliamo di circa 3.500 anni fa. Gli alberi di cacao sono ancora più delicati degli alberi di avocado e richiedono ancora più acqua per fiorire. In media, una singola barretta di cioccolato richiede 10 vasche da bagno d’acqua per essere preparata, la maggior parte delle quali va all’albero del cacao. Inoltre, i microclimi in cui prospera il theobroma cacao, venti gradi di latitudine a nord e a sud dell’equatore, scompariranno in circa cinquant’anni.
Le banane sono state consumate e coltivate per più di 9000 anni.
Possono essere fatte risalire all’attuale Nuova Guinea e successivamente all’India, all’Africa e alla Polinesia. Fu solo quando Alessandro Magno conquistò l’India che le banane arrivarono in Europa. I lievi aumenti delle temperature degli ultimi 15 anni sono in realtà stati benefici per la coltivazione di questo frutto; ma se il riscaldamento globale continuerà ad aumentare a questo ritmo, entro il 2050, l’avamposto di molte regioni diminuirà di oltre l’80%.
Le api ci stanno indicando che c’è qualcosa che non va nel mondo, le dovremmo ascoltare.
Il miele esiste da molto tempo. Dai dipinti di 8000 anni fa in Cuevas de la Araña (Valencia, Spagna) raffiguranti persone che si arrampicano sugli alberi e raccolgono questo liquido dorato; alle citazioni nei testi Veda e ayurvedici dell’antica India (4000 anni fa) fino ai resti di miele più antichi trovati in ceramiche nell’odierna Georgia, risalenti a più di 5000 anni fa. Come tutti sanno, il miele è prodotto dalle api, animali che stanno morendo a tassi record a causa di pesticidi, parassiti invasivi, qualità del cibo ridotta a causa del contenuto di nutrienti nelle colture domestiche e pratiche agricole monocolturali, oltre alla perdita di habitat. Ma l’estinzione delle api potrebbe essere un problema anche per altri tipi di piante e colture di cui sono anche impollinatrici, come la maggior parte della frutta, bacche, cipolle, barbabietole, broccoli, peperoni, sesamo, fagioli e patate. Se le api se ne vanno, le seguiranno una serie di alimenti e spezie culinarie fondamentali.
Senza vita marina non c’è vita possibile su questo pianeta
Senza i pesci, nessun’altra forma di vita che dipende da essi potrebbe sopravvivere, come foche, orsi polari o gabbiani. Sebbene le specie di pesci (commestibili) più minacciate siano il salmone, il tonno e le capesante, tutta la vita marina è in grave pericolo. I nostri oceani si stanno gradatamente esaurendo; principalmente a causa della pesca eccessiva e dei brutali danni agli ecosistemi marini. Poi l’aumento della temperatura dell’acqua del mare, l’acidificazione degli oceani e l’inquinamento, stanno diminuendo drasticamente il numero di molluschi e coralli.
Sharp & Sour attraverso il museo afferma che l’estinzione di alcuni alimenti è già in corso
Le cause sono molteplici: dal terribile, aumento delle temperature alla scarsità di acqua dolce; da modelli meteorologici estremi e irregolari, alla perdita di habitat; anche la deforestazione, gli incendi, l’inquinamento e la maggiore vulnerabilità a pestilenze, predatori e malattie. È estremamente preoccupante e pericoloso che pochissimi ne parlino e che l’unica “soluzione”, prospettata consista nel modificare geneticamente le colture in modo che possano diventare resistenti alla siccità o ai funghi. Questi problemi non sono realtà isolate ma in quanto complesse e intricate, l’approccio per risolverli dovrebbe essere diverso e olistico. Il Museo degli alimenti in via di estinzione mette in evidenza le vulnerabilità che minacciano alcuni dei nostri ingredienti preferiti, parte integrante della nostra cultura di esseri umani. La speranza è che il cibo sostenga un approccio più sensibile e al contempo accessibile alla battaglia per la crisi climatica. Lo scopo della piattaforma è di sensibilizzare un pubblico più ampio in modo che prenda coscienza dei problemi che stiamo affrontando attualmente.
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