A Bologna, c’è una mostra fotografica dedicata al fotografo Oliviero Toscani, per festeggiare i suoi 80 anni. Il fotografo è sempre stato interessato ai temi caldi e ha sempre fatto discutere con le sue fotografie. In questa mostra a Palazzo Albergati, fino al 4 settembre, si può assistere all’evoluzione della tecnica di questo grande fotografo italiano e alla potenza creativa che ha dimostrato nel corso della sua lunga carriera. L’esposizione è stata curata da Nicolas Ballario, da sempre grande fan del lavoro di Toscani, e contiene oltre 100 foto.
Un fotografo che ha fatto discutere
Toscani non ha mai rinunciato ad un certo modo di raccontare la realtà. Sempre forte della grande capacità espressiva della sua macchina fotografia e, soprattutto, della sua capacità di raccontare, non ha mai esitato ad esprimere la sua opinione anche su temi caldi, generando costantemente polemiche e dibattiti: dal tema della pena di morte al razzismo, dalla violenza al sesso, dalla guerra all’anoressia, senza mai lasciarsi sopraffare dalle ingiurie. La mostra è un modo per conoscere un artista irriverente e coraggioso, ma anche i lati meno dibattuti e considerati di questo fotografo iconico.
La vita di un figlio d’arte, iniziato alla fotografia dal padre
Toscani è di Milano. Nasce nel 1942 ed è subito spinto dal padre ad imbracciare la macchina fotografica. Fedele Toscani è stato infatti il primo fotoreporter del Corriere della sera, e ha indotto il figlio a seguire questa vocazione di famiglia, andando a studiare a Zurigo, presso la Kunstgewerbeschule, la più grande scuola di fotografia di quegli anni. Sarà una tappa fondamentale della sua formazione, perché qui imparerà con grade entusiasmo la teoria del colore, la tecnica, nonché la composizione fotografica. Da subito di rivela un fuoriclasse e si diploma col massimo dei voti nel 1965, dando il via ad una carriera brillante.
I jeans di Jesus “Chi mi ama mi segua”: Pasolini difende Toscani
Toscani inizia ad immortalare con la macchina fotografica le lotte studentesche di quegli anni, l’abbigliamento sfoggiato in quel periodo, riuscendo a cristallizzare gli animi e la moda del tempo. Diviene presto il fotografo più richiesto e chiacchierato. Nel 1973, un manifesto pubblicitario fa il giro del mondo, generando polemiche e il primo grande scandalo di Toscani: si sta parlando del jeans di Jesus “Chi mi ama, mi segua”. Considerato uno slogan blasfemo, Toscani fu facile preda dei moralismi della folla. Fortunatamente, non mancò chi comprese la genialità dello slogan e lo difese, assolvendolo dall’accusa di blasfemia: l’intellettuale e poeta Pier Paolo Pasolini prese le sue difese e appoggiò la sua idea.
Una pubblicità che adesso farebbe discutere, ma per ragioni diverse. Non tanto infatti per la carica blasfema, quanto per la mercificazione che si fa della donna. Ma per i tempi era un geniale messaggio pubblicitario, che ha fatto aumentare esponenzialmente la vendita dei jeans. Questo perché Toscani aveva ben intuito che il chiacchiericcio promuovesse la vendita di un articolo molto più della sua eventuale qualità. Il suo slogan è d’impatto, seppure provocando polemiche, e gli permette di trasferirsi a New York negli anni Settanta. La città è una fonte inesauribile di idee e avrà una grande importanza nella sua carriera avvenire. Qui, per esempio, conoscerà l’arte underground newyorkese, si fidanzerà con la modella Donna Jordan, ma soprattutto conoscerà Andy Warhol, suo caro amico e modello di alcuni dei suoi scatti più celebri.
Una fotografia tra moda e denuncia
New York ha senz’altro coronato la carriera di Toscani e gli ha consentito di diventare il fotografo di punta di moltissime riviste di moda, come Vogue e CQ, nonché il fotografo ufficiale di molti brand di prim’ordine. Ha anche stretto un forte legame di amicizia con Elio Fiorucci, un grande innovatore della moda mondiale. Eppure, non ha esitato a scuotere le coscienze con le sue foto, battendosi contro l’AIDS, la guerra, la violenza e le grandi cause umanitarie. La mostra vuol essere un modo per scavare in profondità nel suo lavoro, rivelando la complessità dei suoi scatti e il suo desiderio di esprimersi anche sulle questioni più controverse; è andato perfino contro le riviste di moda, con la foto di una ragazza anoressica, totalmente nuda davanti all’obiettivo. Ha mostrato, così, i segni distruttivi di una malattia più volte sfruttata dalle case abbigliamento. Di certo, Toscani non è mai stato un fotografo che chiudesse un occhio davanti agli aspetti meno lusinghieri della sua professione. E questa mostra bolognese ne è la prova.
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