Quanto è bella e antica la storia del Palazzo Ducale di Urbino, una tappa obbligatoria per gli amanti della storia dell’arte o per chi si trova a visitare uno dei luoghi più importanti del Rinascimento Italiano, dove è conservata una eredità architettonica di tutto rispetto. D’altronde, l’Italia è piena di palazzi antichi, palazzi che ci invidia tutto il mondo. Splendidamente conservati nel tempo, sono divenuti presto simbolo di un’epoca storica, di una regione, nonché dell’intera penisola. Oggi, parleremo di una delle più importanti e straordinarie opere di architettura italiane, un’antica e preziosa icona della città di Urbino, che ha conosciuto i più noti architetti del tempo e tre fasi fondamentali per la sua costruzione. Una storia complessa che si dirama nel tempo, per arrivare finalmente al prezioso e monumentale capolavoro di architettura che è oggi.
Una città a forma di Palazzo
Chiunque si aggiri per Urbino, resta sin da subito stupefatto di fronte alla bellezza e alla maestosità di questo palazzo, impossibile da non notare vista la sua grandezza nel centro cittadino; è stato costruito a partire dal 1544 per volontà del duca Federico da Montefeltro. Un uomo ambizioso, che intendeva essere accolto in una dimora che fosse pari alla sua stessa grandezza. Il risultato è un palazzo, a detta di molti, grande quanto una città, oppure, come scrisse Baldassare Castiglione ne Il Cortegiano, “una città in forma di palazzo”. Adesso è considerato uno dei più autorevoli simboli dell’arte rinascimentale.
Il palazzo è stato costruito in più fasi, prima di ottenere l’aspetto che ha oggi.
Eppure, nonostante i diversi momenti della sua costruzione e i diversi architetti che si sono avvicendati, la facciata su Piazza Duca Federico è rimasta incompiuta, diversamente dalle altre facciate. La più nota e studiata è certamente la facciata dei Torricini, edificata sotto Luciano Laurana, il più noto degli architetti. Ed è proprio sotto la sua direzione che ha preso davvero vita tale monumentale costruzione, tanto che viene spesso considerato l’unico vero architetto del palazzo. Sicuramente tra i tre è quello che ha maggiormente interpretato e tradotto i desideri del duca: rendere Urbino una città moderna e potente. Costante oggetto delle invidie delle altre capitali italiane ed europee.
Eppure, il primo a prendere in mano il progetto fu, per volontà dello stesso duca,
l’architetto e scultore fiorentino Maso di Bartolomeo, noto ai tempi per la sua abilità. Fondamentale in questa fase è la costruzione del Palazzetto di Jole, celebre per le decorazioni del mito di Eracle e, naturalmente di Jole, che ha dato il nome a questo “palazzo nel palazzo”. Oggi è considerato il primo nucleo quattrocentesco. Le decorazioni riguardanti Eracle hanno, ovviamente, come obiettivo la celebrazione indiretta delle virtù belliche del Duca, che in quegli anni aveva conseguito già i primi importanti successi militari.
L’apporto fondamentale di Luciano Laurana
Dopo questa prima fase architettonica, la staffetta passa a Luciano Laurana, in un momento storico di grande fortuna militare per la città di Urbino. Quello che inizialmente doveva essere un palazzo di media grandezza, diviene per volontà ducale, la più grande delle residenze principesche. L’architetto fu consigliato da Leon Battista Alberti, che fece la conoscenza di questo artista a Mantova. Questa seconda fase fu fondamentale, perché di qui derivano la facciata dei Torricini, la sala del trono, il bellissimo cortile con il raffinato colonnato. Laurana si occupò anche della fortificazione delle mura; sua grande invenzione – poi ripresa da altri progettisti per molti palazzi di quel tempo – fu di pensare a delle mura oblique e non diritte. Un’intelligente strategia militare, con il fine di rendere questa fortezza difficile da abbattere in caso di attacco, facile che avvenisse, in quel periodo, visto quant’era battagliero il duca.
Il cortile porticato merita qualche parola in più,
in quanto solo apparentemente una riproposizione dei tratti caratteristici degli edifici precedenti. Il portico è formato da archi a tutto sesto, con delle colonne corinzie al pian terreno, lesene e finestre architravate disposte al piano nobiliare. Su entrambi i piani che si affacciano sul cortile, si trovano iscrizioni romane, nonché i capitelli, ad imitazione del periodo romano dei Flavi, il periodo probabilmente più florido dell’architettura di età imperiale. Tutti questi elementi classici – risalenti all’arte romana, con qualche elemento greco come quello dei capitelli corinzi – sono la riprova che, durante il Rinascimento, vi fosse una rivalutazione e un riadattamento dell’arte classica, riproposta attraverso elementi essenzialmente architettonici e decorativi, che conferivano antichità e maestosità al Palazzo.
Le ultime fasi del Palazzo Ducale
La terza e ultima fase vede protagonista Francesco di Giorgio Martini, che sostituì Laurana, partito per Napoli. In quegli anni, Federico è nominato gonfaloniere della Chiesa dall’allora Papa Sisto IV. Questa terza fase proseguirà oltre la morte del duca, fino al reggente Ottaviano degli Ubaldino. Guidobaldo da Montefeltro si occupò degli ultimi ritocchi, adoperandosi però per il completamento di un altro progetto assai meno conosciuto: il Palazzo Ducale di Gubbio.
Francesco Giorgio Martini portò a compimento la facciata sulla Piazza Rinascimento,
gli spazi privati, il bagno ducale, il giardino, gli impianti idraulici e tutto ciò che necessitava di ultimi fondamentali ritocchi. Vennero successivamente eseguiti gli ultimi incrementi architettonici a Cinquecento inoltrato, ma ormai il Palazzo era formato e attendeva giusto le ultime doverose migliorie. Dopo i tanti riutilizzi che ebbe nel corso della storia, adesso è proprietà dello Stato Italiano ed è sede della Galleria Nazionale delle Marche. Contiene opere straordinarie e famose di artisti italiani: in primis Raffaello, Piero della Francesca, Paolo Uccello e Tiziano. Un palazzo tanto bello e importante merita di essere ammirato dentro e fuori, quale scrigno prezioso di meravigliose opere d’arte.
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