Oggi, è il giorno del ricordo di Carla Fracci, monumento della danza scomparsa nel 2021 dopo una lotta contro il cancro. Per celebrare la ballerina italiana più famosa di sempre andrà in onda sul network Sky uno speciale dedicato, con tanti contributi fotografici, video e interviste esclusive. Ripercorriamo la storia dell’eterna fanciulla danzante, sempre in perfetto equilibrio tra grazia e modernità.
Uno speciale per ricordare Carla Fracci
Si intitola “La voce della danza” lo speciale a cura di Chiara Ribichini che andrà in onda su Sky TG 24 (oggi, venerdì 27 maggio alle ore 21:00), poi su Sky Arte (sabato 28 maggio alle ore 20:00) e, successivamente, on demand. Si tratta di un vero e proprio viaggio all’interno della straordinaria vita e carriera della ballerina, ricco di testimonianze inedite, foto e video.
Tra le tante personalità intercettate spiccano Massimo Murru, celeberrimo étoile e maître del Teatro alla Scala oltre che partner di Fracci in “Chéri”, la prima ballerina del Teatro scaligero Alessandra Ferri, il direttore del Corpo di Ballo della Scala Manuel Legris, l’ètoile Mario Marozzi e inoltre Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, tutti primi ballerini che hanno avuto la fortuna di essere guidati proprio dalla Regina della danza in “Giselle”. Spazio anche ai famigliari di Carla, rappresentati dal Maestro Beppe Menegatti, marito dell’artista, il figlio Francesco e il nipote Giovanni.
L’eterna fanciulla danzante
Il modo migliore per descrivere Carla Fracci l’ha trovato Eugenio Montale. Lo scrittore, amico della Ballerina, la definì infatti “L’eterna fanciulla danzante”. La vita della Fracci è stata scandita dai ritmi della danza: nata il 20 agosto del 1936 a Milano dal padre Luigi, un sergente maggiore degli alpini, e dalla madre Santina, operaia alla Fabbrica Innocenti, approda al Teatro Alla Scala ancora bambina (all’età di dieci anni) spinta proprio dai genitori, colpiti dal grande senso del ritmo della figlia. Come tutti i più grandi talenti, la ragazza nell’età più tenera alterna spiccate e incredibili capacità artistiche coniugandole talvolta a un senso di svogliatezza, dettato soprattutto dall’ambiente, rigidissimo, e dalla mancanza degli spazi aperti.
Il folgorante incontro con Margot Fonteyen e il successo
La percezione personale sulla disciplina cambia completamente quando Carla incontra Margot Fonteyn, da molti considerata la ballerina più grande di tutti i tempi, ricevendo una correzione minuziosa e folgorante inerente a una posizione sbagliata del dito mignolo della mano. Proprio in questa occasione la giovane danzatrice capì l’importanza della dedizione e la necessità di immergere ogni singolo centimetro del proprio corpo nell’arte, nella musica, nella scena. Fu di fatto l’inizio dell’ascesa: nel 1956, dopo aver conseguito il diploma alla scuola di ballo della Scala con Vera Volkova e altri coreografi, Carla diventa prima danzatrice solista e, dopo ventiquattro mesi, prima ballerina. A cavallo tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta Carla Fracci inizia a girare per il mondo con alcune compagnie estere, tra cui si segnalano il London Festival Ballet, il Royal Ballet oltre che il famoso Balletto svedese e quello di Stoccarda. Il punto di forza più grande sono i ruoli drammatici, affrontati con una modernità e uno stile senza precedenti: impossibile non citare il tal senso il balletto romantico in due atti “Giselle”, considerato il ruolo-capolavoro, “Romeo e Giulietta”, “Coppélia”, “Medea” e la “Syplphide”. Tra i partner con cui ha stregato il mondo figurano invece il celeberrimo Rudolf Nureyev, Vladimir Vasiliev, Marinel Stefanescu, Alexander Godunov, Henning Kronstam e, non ultimo, Roberto Bolle.
Il ruolo come direttrice
L’eccezionale impatto e il successo continuo sul palcoscenico porteranno Carla Fracci a ricoprire presto il ruolo di Direttrice del corpo di ballo in svariati teatri italiani: uno dei primi fu il Teatro San Carlo negli anni ottanta, poi negli anni novanta l’Arena di Verona e, nei primi dieci anni del 2000, anche il Teatro dell’Opera di Roma. Ma il talento e la visione della ballerina furono talmente grandi da andare anche fuori dal teatro, abbracciando anche la politica. Non a caso dal 2009 al 2014 diviene Assessore alla cultura della Provincia di Firenze, sotto invito del Presidente dell’epoca, Andrea Barducci.
Le ultime parole di Carla Fracci
Poco prima della morte, Carla Fracci rilasciò una delle ultime interviste della sua vita, esprimendo – come sempre ha fatto nel corso della sua esistenza – diversi concetti oltremodo rilevanti. Nello specifico la ballerina ha parlato del significato di “icona”, non nascondendo la propria riconoscenza e un pizzico di imbarazzo.
«Il termine mi imbarazza – ha detto Fracci – È un orgoglio avere ancora oggi l’affetto e la stima delle persone. Essere fermata per strada e percepire riconoscenza. La gente si ricorda ancora di quello che ho fatto, non solo alla Scala. Come un fermo immagine di quando stavo in punta o come quando volavo come farfalla».
La ballerina, ha spiegato infine anche l’importanza del colore bianco, suo tratto distintivo:
«Un colore che riflette. Che illumina. Le donne vestite di bianco hanno una luce diversa. E poi è il riferimento del mondo della danza. E per me, anche il simbolo di due grandi balletti cui la mia storia è legata. La Sylphide e Gisele».
Parole che fondono ancora il palco e la vita, la dedizione e la bellezza. Immortale Carla.
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