Irene Brin, è lo pseudonimo con cui Maria Vittoria Rossi fu ‘battezzata’ dal grande Leo Longanesi quando la invitò a scrivere sul suo ‘Omnibus’. Sinonimo di classe, eleganza e stile, il suo è un nome che agli appassionati di moda rievoca immediatamente un’epoca, un bel mondo passato, ormai irrimediabilmente perduti.
L’eclettico personaggio Brin nacque nel 1911 a Roma,
ma i suoi genitori e avi erano tutti originari di Bordighera e, più precisamente, della frazione, Sasso. Redattrice di moda e costume e scrittrice, fu antesignana di un giornalismo brillante e leggero, a volte caustico, mai volgare. L’incontro con il marito, Gasparo Del Corso, ufficiale di cavalleria e grande collezionista e viaggiatore, rafforzò il suo animo cosmopolita e Irene viaggiò con lui per il mondo fino a quando, nel 1946, insieme diedero vita a ‘L’Obelisco’. Una galleria d’arte che, in via Sistina, a Roma, ospitò le avanguardie degli anni ’50 e ’60, rianimando le attività culturali della città nel secondo dopoguerra ed esponendo opere di artisti italiani affermati come Afro, Balla, Burri, Cagli, Campigli, Capogrossi, De Chirico, Fontana, Morandi, Pomodoro, Sironi, e di emergenti come Caffè, Foppiani, Muccini e Vespignani.
Tra il 1948 e il 1953 iniziarono poi a introdurre in Italia artisti statunitensi e sudamericani,
facendo conoscere per la prima volta lavori di artisti stranieri come Bacon, Calder, Chagall, Dalì, Dubuffet, Gorkij, Kandinskij, Lam, Matta, Magritte, Moore, Picasso, Rauschenberg, Steinberg e molti altri ancora, con i quali i coniugi scandalizzarono il pubblico. Questo spazio culturale fu anche un punto di ritrovo per molti artisti, intellettuali e critici del tempo come Luchino Visconti, Renato Guttuso, Pierpaolo Pasolini e Giuseppe Ungaretti.
Colta e raffinata, ma anche infaticabile lavoratrice, nel 1955 Irene Brin
ricevette l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica per l’importante ruolo che assunse, sia in Italia, sia all’estero, per la diffusione e l’affermazione della moda italiana nel mondo; come giornalista di moda, infatti, promosse il Made in Italy ‘ante litteram’, difendendo dalle logiche del nuovo mercato le grandi firme della sartoria italiana come Sorelle Fontana, Maison Carosa, Roberto Capucci, e via dicendo. Irene, inoltre, amava molto i giovani e si è sempre adoperata per stimolarne il successo; quindi, dal 1969, Rosana Pistolese, con la sua Accademia di Costume e di Moda di Roma, ha istituito il Premio Irene Brin, che assegna ogni anno a un giovane stilista della nuova generazione l’opportunità di emergere e farsi conoscere e apprezzare.
‘Il giardino di Irene’, inaugurato nel 2011, in occasione del centenario dalla sua nascita,
così è chiamato perché fu proprio lei a concepirlo e disporlo in questo modo, mentre l’artista dello spazio e paesaggista, Maria Dompè, è l’ideatrice del ‘Giardino dell’anima’, la sua nuova interpretazione di ‘land-art’, che si presenta oggi agli occhi dei visitatori. Oltre ai meravigliosi roseti, le palme e gli ulivi centenari, nel giardino si possono ammirare sculture di Emmanuele De Ruvo, Colombo Manuelli, Attilio Pierelli, Alessandra Porfidia, il complesso plastico di frastuono velocità di Giacomo Balla del 1913 e la testa del Buddha ellenico da Gandhara, di un’età stimabile di circa 2000 anni.
Nel giugno 2014, al piano terreno della casa di famiglia, è aperto al pubblico anche il “Museo Irene Brin”
Uno spazio espositivo progettato dall’architetto Roberta Cento Croce e allestito in collaborazione con Claudia Palma della Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Al suo interno, per gli appassionati di costume e moda, ma anche di arte e cultura, opere d’arte di Balla, Casorati, Pierelli e Soto e cinque piatti del ‘periodo bianco’ di Picasso; inoltre, abiti e accessori di abbigliamento, libri, fotografie, oggetti, video e documenti che raccontano la vita e l’attività lavorativa della giornalista e scrittrice che seppe raccontare i cambiamenti dell’Italia degli anni ‘40/’60 scrivendo di moda, letteratura, arte e cinema.
Sul pavimento del locale d’ingresso sono trascritti,
con il vecchio carattere di macchina per scrivere ‘courier’, tutti i suoi nomi d’arte o pseudonimi da lei utilizzati per le diverse collaborazioni giornalistiche: Contessa Clara, Mariù, Irene Brin, Marina Turr, Maria Del Corso, Oriane, Morella, Geraldina Tron, Ortensia, Madame d’O, Marlene, Cecil Aldighieri, Adelina. Se amate e conoscete Irene Brin o non la conoscete affatto, ecco un luogo magico in cui scoprire o riscoprire questo affascinante e indimenticabile personaggio che ha fatto del gusto e dello stile una ragione di vita.
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